Ormai è un piccolo rito, un appuntamento che coincide con le giornate della fiera milanese Cartoomics: intorno ai primi di marzo Topolino pubblica una parodia di un personaggio classico del fumetto. Nel 2015 si era iniziato con Dylan Top, poi toccò a Topolinix, l’anno scorso a Topo Maltese. Quest’anno è invece la volta di Topin Mystère, parodia della serie creata da Alfredo Castelli per Sergio Bonelli Editore nel 1982, Martin Mystère. Ai testi e disegni di questa versione umoristico-avventurosa troviamo Casty (naturalmente sotto la supervisione di Castelli) ovvero l’autore che, prendendo a prestito il gergo della serie bonelliana, pare decisamente il più “mysterioso” della scuderia Panini.
Casty, come sanno bene i lettori disneyani, è garanzia di storie intelligenti e appassionanti. Topin Mystère e Orobomis, la città che cammina (pubblicata in due puntate su Topolino 3250 e 3251, oggi in edicola) non delude da questo punto di vista.
La vicenda è un’avventura – la ricerca di un misterioso luogo di fantarcheologia – ben congegnata e ben disegnata. Topin Mystère è il Detective dell’Implausibile, accompagnato dal pippine di neanderthal Scava e dalla fidanzata Dinni Friulan. È un noto avventuriero, esperto di misteri; nella prima sequenza – che potete leggere qui – lo vediamo risolvere il mistero del Mostro di Loch Ness. Mystère viene quindi chiamato dal ricchissimo Mr. Found e incaricato di trovare la misteriosa Orobomis, una città che è stata avvistata in luoghi e epoche diverse per tutta la storia dell’umanità, documentata sia nell’antico Egitto sia in Grecia come anche presso gli Inca. Mystère e i suoi compagni scoprono in modo fortuito che l’ultimo avvistamento della città è stato in Africa e partono per esplorare le foreste del Maquindi. Ovviamente nella loro avventura si imbatteranno nell’acerrimo nemico del nostro, Piotr Gaglioff – un Gambadilegno nelle vesti di Sergej Orloff –, che cercherà di arrivare a Orobomis prima di loro.
La storia scorre al ritmo di invenzioni interessanti e varie gag divertenti, come quelle a cui Casty ci ha abituati da anni, intervallate da colpi di scena poco scontati, fino alla mysteriosa conclusione. Una buona storia avventurosa e fantastica di Topolino, quindi.
…aspettate un attimo: ho scritto che è una storia Topolino? Non dovrebbe essere una parodia? Ecco, questo – retorico, ok – lapsus è il sintomo del maggiore limite di Topin Mystère. A partire dalla tavola 4 ci si dimentica infatti che il protagonista della storia sia Topolino in persona e, piuttosto, ci si trova ad assistere alle vicende di un Martin Mystère con-le-orecchie-grandi.
La “topolinizzazione” del cast di Castelli è il primo fattore che influenza questo effetto, perché non sembra particolarmente umoristica nel senso disneyano del termine. Scava, ovvero Pippo nei panni di Java, è certamente il più riuscito dei personaggi: invece di ringhiare, il neanderthaliano si esprime esclusivamente con una serie di “Yuk yuk” che solo Topin Mystère può interpretare. È anche protagonista di un tormentone legato al suo nome: quando qualcuno lo chiama lo prende come un invito a scavare buche… Un tormentone ben gestito, che riesce a non risultare noioso e a strappare qualche sorriso.
Anche Piotr Gaglioff è una buona risposta a Sergej Orloff. Un bel Gambadilegno con la maschera di ferro che copre mezzo volto e un uncino al posto di una mano e del letale murchadna della nemesi di Martin Mystère. Ma se visivamente funziona molto bene, non funziona altrettanto come carattere. Forse perché lo simula addirittura “troppo bene”: Piotr si comporta esattamente come si comporterebbe Pietro Gambadilegno, nelle stesse situazioni. I lettori trovano così il solito nemico di Topolino, semplicemente con un costume diverso.
Un discorso analogo vale per Dinni Friulan, interpretata da Minni. Probabilmente perché Diana Lombard stessa non ha una caratterizzazione particolarmente forte in Martin Mystère, Dinni non risulta un personaggio diverso da Minni. Cambia l’iniziale, viene detto che è una maestra elementare, ma il personaggio sembra esattamente lo stesso. Idem per Topin Mystère, che differisce da Topolino solo per il ciuffo biondo e per la sua logorrea, visibilmente presa in giro in una manciata di vignette.
Se rileggiamo una parodia precedente come Topo Maltese, è facile notare come i personaggi Disney, in quel caso, si siano discostati maggiormente dai ruoli che ricoprono abitualmente, per poter meglio interpretare i caratteri di Pratt. In Topin Mystère, invece, questo non sembra succedere. Ci torniamo tra poco, ma passiamo ora alla trama.
