Presentata con un numero zero durante Lucca Comics & Games 2017, Creepy Past è, assieme a Dragonero Adventures e 4 Hoods, una delle nuove serie della linea young di Sergio Bonelli Editore, dedicata ai lettori più giovani.
Ideato da Giovanni Di Gregorio (Dylan Dog, Dampyr), Bruno Enna (Dylan Dog, Saguaro, Topolino) e Givanni Rigano (PK), Creepy Past è un soft horror nel quale le più terrificanti leggende metropolitane si scoprono essere vere, con al centro come protagonisti due misteriosi personaggi di nome Qiro e Ester.
Il primo numero della serie sarà distribuito in edicola il prossimo 10 maggio. Nell’attesa, scopriamo i dietro le quinte e le dinamiche della storia, presentando un estratto da un’intervista agli autori a cura di Laura Scarpa, pubblicata sul numero 109 di Scuola di Fumetto, magazine di cultura e informazione sul fumetto edito da ComicOut, ora in edicola.
Secondo voi perché Sergio Bonelli Editore dovrebbe fare dei fumetti per ragazzini? Quale pubblico ha attualmente? E quando ha avuto, secondo voi, e con che personaggi, un pubblico di ragazzi dai 10 anni in su?
Giovanni Rigano: Dovrebbe farlo per loro: per i lettori ragazzini giovani e per quei lettori adulti che vogliono trasmettere il loro amore per il fumetto ai figli.
Giovanni De Gregorio: Perché fare leggere i ragazzini vuol dire ritrovarsi dopo qualche anno con degli adulti appassionati di fumetti.
Bruno Enna: In passato, il pubblico era esclusivamente fatto di ragazzi. Molti di loro sono cresciuti con i fumetti Bonelli e continuano, da adulti, a sognare con i suoi personaggi. I ragazzini di oggi sono diversi: condividono il piacere per i fumetti con quello per i videogiochi, le serie televisive e i social network. C’è un piccolo spazio, nel loro cuore, dedicato al nostro media preferito e dobbiamo continuare ad alimentarlo, per farlo crescere.
Che cosa legge oggi un adolescente? Manga? O… nulla?
Giovanni Rigano: In effetti, molti non leggono in generale nulla – o quasi –, ma c’è un bacino di lettori ancora molto ampio. La prova la abbiamo con il successo enorme di alcune fortunate serie a romanzi per ragazzi negli ultimi anni.
Giovanni De Gregorio: Questa domanda la girerei a te, o ad altri editori! Che io sappia, l’onda lunga del manga bagna ancora i nostri lidi.
Bruno Enna: Posso solo parlare della mia esperienza personale: ho due figli di 18 e 15 anni. Tutti e due leggono libri, Disney e Bonelli, ma sono molto più affascinati dalla cultura giapponese (e, di recente, da quella sud coreana).
Che cosa cerca un ragazzo? E può trovarlo in edicola (cioè ci va, a cercarlo)? Nel caso, come si fa a portarcelo per trovare i “giornaletti” per lui?
Giovanni Rigano: Ho l’impressione che le edicole stiano diventando sempre più marginali nella distribuzione dei fumetti. Alcune assomigliano ormai più a dei piccoli bazar, dove il fumetto deve sgomitare per un po’ di visibilità tra bibite, DVD, placche magnetiche e riviste improbabili. Per contro, sto vedendo un fiorire di librerie – generiche e specializzate – molto belle e fornite, intese anche come luoghi d’incontro con angoli caffetteria e poltrone dove leggere o chiacchierare. Credo che gli editori debbano puntare a creare degli spazi dedicati ai loro prodotti all’interno di queste realtà, nelle piazze, nei luoghi d’incontro, nei centri commerciali, nei multisala e arrivare loro dove i giovani stanno già, piuttosto che cercare di attirarli dove non vanno più.
