HomeRecensioniClassic"Il bus", la surreale striscia di Paul Kirchner

“Il bus”, la surreale striscia di Paul Kirchner

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Un uomo di mezz’età attende il bus leggendo un giornale, durante l’attesa la strada viene sommersa e l’uomo è costretto a salire sul segnale della fermata. Sul bordo dell’acqua, che ormai si stende a vista d’occhio, plana indifferente la corriera. L’uomo finalmente può salire e continuare a leggere il giornale, mentre il bus procede la sua corsa. In fondo allo stesso, un altro passeggero che sembra venir fuori da un quadro di Magritte solleva la bombetta quasi a voler salutare qualcuno. Sulla testa spunta una leggera infiorescenza. Progressivamente, quella timida foglia diventa un groviglio di liane e rami. L’uomo con l’impermeabile cerca di attirare l’attenzione dell’autista, ma è severamente vietato parlare al conducente durante la corsa.

Lo stesso individuo, perennemente in attesa, è seduto in una cella scura, non ha il suo giornale, le mani strette in tasca, ne tira fuori un gessetto e incomincia a disegnare qualcosa sulla parete fetida della stanza. Con tratti sicuri traccia il segnale di fermata. L’attesa dura poco. Dopo qualche attimo giunge un bus che lo porta via. Dopo un giorno o qualche settimana, mese, anno, mentre imperterrito aspetta la sua corsa, forse al ritorno da lavoro, viene travolto da una folla in fuga che scende dal piccolo bus. Stupito si guarda intorno, cercando la causa di tanta agitazione, e nell’ultima vignetta viene travolto da un’onda anomala che viene fuori dalle porte automatiche del trabbicolo urbano. Sono solo alcune storie, tra le meno devianti e stupefacenti, de Il bus, la storica strip di Paul Kirchner, che finalmente viene pubblicata anche in Italia da Barta Edizioni, sulla scorta della superba edizione francese pubblicata nel 2012 da Éditions Tanibis.

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Il nome Paul Kirchner non dirà molto ai più, eppure questo eccentrico sessantacinquenne, sin dai primi anni Settanta, quando abbandonò al terzo anno di studi il corso della Cooper Union for the Advancement of Science and Art di New York, ha contribuito con opere fondamentali all’evoluzione del linguaggio fumettistico. Pur dividendosi tra diversi lavori – tra cui le sue famose illustrazioni e copertine per la rivista erotica Screw così come i suoi contributi per l’industria dei giocattoli – ha disegnato alcune delle pagine più esaltanti del fumetto underground degli anni Settanta e Ottanta.

Lo stile preciso e accurato di Kirchner deve molto al lavoro condotto fianco a fianco con Wally Wood, di cui fu assistente, così come all’influenza di autori come Robert Crumb e Moebius: al primo ha rubato l’ambientazione urbana e lo spirito icastico nel ritrarre la società post-moderna, del secondo l’assillo per l’assurdo, l’onirico, la tensione architettonica della tavola, la magniloquenza e l’esuberanza fantastica, pur iscrivendo questa tensione nella grande tradizione psichedelica americana.

L’esordio di Kirchner è legato a due famose riviste antologiche: High Times e Heavy Metal. Nella prima, dedicata al consumo della cannabis, furono ospitate le avventure psichedeliche di Dope Rider, un pastiche di schizofrenia e tecnica, a cui si ricollega il graphic novel ante-litteram Murder by Remote Control, che non solo anticipa un formato che avrebbe goduto di lì a poco di una crescente fortuna, ma mostra sicuramente più originalità e coraggio di alcune produzioni contemporanee. Nella seconda, edizione americana dell’antologica francese Métal Hurlant, invece, trovò spazio – a sopresa – una delle sue opere più originali e innovative di sempre, Il bus, appunto.

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Kirchner aveva pensato la striscia per Village Voice, ma al rifiuto riciclò l’idea per Heavy Metal, che all’epoca ospitava i suoi lavori. La redattrice Julie Simmons ne fu talmente entusiasta da pubblicargliela subito. Incomiciava così nel gennaio del 1979 la lunga serializzazione di The Bus, un lavoro che a primo acchito potrebbe risultare alimentare, ma che in realtà rappresentò per l’autore una sfida continua. Il dozzinale uomo di affari ritratto ha a che fare con azioni routinarie, che, di volta in volta, svelano un risvolto grottesco. Così come il protagonista della striscia, Kirchner era intrappolato in un mondo fatto di situazioni tipo, di limitazioni concrete da arginare con una trovata a sorpresa. Si avverte una certa assonanza con la prassi generativa dell’OuLiPo: lavorando su un materiale quasi claustrofobico, non solo per le possibilità narrative, ma anche perché stretto in un formato rigido – una tavola a mezza pagina composta da una gabbia fissa di 6 vignette – Kirchner faceva della limitazione uno spunto positivo.

La sfida emergente era quella di riuscire mese dopo mese a scardinare la realtà con un grimaldello sempre nuovo. Gli input erano dei più disparati: poteva essere l’amore per le grottesche figure di Hieronymus Bosch o per la pittura post-strutturalista di Henri Matisse, così come una vecchia puntata di Twilight Zone o un semplice fatto di cronaca. Senza dubbio, Kirchner ha indagato la società attraverso i meccanismi del potere, parlando anche dell’identità dell’artista durante l’epoca della riproducibilità tecnica.

Il bus era animato da una sottile vis meta-narrativa: quel passeggero anonimo – ma nel contempo così familiare e nella sua dozzinale tenuta impiegatizia pieno di sorprendente atarassia – non era che un alter ego dello stesso autore. Pur se con ritmi meno impegnativi, il fumetto funzionava come una normale striscia sindacata. La struttura, sebbene volutamente deviante, seguiva il format tipico delle strip comiche e si allineava alla grande tradizione americana: è logico pensare al Winsor McCay di Little Sammy Sneeze, con la sua gabbia rigida e le trovate meta-fumettistiche, su cui Kirchner faceva spesso perno per disorientare il lettore.

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La scriscia continuò ad essere pubblicata sino al 1986, quando il periodico, per ragioni economiche, diventò quadrimestrale. Il cambio di periodicità lo convise a lasciar perdere: la tensione veniva meno, il bus avrebbe dimezzato le sue corse sino a perdere la sua stessa ragion d’essere, l’attesa procrastinata e differita avrebbe lasciato lo scrittore privo di stimoli. Tuttavia, in quelle pagine aveva disseminato indizi, note, riflessioni su quello che poteva essere il fumetto senza ricorrere quasi mai alla parola e utilizzando il minimo indispensabile: una pagina bianca, un percorso obbligato e una matita.

Il bus
di Paul Kirchner
Barta Edizioni, 2017
96 pp in b/n
€ 12,00

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