Per la rubrica “Lo scaffale di…” abbiamo chiesto a Francesca Ruggiero – autrice di Non bisogna dare attenzione alle bambine che urlano (con disegni di Eleonora Antonioni, per Eris Edizioni) – di raccontarci le sue letture più recenti.
Ragazze cattive, di Ancco
Sono nata nel 1985, Ancco nel 1983. Abbiamo vissuto entrambe l’adolescenza sul finire degli anni Novanta, in due paesi del mondo geograficamente e culturalmente opposti.
Io sono stata libera di ribellarmi, dire un sacco di parolacce, fumare mille sigarette, bere troppe birre e travestirmi in modo super goffo da “donna” dalla bellezza notturna e volubile. Quando esageravo, c’era la canonica litigata con mia madre, ma dopo poco, si risolveva tutto davanti a un bel piatto di spaghetti al pomodoro.
Se per un caso del destino fossi invece nata in Corea del Sud, sarei stata certo una delle sue “Ragazze Cattive”. Ripeto, cattive. Dove ogni minima disubbidienza veniva punita con una violenza fisica e psicologica estrema. Pugni – quelli veri, banchi tirati in faccia, umiliazioni pubbliche, lividi, dolore.
Nel racconto di Ancco però nulla è mai patetico. Le due protagoniste accettano la legge della violenza, che regola spietata la loro società, ma imperterrite continuano a cercare di affermare loro stesse. Ridono, bevono birra, fumano mille sigarette, scappano di casa, si cacciano nei guai. Proprio come facevo io, nello stesso momento, all’altro capo del mondo, solo non rischiando che qualcuno (genitori, professori, adulti, coetanei, insomma tutti) punisse il mio trasgredire, spaccandomi la faccia a suon di pugni.
Ancco riesce a trasformare una storia così personale in un racconto universale, perché dice e disegna sempre la verità. Tolta l’ambientazione geografica e culturale, rimane il tema dell’adolescenza. L’autrice descrive perfettamente quella fase della vita in cui ci si traveste da adulti, si è convinti di sapere tutto, per poi scoprire con amarezza e paura, che in verità della vita non si conosce un bel nulla. La sincerità con cui racconta tutto questo suscita subito un’empatia fortissima.
Le ragazze di Ancco non sono cattive, sono coraggiose. Non so se si è capito, ma è davvero un libro bellissimo!
La Caïda e Coyota, di Juliette Bensimon Marchina
Lo ammetto, dammi una super sexy eroina che ammazza i cattivissimi nei modi più splatter possibili e avrai subito la mia totale attenzione. Adoro il pulp, ma solo quando la protagonista è una femmina. Perché anche io sono una femmina? Mi sembra naturale. Ma La Caïda e Coyota non è solo l’epica dell’eroina erotica e sanguinaria, è molto di più.
L’autrice infatti intreccia in modo mai banale la storia di una ragazzina messicana immigrata a Los Angeles, con quella delle misteriose scomparse di donne che colpirono Ciudad Juarez, Messico, dal 1993.
Caïda è una quindicenne in crisi di peso, goffa e con una madre alcolizzata, che soffre di una forma acuta di narcolessia. La gente del suo quartiere la chiama Caïda proprio a causa della sua malattia, un neologismo nato dalla contrazione in spagnolo tra Caïd (il capo, quello che si impone) e Caida (la caduta).
La narcolessia abbinata a un misterioso rituale sciamanico la trasformano in Coyota, spirito ancestrale in lotta contro i narcotrafficanti, che rapiscono le ragazze per massacrarle girando snuff movie. La malattia è il ponte che unisce in modo catartico la veglia e il sonno, i problemi di cuore e autostima di Caïda e la vendetta sanguinaria di Coyota.
Disagio adolescenziale, rituali tarahumara, violenza estrema. Il suo segno è comunicativo, sensuale, brutale. Juliette Bensimon-Marchina mi ha davvero stregato, il suo libro è una malia. Fate quindi attenzione.
E poi vogliamo parlare della rilegatura alla giapponese con il filo? Devo aggiungere altro?
Drinking at the Movies, di Julia Wertz
Che Drinking at the movies abbia consacrato Julia Wertz come una delle migliori autrici del fumetto indipendente americano non devo dirvelo di certo io. Voglio dirvi invece perché la sua lettura mi ha emozionato così tanto.