Giovanni De Gregorio: Io vedo pochissimi ragazzini frequentare l’edicola. Mi pare che si siano spostati tutti nelle librerie specializzate o nelle grosse catene di distribuzione. O in rete, dove si comprano sempre più fumetti (cartacei). È qui che bisogna insistere, approfittando delle nuove possibilità di promozione in rete.
BE: È un bel mistero.
Ci sono delle tematiche che i ragazzi oggi cercano?
Giovanni Rigano: Penso che i ragazzi cerchino quasi sempre la stessa cosa: una storia che parli di loro come sono e dell’adulto che vorrebbero diventare. Questa storia può essere horror, fantasy, western o contemporanea ma, attraverso l’immedesimazione col protagonista, il giovane lettore deve poter riuscire a capire qualcosa in più di ciò che è e di cosa diventerà.
Giovanni De Gregorio: Parto dal presupposto che non sia così diverso da ciò che cercavo io: avventura, mondi fantastici, una visione altra della realtà di tutti i giorni, grandi risposte a grandi domande, tante risate.
Bruno Enna: Malgrado gli stimoli a cui sono sottoposti, cercano ancora di emozionarsi e le storie (quelle buone) miracolosamente riescono a dare loro quello che cercano. Un esempio lampante è Harry Potter. Quando ho saputo di che cosa parlava, ricordo di aver pensato: “E allora? Maghi, streghe, fantasmi, lupi mannari… tutta roba già vista!”; poi ho cominciato a leggerlo e ho capito che tutto era ancora possibile.
Veniamo a voi, mi sembra che Creepy Past si situi in quello spazio intermedio tra infanzia ed età adulta, non intendo solo l’adolescenza, che è ben rappresentata da questi personaggi tra mondo adulto e fantastico, ma proprio quel momento di percezione diversa. Da una parte una lettura più complessa e le sfide paurose, dall’altra personaggi che per icone rimandano a certo mondo disneyano o da cartone animato e anime. A che cosa vi siete ispirati come basi di linguaggio, per rivolgervi a un pubblico giovane di oggi? E a quali età avete pensato?
Giovanni De Gregorio: Creepy Past è rivolto a preadolescenti, adolescenti (e post-adolescenti), con tutte le sfumature che questa definizione racchiude in sé.
Bruno Enna: Anche noi siamo stati degli adolescenti e di certo non lo abbiamo dimenticato. Cerchiamo di scrivere per quella parte (neanche tanto nascosta) della nostra personalità che non è mai cresciuta del tutto.
Per ora sono in visione solo poche pagine, ma questo tipo di storia sembra di taglio nettamente internazionale, nel senso più pieno: pubblico francese, gusto americano, influenze manga. Pensate a una produzione che possa vendere diritti all’estero?
Giovanni Rigano: Ovviamente sì. Siamo avidi, ambiziosi e vogliamo diventare molto ricchi.
Per quanto mi riguarda, Creepy Past accoglie in sé molte delle esperienze che mi hanno formato negli anni: le animazioni giapponesi viste nell’infanzia, i molti fumetti Disney letti – e poi disegnati -, la collezione di Dylan Dog, le mie prime pubblicazioni francesi e le graphic novel per gli Stati Uniti.
Bruno Enna: Sì, pensiamo che Creepy Past possa conquistare un mercato ampio e che, per il modo in cui è stato elaborato e sviluppato, possa essere declinato in molti modi. Il fumetto è solo uno di questi.
Come è strutturata la serie? Storie brevi (da magazine) o lunghe? Storie a episodi indipendenti o un lungo racconto unico a puntate?
Giovanni De Gregorio: Si tratta di storie da 62 pagine con una forte continuity, dove i personaggi evolvono significativamente, che verranno racchiuse all’interno di alcuni archi narrativi. La prima stagione è composta da 6 episodi, ognuno dei quali avrà un suo sviluppo verticale e orizzontale, come in tutte le serie che si rispettino.
