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“Stelle o sparo” di Nova, un esordio ‘confuso e felice’

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Nel 1998 uscì nei cinema di Hong Kong un minuscolo film a base di ironia e morti viventi. Si trattava di Bio-Zombie, terzo film di quel talentuoso Wilson Yip che, da lì a poco, sarebbe esploso con il noir atipico Bullets Over Summer per poi intraprendere una strada lastricata d’oro, fatta di blockbuster alla Ip Man. La trama? Pensate a una sorta di Generazione X di Kevin Smith ma ambientato in uno di quei claustrofobici centri commerciali dell’ex-colonia inglese, fatti di luci al neon e negozietti di video-cd. E con gli zombi al posto di Ben Affleck.

Era una pellicola minuscola, figlia perfetta di quella decade, fatta di umorismo post-moderno e ventenni che non vogliono crescere. Molto divertente, se non per il finale. Nella scena che chiude il film il protagonista viene a sapere che il virus in grado di trasformarti in una carcassa ambulante si è diffuso tramite una bibita in bottiglia contaminata. Nel momento stesso in cui lo scopre vede la ragazza di cui è innamorato dissetarsi proprio con il softdrink contaminato, totalmente ignara di quello a cui andrà incontro. Al che decide di fare il grande passo: ne beve un generoso sorso anche lui. Panoramica verso il cielo, dissolvenza in nero, fine del film.

Leggi l’anteprima di Stelle o sparo

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Lasciamo un attimo in disparte gli zombi alla cantonese e veniamo a Stelle o sparo, esordio di Nova in formato graphic novel. Si parla di trentenni insoddisfatti, della voglia di andarsene, di una vacanza tra amiche in un’isola greca (ma in paese, lontano dai turisti “normali”) e di incontri con personaggi che paiono tratti da un libro fantastico. Il tutto inframmezzato da pagine intime, quasi da diario, dove l’autrice mette in nero su bianco i dubbi e le paure di una generazione sballottata dai colpi di coda della Storia. Messa così pare una roba alla Muccino-slash-Veronesi. Fortunatamente, però, Nova riesce a metterci del suo. E quel che ne esce è una buona lettura, sentita e con un paio di trovate davvero riuscite, sebbene nel complesso disordinata.

A rendere Stelle o sparo interessante è lo stile grafico dell’autrice, una sorta di Taiyo Matsumoto ancora più sbilenco e con una grande passione per la grafica underground. L’autrice potrà anche spacciarsi, con sarcasmo pseudo-modesto, per “l’Eurospin del fumetto italiano” (dalla bio), ma in realtà sono pochi gli esordi italiani usciti quest’anno a vantare un segno così forte e stratificato, accattivante e spesso davvero non banale. A tratti duro e spigoloso come la più tosta delle fanzine, a momenti affettuoso come una fan art sghemba e immatura.

L’affastellarsi di continui cambi di tono in Stelle o sparo, va detto, di tanto in tanto risulta poco a fuoco: l’attenzione si perde, il piacere si sgretola in divagazioni. Ma questo non toglie che si tratti di un lavoro meritevole di tutta l’attenzione che si sta guadagnando. Insomma, Nova è dotata di un talento indiscutibile, e che sia arrivata a pubblicare libri è una buona notizia. Il problema, forse, è un altro.

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E qui torniamo a Bio-Zombie e a quello che voleva raccontare davvero. Si trattava di una metafora chiarissima, forse ancora di più degli zombi romeriani, ritratto perfetto di una generazione intenzionata a cambiare il mondo ma che in realtà, sotto sotto, non aspettava altro se non di vivere come i propri genitori. Una vita da zombi forse, ma dove tutto era chiaro e la strada era ben battuta. «La sola analisi demografica mostra come quella “X” sia una generazione se non proprio schiacciata, quantomeno cresciuta all’ombra dei Baby boomers la quale, essendo numericamente più consistente, ha finito per imporre – grazie anche a un significativo aumento della longevità – la propria visione del mondo e la propria centralità negli assetti di potere. La Generazione X, insomma, sarebbe una generazione per certi versi “invisibile”, priva di un’identità sociale e culturale definita e costantemente esposta al rischio di subalternità rispetto alla precedente» si diceva.

Bio-Zombie parlava di un grosso vuoto esistenziale e lo faceva attraverso un film violento, divertente, legato a un genere puro e che esteticamente era la summa dei suoi anni (mall+videoteca+primi accenni di linguaggio videoludico inseriti al cinema, un anno prima di The Beach). Eppure avrebbe potuto farlo benissimo raccontando di una vacanza tra amici su di una qualche isola, durante la quale i nostri avrebbero giurato di non cambiare mai, e dell’inevitabile ritorno alla vita reale con il più matto della compagnia che accetta un lavoro in banca. Sorvolando sul fatto che, traslando il tutto in chiave millennial, il tizio ingabbiato dal lavoro fisso non sarebbe stato il traditore di turno ma il graziato dalla provvidenza – i tempi cambiano, signora mia – il succo della questione rimane: esiste sempre un modo più divertente per raccontare la stessa storia.

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Su Dailybest, interrogata sulla sua prossima sceneggiatura, Nova ha risposto sicura: «una cafonata anni ’90 coi mostri e i discount». Riguardo allora il volume appena uscito per Bao, e penso a che cosa sarebbe potuto essere se avesse seguito quell’intuizione già dal suo esordio. Perché con quel gusto per l’eccesso, le anatomie sgraziate, i riferimenti pop mai banali o buttati a caso – la pagina dedicata a Super Mario è una piccola perla, oltre che genuina dichiarazione d’amore per Nintendo – e la sua sensibilità punk ad ammantare il tutto, ne sarebbe uscito qualcosa di potente. E, chissà, magari il racconto dell’ansia di questa generazione ne sarebbe uscito ancora più chiaro e incisivo.

Guardandosi in giro risulta evidente come Nova venga ormai identificata in una sorta di corrente post-Zerocalcare. Si tratta di un facile parallelismo che finisce per svilire la sua personalità. Sebbene Stelle o sparo sia un libro forse dagli obiettivi telefonati, ricco di giovanilismo un po’ fuori tempo massimo e che non affonda mai il colpo come dovrebbe, si tratta di un ottimo veicolo per venire a contatto con la interessante stratificazione culturale dell’autrice. I cambi di tono di cui si parlava prima risulteranno sicuramente confusi, ma sono comunque frutto di una serie di influenze – e della capacità di reinterpretarle – non ovvie. Un aspetto che in molti hanno preso sotto gamba, limitandosi a etichettare la fumettista nella maniera più pigra. 

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Stelle o sparo è un esordio incompiuto, insomma, ma che promette bene, su questo non ci sono dubbi. Anche se a livello di scrittura si può imputare una propensione a scivolare verso strade facili – il cinismo ad effetto, su tutto – dentro c’è comunque tanta roba felice in cui vale la pena perdersi.

Quando tutto scorre come dovrebbe, le sorprese arrivano, sia nelle parti più funzionali al fluire della sceneggiatura che nelle pagine più illustrative. In quei frangenti il talento di Nova ha tutta la libertà per esprimersi come meglio crede e spesso si sconfina in territori più da (ottima) poster art che da tavola a fumetti. La tavola in cui Cosmo fugge dalla discarica è una potentissima affiche da concerto punk; così come quella in cui morde il Piedone non cade troppo lontano da quanto si vede nelle varie gallerie Perrotin, tra Kaws e Mr.

Stelle o sparo
di Nova
Bao Publishing, maggio 2018
Brossurato, 144 pp., b/n
€ 17,00

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