Julia è in crisi e decide di abbandonare la sua città natia, San Francisco, per trasferirsi a New York e dare una svolta alla sua vita. La grande metropoli dove è tutto è possibile, il paradiso delle occasioni da cogliere al volo. Ma ovviamente nulla va come dovrebbe andare. Successi e cadute si rincorrono una dopo l’altra e vengono raccontate in modo esilarante e al contempo commovente.
Leggendo le pagine del fumetto ho rivissuto il momento in cui con matto e incontenibile entusiasmo ho lasciato la provincia per trasferirmi a Milano – Milan l’è un gran Milan. Dopo qualche tempo ho invece scoperto la solitudine della stanzetta in affitto in un’appartamento in condivisione che cade a pezzi. La tristezza di trovarmi ammalata senza nessuno che potesse prendersi cura di me. Le mille volte che ho cenato sconsolata con una birra Castello da 66 e basta. Ma anche le incredibili serate con nuovi affascinanti amici e i primi fuggevoli successi professionali.
Julia mi ha fatto appunto rivivere tutto questo, ma come spettatrice, facendomi capire -finalmente – che non c’era nulla di sbagliato in me, che non ero inadatta, ma che il dolore, la paura, le fortune improvvise e le delusioni concenti fanno parte dell’ordalia che bisogna affrontare per diventare adulti.
E proprio per questo le sarò per sempre grata.
Misdirection, di Lucia Biagi
Quello che amo dei fumetti di Lucia Biagi sono la sintesi grafica e il modo in cui racconta i personaggi femminili, mai banali, sempre veri. Così reali e intensi, che chiuso il libro continuano ad accompagnarmi per giorni e giorni.
In Misdirection, Lucia racconta con intelligenza e sensibilità la storia di due ragazze, sono amiche, sono opposte. Federica ha 13 anni e per la prima volta nella sua giovane vita si trova ad affrontare le maldicenze, le ipocrisie e gli atteggiamenti rapaci che circondano la sessualità femminile, di cui ancora non conosce nulla. Non è lei l’oggetto di queste attenzioni, ma la sua amica Noemi di qualche anno più grande.
Noemi abita da tutta la vita in un paesino di montagna, dove Federica va in vacanza ogni estate. Dopo una serata passata insieme in discoteca, Noemi scompare, Federica si mette subito alla disperata ricerca della sua bellissima amica. Interrogando testarda gli abitanti della piccola località turististica, la ragazzina raccoglie indizi, ma scopre anche che il corpo di Noemi e la sua sua sensualità sfacciata sono argomento di orribili pettegolezzi. La reazione di Federica è amara, confusa, guarda sgomenta e con rabbia questi strani adulti.
Ma qual è la direzione giusta o quella sbagliata? Noemi che usa il suo corpo per scappare dal paesino in cui si sente intrappolata? O Federica che vuole capire ad ogni costo che fine abbia fatto la sua amica? Nessuna delle due è quella giusta e nessuna delle due è sbagliata. Ed è proprio questo che amo dello sguardo di Lucia.
Lucia ha un grande talento come narratrice e tutte le direzioni che intreccia nel suo racconto e in cui guida il lettore, ne sono certo una prova.
10-euro outfits, di Hans Eijkelboom
Per chiudere la lista dello “Scaffale” ho scelto un libro che non è un fumetto e neppure un romanzo. Ma un divertentissimo libricino fotografico, di quel geniale artista olandese che si chiama Hans Eijkelboom.
Di cosa diavolo si tratta? Ve lo lascio spiegare da Hans stesso, ecco cos’ha scritto in quarta di copertina:
«Da agosto 2005 a giugno 2006 ho acquistato per me 32 nuovi completi, inizialmente una volta alla settimana, poi una volta ogni quindici giorni. L’unico criterio per la mia scelta era il prezzo: non poteva essere superiore a 10 euro».
Il libro infatti si compone di 32 foto in cui l’artista mostra con orgoglio i suoi emozionanti ed economici look. Ora potrei parlare di quanto il fast fashion impatti sull’inquinamento mondiale, dello sfruttamento dei lavoratori dei paesi più poveri da parte delle multinazionali tessili, sono certo argomenti importanti, cose da denunciare sempre. Ma prima di riflettere su questi argomenti, prendiamoci un minuto per goderci l’assoluta genialità di quest’uomo.