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“La zona rossa”, la voglia di andare avanti e ricominciare dopo una tragedia

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Quando nel 2016 la terra tremò nel Centro Italia, la vita di interi paesi ne fu sconvolta. La zona rossa di Silvia Vecchini e Sualzo, edito da il Castoro (che devolverà 1 euro per creare e sostenere un laboratorio teatrale per bambini e ragazzi a Montefortino) racconta la storia di Matteo, Giulia e Federico, che tentano di ricostruire la loro vita segnata da quel tragico evento.

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La storia dei tre ragazzi si integra con quella di tutti gli abitanti dei paesi distrutti dal terremoto, raccontando sottotraccia una realtà fatta di disperazione, rabbia e difficoltà, ma anche di grande voglia di andare avanti e ricominciare. Per cui se è vero che il linguaggio scelto è quello specifico destinato a un pubblico giovane, è altrettanto vero che i piani di lettura de La zona rossa sono molteplici.

Partiamo dall’approccio: Silvia Vecchini struttura la storia pensandola per un pubblico giovane, in linea con quella che è l’idea alla base della collana e del catalogo dell’editore. Prima di questo volume, infatti, Il Castoro ha pubblicato i lavori di Raina Telgemeier, tra le autrici contemporanee più importanti del fumetto per ragazzi.

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Proprio come con Telgemeier, Vecchini è ben conscia del potere universale delle storie e così, dietro al linguaggio funzionale, si nascondono le tematiche profonde. La zona rossa, grazie anche a un uso sapiente delle metafore e delle allegorie, come la sottotrama dei vasi rotti, in cui chiaramente si esplicita la necessità di ricostruire con pazienza e la giusta forza di volontà ciò che è andato distrutto, diventa una riflessione sulla necessità di superare il vuoto della perdita e dell’assenza causati dalla distruzione che non può e non deve rappresentare la fine.

Si rimane ammaliati dal modo in cui i due autori riescono a far esplodere in tutta la loro forza i sentimenti e le emozioni delle loro storie, cullate con amore dalle parole di Silvia Vecchini, già romanziera (Le parole giuste) ma anche poetessa al servizio dei disegni di Marina Marcolin (Poesia della notte, del giorno, di ogni cosa intorno).

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Sualzo, attraverso un segno pulito e dolce, riesce a trasmettere visivamente la potenza poetica della scrittura, confermando una solidità autoriale che rende la coppia – assieme a quella composta da Teresa Radice e Stefano Turconi – tra le più importanti del panorama fumettistico italiano. I due, infatti, stanno portando avanti un’idea di fumetto inteso come linguaggio in grado di coniugare la poesia pura con la dimensione emozionale, come dimostra il recente Forse l’amore (Tunué) o addirittura la serie di volumi Gaetano e Zolletta (Bao Publishing) destinati a un pubblico ancora più piccolo.

La zona rossa, però, non mette in scena solo emozioni forti, ma il suo scopo è anche quello di fissare su carta una tragedia e provare a spiegarla ai più giovani, cercando contemporaneamente di raccontare che in fondo a ogni difficoltà – sia piccola che grande o, come in questo caso, enorme – c’è sempre una speranza che sta a noi alimentare.

La zona rossa
di Silvia Vecchini e Sualzo
il Castoro, ottobre 2017
cartonato, 135 pp., colore
14,50 €

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