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Storia di “Jonas Fink”, l’opera ventennale di Vittorio Giardino

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Dopo 20 anni di attesa, a marzo arriverà nelle librerie italiane Il libraio di Praga, nuovo e conclusivo capitolo delle avventure di Jonas Fink, tra i personaggi più amati di Vittorio Giardino. Dopo essere uscita a gennaio in Francia per Casterman, la storia sarà pubblicata da Rizzoli Lizard all’interno di un volume di oltre 300 pagine intitolato Una vita sospesa, che raccoglierà anche le prime due parti, ormai introvabili da tempo.

Questa nuova storia di Jonas Fink sarà ambientata nel 1968, durante la cosiddetta Primavera di Praga, che segnò l’ascesa al potere di Alexander Dubček e la successiva invasione della Cecoslovacchia da parte dell’Unione Sovietica.

La coincidenza con il cinquantesimo anniversario del fatto storico è, però, puramente casuale: il libro sarebbe dovuto uscire molto prima, a ridosso dei capitoli precedenti, ma gli impegni dell’autore e l’urgenza di raccontare altre storie – in particolare No pasarán, la più recente avventura di Max Friedman – hanno portato a un prolungamento dell’attesa.

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La copertina del volume di Rizzoli Lizard che racchiude integralmente la saga di Jonas Fink

Tra le pieghe della storia

«Dopo molto tempo, più di 20 anni, sono tornato sul personaggio di Jonas Fink, e sono stato curioso di scoprire che faccia avesse, dopo tutti questi anni», ha affermato Giardino in una recente intervista. Ne Il libraio di Praga troveremo infatti il protagonista invecchiato e responsabile di una libreria della capitale cecoslovacca. Una singolarità, quella di crescere d’età, che ha sempre reso Jonas Fink ancora più unico nel panorama fumettistico italiano, come dimostravano già i primi due volumi della serie (intitolati non a caso L’infanzia e L’adolescenza). Jonas Fink, in fondo, ha tutto per essere considerato un romanzo di formazione sullo sfondo della Praga stalinista.

Il personaggio nacque all’indomani del crollo del Muro di Berlino e della crisi del socialismo di stampo sovietico, per poi esordire nel 1991 sulle pagine della rivista Il Grifo diretta da Vincenzo Mollica. La spinta a scriverne e disegnarne le vicende fu data a Giardino dall’esigenza di raccontare un cono d’ombra della storia, quello che avvolgeva il dispiegarsi dell’antisemitismo all’interno dei paesi sovietici, in particolare sotto forma di antisionismo. «Sono sempre stato molto interessato ai grandi momenti della storia e a come i grandi momenti e i grandi movimenti della storia influenzano le vite di tutti noi, anche di quelle persone che la storia non la fanno», mi disse Giardino durante un’intervista condotta nel 2005.

E Jonas Fink è proprio questo: un personaggio la cui vita è suo malgrado sconvolta dai grandi cambiamenti della storia sin da quando è un bambino e il cui destino sembra allontanarlo dai libri che tanto ama. Proprio la cultura e il suo ruolo all’interno delle dittature è uno dei punti principali intorno al quale ruotano le vicende di Jonas Fink, come ci ha tenuto a sottolineare lo stesso Giardino in un’intervista andata in onda recentemente all’interno di TV7, il magazine settimanale di Rai 1: «Mi è sempre parsa straordinaria l’importanza che le dittature e i dittatori, nel momento del colpo di stato ma anche dopo, danno alla cultura. Io non penso che i golpisti, in questo come in altri casi, siano proprio degli uomini di cultura, però, quello che è certo è che bloccare gli scrittori, i giornalisti eccetera è una delle loro prime preoccupazioni, il che vuol dire che li considerano pericolosi, il che vuol dire che li considerano importanti».

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Il giovane Jonas alle prese con la procace signora Liparik

Questo è particolarmente evidente in una città come Praga, dove le censure del regime di Stalin contrastavano con la vivacità culturale del periodo precedente, quello segnato dalle opere di romanzieri come Franz Kafka e Jaroslav Hašek. La città – con i suoi scenari e le sue abitudini – è ricostruita da Giardino con molta minuziosità, a partire dalle visite effettuate di persona (girando soprattutto luoghi meno turistici, per cogliere l’atmosfera reale), ma anche dai tanti libri di fotografie e dai numerosi documenti visionati e studiati.

Tra il primo capitolo – presentato su Il Grifo e terminato e nel 1994 – e il secondo – uscito direttamente in volume nel 1998 – ci fu un breve iato, dovuto proprio a esigenze documentative: «È stato necessario […] controllare le fonti degli archivi, in gran parte segreti, confrontarne le notizie con le scarse testimonianze ancora disponibili (i protagonisti di allora sono quasi tutti scomparsi), effettuare i sopralluoghi necessari» scrisse Giardino sulle pagine del numero 28 de Il Grifo, per giustificare l’interruzione della pubblicazione della serie.