Casty negli anni ha scritto e disegnato numerose storie avventurose e fantastiche, come l’Isola di Quandomai o l’Impero Sottozero, in cui sono presenti elementi altrettanto mysteriosi di quelli al cuore dell’avventura di Topin Mystère. Addirittura ha creato il personaggio di Eurasia Tost, compagna di Topolino e Pippo in un ciclo di storie alla ricerca di Atlantide, in cui compare anche l’organizzazione segreta delle Volpi Viola, che ricorda da vicino gli Uomini in Nero di Alfredo Castelli. Oroboris si inserisce perfettamente quindi nell’immaginario e nel corpus di storie di Casty, tanto che non sembra necessaria la presenza di una “motivazione mysteriana” per mettere a fuoco quei temi: sarebbe potuta essere tranquillamente una storia “ufficiale” di Mickey Mouse.
Uniamo quindi le due cose: come mai i personaggi e la trama di Oroboris sembrano così poco delle parodie di Martin Mystère? Come mai hanno un sapore così “normale” per Topolino? La risposta è molto semplice, in realtà. I due personaggi sono già molto vicini per stile e caratterizzazione. Addirittura potremmo dire che Martin Mystère derivi da Topolino, o meglio dal Topolino avventuroso di Floyd Gottfredson, come da altri fumetti avventurosi degli anni Trenta.
È noto infatti che Castelli abbia indicato Brick Bradford e Flash Gordon come esempi da seguire per i disegnatori della sua serie; più volte ha giocato con questa ispirazione, calando Martin Mystère in ambientazioni vintage o utilizzandolo per giochi metafumettistici. Meno indagata, invece, è l’influenza del fumetto Disney sulla sua opera. Eppure Castelli è notoriamente un appassionato del Mickey Mouse syndacato, essendo stato addirittura il primo esperto, in Italia, a rivelare il nome di Gottfredson come autore di quelle storiche strisce – all’epoca firmate solo Walt Disney – nella fanzine Comics Club n. 104, del 1966.
A ben guardare, tra tutti i grandi fumetti a strisce degli anni Trenta e Quaranta, le avventure del Detective dell’Impossibile somigliano soprattutto alle strip di Mickey Mouse. Quest’ultima è l’unica serie (o almeno la più importante) ad essere ambientata ai giorni nostri e, al contempo, ad inserire in abbondanza misteri e temi fanta-tecnologici. Parla di poteri terribili da nascondere all’umanità (L’Uomo Nuvola), di organizzazioni criminali con tecnologie avanzatissime (Il misterioso “S” flagello dei mari), esseri stranissimi portati alla civiltà (Eta Beta), terre perdute dimenticate dal tempo (Topolino all’età della pietra) e molti altri temi presenti nelle storie del BVZM.
Anche il sistema dei personaggi di Martin Mystère, per quanto non esclusivo della serie di Gottfredson, è basato su quelli della narrativa avventurosa classica: eroe, fidanzata (scialba, gelosa e un po’ petulante, spesso lasciata a casa perché ingombrante), aiutante e antagonista, che torna sempre storia dopo storia. Il Topolino classico, di Gottfredson o di Scarpa – i due riferimenti principali anche di Casty –, non fa eccezione. Ecco quindi che Topolino, Minni, Pippo e Gambadilegno si possono sovrapporre perfettamente per ruoli a Martin, Diana, Java e Orloff.
Questo discorso vale ovviamente anche per il carattere del personaggio stesso. Il Topolino di Casty deriva direttamente da quello di Gottfredson degli anni Trenta, avventuroso e altruista, quasi perfetto quando è in azione. Allo stesso modo Martin Mystère è figlio degli eroi dei fumetti e dei pulp di quegli anni, un eroe senza macchia che Castelli ha “sporcato” soltanto con qualche difetto e vezzo per renderlo più umano, ordinario e simpatico: la logorrea, la pedanteria e l’incapacità di rispettare le scadenze. La vicinanza tra i due personaggi è dunque innegabile, così come tra Minni e Diana e tra Pietro e Sergej.
È per questi motivi che la parodia sembra poco una parodia: i personaggi di Topolino e Martin Mystère e le avventure che vivono sono troppo simili perché il gioco umoristico sia davvero efficace. Con Dylan Top aveva funzionato calare Topolino in un’atmosfera horror, e così anche con Topolinix, per quanto fosse una storia decisamente meno riuscita. In Topo Maltese, Topolino aveva interpretato benissimo un personaggio distante da lui per carattere e comportamento.
In Topin Mystère no, e questo è il limite maggiore della storia: è una buona storia di Casty, divertente e avventurosa, ma tra le due serie, la parodiante e la parodiata, non c’è abbastanza distanza perché la parodia risulti davvero parodia.