Magia e (fanta)scienza sono elementi sempre più presenti nelle letterature giovanili degli “ultimi” anni, anche prima di Harry Potter, ma in modo sempre più accentuato. Hanno sostituito in buona parte le storie di avventura classica, e mancano quasi del tutto quelle ambientate nella realtà dei nostri tempi. Secondo voi perché?
Giovanni Rigano: Probabilmente perché magia e fantascienza fanno già parte del nostro presente, e le chiamiamo scienza. Forse non andiamo in giro già con apparecchi magici chiamati smartphone? Non possiamo andare in poche ore da una parte all’altra del mondo? E se, domani, uno scienziato dichiarasse di aver creato in laboratorio un cucciolo di drago ibridando il DNA di un coccodrillo con quello di un pipistrello, la cosa ci stupirebbe? Non credo che i giovani oggi vivano molte delle storie di fantascienza e magia come lo facevamo noi 20-30 anni fa, come cose impossibili che ci facevano volare con la fantasia. Loro le vedono come cose che potrebbero divenire realtà, anche a breve, e forse non sbagliano.
Giovanni De Gregorio: Io sono stato sull’Himalaya, chiunque che abbia un po’ di tempo e di salute può fare lo stesso. Capirai che una storia avventurosa ambientata lì non titillerebbe la mia curiosità. Ancora non posso volare o sparare onde soniche o trasformarmi in un berseker, quindi certi racconti hanno qualche chance in più di catturarmi.
Bruno Enna: Di Harry Potter ho già parlato, ma credo sia riduttivo pensare che il suo successo sia dovuto solo all’elemento magico. A colpire i lettori credo sia l’umanità, la verità dei personaggi. A mio parere, anche storie di avventura classica potrebbero trovare il favore del pubblico, se raccontate bene.
Che cosa porta e che cosa può raccontare ai ragazzi un mondo fantastico, ricco però di pericoli e mostri da sconfiggere? È la versione young adult delle vecchissime fiabe (popolari, per intenderci, non Rodari e C.)? Prepara simbolicamente alla crescita?
Giovanni De Gregorio: Creepy Past ha per background due grandi cornici concettuali: il potere della narrazione e il momento oscuro del passaggio all’età adulta. Ognuno dei due protagonisti ne rappresenta una.
Bruno Enna: Più che preparare alla crescita, prepara alla scoperta (che prelude alla crescita). Tutti i ragazzi un bel giorno si alzano, si guardano allo specchio e si riconoscono davvero per la prima volta.
Perché, secondo voi, invece nella letteratura per più piccoli la fiaba è quasi scomparsa, se non quelle poche più note?
Giovanni Rigano: Le fiabe classiche prevedono lo spavento, il mostro che rapisce, la strega che avvelena, l’orco che divora, il monito a non fare determinate cose – pena una morte dolorosa. Nella loro forma letteraria originale erano poi ancora più violente, a volte senza lieto fine. Avevano il compito di educare attraverso la paura, e non stupisce se quelle rimaste nella memoria comune – oggi – sono quelle più accettabili al nostro udito, nella loro forma più edulcorata. I genitori di oggi sono molto protettivi nei confronti dei figli.
Come collaborate tra voi? E come e quanto avete modificato la scrittura, cambiando generazione di lettori?
Giovanni De Gregorio: Lavorare in tre è enormemente più arricchente, divertente (e lento) che fare tutto da solo. Quanto alla scrittura, abbiamo cercato di renderla più fluida, sincopata, contundente, libera, senza gli ingessamenti tipici della produzione mainstream.
Bruno Enna: Io e Giovanni De Gregorio siamo ormai una macchina rodata: lavoriamo a quattro mani, oppure a due, ma tenendo d’occhio l’uno il lavoro dell’altro. Abbiamo personalità diverse, caratteri diversi, ma quando scriviamo siamo in totale sintonia. Poi c’è Giovanni Rigano, che aggiunge stimoli e ci sorprende ogni volta. Sì, come dice Giovanni De Gregorio è un gran bel lavorare!