Jonas Fink in ogni caso non vuole essere un racconto didattico. «In Italia come altrove, si commemora la Giornata della Memoria della Shoah. I giovani però non hanno familiarità con l’argomento e finiscono per annoiarsi», ha spiegato Giardino. «Per rinnovare la memoria, non serve raccontare la grande storia, ma è meglio concentrarsi su una vita, quella del mio vicino o di un amico, per esempio, e osservare che cosa gli è successo. È più facile da capire, ed è per questo che non faccio fumetti didattici. Non sono abbastanza funzionali».

Jonas Fink è stato così un modo per raccontare un determinato contesto storico, ma anche il pretesto per rendere giustizia a persone dimenticate dalla storia, alcune proprio rimosse per questioni di propaganda, altre perché mai assurte a un ruolo di primo piano (anche se incontrate di persona dall’autore).

Furono proprio tali figure a spingere Giardino a raccontare questa storia: «Nessuno avrebbe scritto nulla su di loro», scrisse l’autore nell’introduzione alla prima edizione in volume de L’Infanzia, nel 1997. «In un delirio di grandezza mi dissi: “Bene, lo farò io. Scriverò non di loro, ma per loro”. Sapevo di non averne diritto. Non avevo vissuto la loro vita, l’avevo solo sfiorata. Non potevo dire di conoscere davvero quello che volevo raccontare. Per fortuna, ho sempre avuto molta immaginazione. Anche troppa.»

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Jonas e Pinkel

Dove eravamo rimasti

• L’infanzia

La prima storia – L’infanzia – è poco più che un prologo alle vicende. Nell’estate del 1950, incontriamo Jonas, figlio di una famiglia benestante di religione ebraica, la cui tranquillità viene rotta quando il padre è incarcerato, forse giustiziato, con l’accusa (non provata) di aver compiuto attività sovversiva contro il governo sovietico. Jonas e la madre sono costretti a trasferirsi in una casa più piccola – perché i libri di famiglia non si vendono, e quindi i soldi scarseggiano –, ma il bambino si trova a dover fare presto i conti con la fine dell’infanzia.

Il suo miglior amico, Jiri, è obbligato dai genitori a non giocare più con il figlio di un presunto sovversivo, e il lavoro come fattorino porta Jonas ad avere le prime turbe sessuali a causa della procace signora Liparik. La storia si conclude con la scoperta che il padre di Jonas è ancora vivo, grazie all’interessamente di un suo ex compagno di prigionia, anche se la prigionia dovrà durare ancora 10 anni.

• L’adolescenza

Il secondo capitolo, L’adolescenza, si apre qualche anno dopo, nel 1956, con l’assunzione di Jonas in un cantiere edile. Qui il ragazzo fa la conoscenza con il bonario idraulico Slavek, assiduo frequentatore di un’osteria di nome Kralik dove i due si fermano ogni sera a bere birra prima di tornare a casa. È proprio lavorando come idraulico che Jonas incontra il libraio Pinkel, vecchio conoscente di suo padre, che gli offre un posto da commesso nella sua libreria. A quel punto la trama prende uno snodo da thriller spionistico, con Jonas che si ritrova coinvolto in intrighi politici che coinvolgono lo stesso Pinkel, lo spazzino e poeta Blodek e l’Ufficio Censura del governo sovietico.

Nello stesso periodo, durante un raduno privato di giovani letterati – nel quale vengono letti e discussi i libri proibiti dal regime –, Jonas conosce Tatiana, una ragazzina sua coetanea di cui si innamora e che, dopo un po’ di corteggiament, riesce a conquistare. La passione tra i due è molto forte, ma ostacolata dalla famiglia di lei una volta scoperto che il padre di Jonas è ai lavori forzati per attività antisovietica.

All’opposto del primo capitolo – che nelle pagine finali mostrava un po’ di speranza – questo secondo si conclude tragicamente per Jonas: mentre Pinkel viene arrestato, sua madre riceve una comunicazione dal Ministero della Giustizia: la condanna di suo padre è stata prolungata di altri 10 anni per insubordinazione e resistenza. Come se non bastasse, Jonas riceve una lettera segreta da parte Tatiana, che gli comunica la sua partenza per Mosca.

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La copertina dell’edizione francese di “Il libraio di Praga”

Jonas Fink: Il libraio di Praga

Come già detto, nel terzo capitolo troveremo Jonas nel 1968, cresciuto e diventato libraio, ma sempre al centro di intrighi politici. Al suo fianco ritroveremo anche Tatiana, un personaggio amato da Giardino e dai suoi lettori, soprattutto in Francia, dove l’autore è molto apprezzato.

La storia avrà inoltre un epilogo ambientato nel 1992, dopo la caduta del Muro di Berlino. Da appassionato di cinema, Giardino ha raccontato di essersi ispirato per il finale a un film italiano del 1960, La lunga notte del ’43 di Florestano Vancini. Come ha ricordato l’autore, nel finale della pellicola il protagonista torna nella sua città dopo la Seconda guerra mondiale e trova il gerarca fascista che anni prima ha ucciso suo padre, ma non fa nulla se non stringergli la mano.

Possiamo dunque aspettarci di vedere Jonas a confronto con uno degli uomini che gli hanno garantito una vita piena di ostacoli? Di certo, sappiamo solo che questo terzo capitolo sarà anche l’ultimo della più che ventennale saga del personaggio.

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