Credo di non sbagliare più di tanto quando affermo che Love & Rockets è la migliore serie di tutti i tempi. Non fraintendermi. Non intendo solo la migliore serie a fumetti. Qui il campo da gioco non è tra Superman e Dylan Dog, tra Rat-Man e Dick Tracy o tra i Peanuts e Popeye, comics o manga. Sto parlando di qualcosa di più ambizioso.
Love & Rockets (la raccolta di serie composte a partire dagli anni Ottanta dai fratelli Gilbert e Jaime – con il contributo iniziale di Mario – Hernandez, e pubblicate ancora oggi negli Stati Uniti da Fantagraphics) se la gioca con le migliori produzioni seriali di ogni mezzo, con le più premiate serie TV e con i migliori romanzi d’appendice, e secondo me vince a mani basse. (Non sono il solo a pensarla così).
Prendiamo per esempio le serie Locas di Jaime Hernandez. La sto giusto rileggendo in questi giorni nella Love & Rockets Collection edita da Panini Comics (fateci caso. Le più grandi serie sono fatte per essere rilette. La prima lettura immediata non è sufficiente a svelarne la ricchezza. Una serie, quando è profonda e valida e destinata a restare nel tempo, è sempre speculare allo sguardo di chi la fruisce).
Leggi le prime pagine di The Love Bunglers
Locas: l’evoluzione di una serie
Dicevo, le Locas. Jaime Hernandez nei primi anni Ottanta inaugura la serie con un tocco fantascientifico e fuori dal tempo. Maggie è una deliziosa e pasticciona meccanica prosolare innamorata del suo belloccio capo, il famoso Rand Race. Aggiustatrice infallibile di razzi e di robot, la ritroviamo sfidare dinosauri e scienziati impazziti, per poi tornare a casa la sera stanca e frustrata come tutti noi, come una meccanica qualunque. La sua migliore amica si chiama Hopey ed è pazzamente innamorata di lei (d’altronde, come non innamorarsi di Maggie?).
Queste storie sono brillanti e avventurose, piene di invenzioni divertenti, ma è evidente fin da subito che l’elemento più interessante sta nelle protagoniste vivacissime che ruotano intorno a Maggie e Hopey, figure ribelli e lontane dagli stereotipi, del tutto decise a prendersi lo spazio che meritano.
Col tempo, la serie perderà gli iniziali elementi fantascientifici per concentrarsi sulle relazioni e i guai continui di queste donne che lottano, moderne supereroine piene di difetti, umanissime guerriere innamorate nella cittadina assolata tra Stati Uniti e Messico che si chiama Hoppers (o Huerta, alla messicana).
È qui che la serie si insinua nella realtà e prende la sua struttura definitiva, fatta di numerosi frammenti che si iscrivono nel tempo dei personaggi e ne definiscono le biografie. Gli episodi fantasiosi dei primi anni perdono gradualmente importanza, a favore del realismo e della forza dei personaggi. Forse quelle prime storie di robot e dinosauri sono tratte da un fumetto scemo, forse sono il frutto dell’immaginazione di Izzy Ortiz (altresì detta Isabel Reuben), altro personaggio meraviglioso e ricco di profondità, al quale sono dedicati diversi importanti capitoli della serie.
Uno di questi, un breve episodio di fine anni Ottanta, si intitola Mosche sul soffitto (è nel secondo volume della Collection dedicato alle Locas: La ragazza di Hoppers) e racconta la dura convivenza di Izzy nientemeno che con il diavolo. Il taglio drammatico della storia e lo scandirsi sincopato delle vignette sviluppano un crescendo di grande efficacia. Jaime– oltre a essere un disegnatore eccellente, di grande espressività – sa plasmare magistralmente il tempo del racconto, lavora sul susseguirsi delle vignette e ne sperimenta le molteplici varianti, come una canzone jazz o una schitarrata punk, creando cambi di tono in funzione narrativa.
Nella varietà degli episodi che compongono questa lunga cavalcata seriale (racconti brevi di poche tavole, o romanzi grafici di centinaia di pagine), il ritmo e il tempo delle vicende mutano di continuo così come il tono del racconto, pieno di contrasti, spostandosi da momenti di sereno cazzeggio e di prorompente ironia ad altri di delicata introspezione e drammatica poesia. Si può dire che tutta la serie sia una meravigliosa, profonda e duratura riflessione sul tempo.
Il tempo della serialità e delle vignette disegnate da Jaime si dipana nel vissuto reale dei protagonisti, che ne subiscono gli effetti sulla pelle, mutando il proprio carattere come il proprio corpo. Il corpo di Maggie è una bellissima macchina del tempo. Il suo morbido corpo sudamericano, in gioventù coperto solo dall’uniforme da meccanica di razzi spaziali, negli anni invecchia e si arrotonda senza perdere di fascino e di bellezza. Sul suo viso compaiono le prime rughe, il doppio mento, le borse sotto gli occhi. Nel corso degli anni vediamo Maggie assumere diversi nomi e personalità (ogni personaggio, ogni luogo di questa serie hanno almeno due nomi, come creature a cavallo tra America e Messico: nessun muro trumpiano potrà separare la loro folle schizofrenia).
Come accaduto per esempio con la Valentina di Crepax, ma in modo più approfondito e consapevole, meno compiaciuto, Locas è una riflessione sul tempo e nel tempo, perché la sua struttura seriale permette alla vicenda di evolversi in modo graduale, con i suoi lettori. Maggie, Hopey e gli altri protagonisti crescono con il passare dei mesi e degli anni, e questa loro crescita si realizza anche attraverso uno sviluppo graduale delle loro vicende presenti o passate.
In Wig Wam Bang (uno dei racconti più lunghi della serie, contenuto nel terzo volume della Collection: Perla La Loca) il passato e il presente dei personaggi si intrecciano senza soluzione di continuità e senza artifici grafici a segnalare gli stacchi. Le varie età dei personaggi che si incontrano, che si vedono per la prima volta o si ricordano degli eventi accaduti, sono riconoscibili solamente dal loro aspetto a scandire epoche diverse, ma inserite in un unico flusso narrativo.
The Love Bunglers: riflessione su tempo e memoria
Anche The Love Bunglers, ultimo graphic novel della serie, pubblicato in Italia da Oblomov Edizioni, lavora su più piani temporali e porta avanti le vicende di Maggie con la consueta verve. In particolare, il volume porta a compimento la complicata relazione tra Maggie e Ray Dominguez (alias Ray D.), suo amore di gioventù.
La trama ci riporta anche all’infanzia di Maggie/Perla, durante un breve trasferimento nella cittadina di Cadezza (o Browntown) che svela particolari drammatici sulla sua famiglia e in particolare sul fratello Calvin. La vicenda e il tono del racconto non perdono il consueto stile di Hernandez, l’espressività del suo segno che dona carattere e vivacità a ogni vignetta. Come sempre è un piacere per gli occhi e per la mente ritrovare questi personaggi e, come accade a Ray D. o a Hopey (che ricopre qui un ruolo defilato, ma senza perdere un briciolo del suo carattere) re-innamorarci di Maggie, del suo corpo imperfetto e della sua umanità che non smette mai di stupirci.
Ma è soprattutto come riflessione sul tempo e sulla memoria che The Love Bunglers rappresenta un’importante tappa nel percorso delle serie, segnalandosi tra gli episodi più significativi e maturi. I capitoli ambientati nel passato – perfettamente inseriti nel flusso delle vicende attuali di Maggie e Ray D. – svelano e motivano gli accadimenti del presente. La lunga serialità consente a Hernandez di giocare con la conoscenza del lettore sviluppando al tempo stesso elaborati discorsi sul tempo.
Si veda per esempio la doppia pagina muta presente nella sesta parte. Le due tavole contrapposte rappresentano in vignette regolari vari momenti della vita dei due protagonisti che sono frammenti di storie già raccontate. Il percorso biografico dei personaggi si intreccia alla memoria del lettore. Non si tratta – e non ci sono segnali grafici ad evidenziarlo – di un semplice flashback. Qui le tavole e la successione delle vignette rappresentano semmai una sofisticata macchina del tempo. È la memoria dei personaggi e del lettore che si integra nel flusso della storia, arricchendo il presente di tutte le esperienze – le storie – passate.
La struttura della storia – la trama lineare – acquisisce profondità attraverso il legame con il passato: le storie passate diventano presenti, sono ancora pronte per essere lette e rilette, e così ogni nuova storia porta con sé la memoria delle altre storie già viste/lette/vissute. Love & Rockets è una straordinaria opera sulla memoria, che utilizza il linguaggio del fumetto – la successione delle storie e delle vignette – per aggiungere significato al presente del racconto, arricchendo ogni nuovo episodio attraverso il tempo, nel tempo.
Ogni volta, da quasi quarant’anni, questi personaggi non vogliono cedere alla trappola della banalità, che è peggiore della non esistenza. Non vogliono smettere di imporre il proprio essere reali. Come pochi altri prodotti di fantasia, la loro vita piena di errori e difetti, di doppi menti e di borse sotto gli occhi, reclama costantemente di essere raccontata, di essere vissuta e amata. Forse per questo, ancora oggi e per sempre, Love & Rockets rimane per me (e non solo per me) la migliore serie di fiction di tutti i tempi.
The Love Bunglers
di Jaime Hernandez
traduzione di Stefano Andrea Cresti
Oblomov Edizioni, aprile 2018
cartonato, 116 pp., b/n
22,00 €