Killing Stalking è una storia di amore e violenza. Il fragile e timido Yoon Bum si innamora di Sangwoo, il più bello e popolare della scuola. Decide quindi di introdursi in casa sua, scoprendo che dietro la facciata da bravo ragazzo, Sangwoo nasconde la personalità di un crudele serial killer.
La serie rappresenta l’esordio di Koogi, autrice coreana poco più che ventenne la cui scoperta è avvenuta grazie a un concorso organizzato dall’editore Lezhin. La prima stagione di Killing Stalking è da noi disponibile nell’edizione cartacea di J-Pop – e la seconda è in arrivo – ma, come tutti i manhwa (ossia manga coreani) di nuova generazione, nasce come webtoon, un fumetto realizzato per la pubblicazione e la fruizione on-line. La chiacchierata con l’autrice è stata un ottimo pretesto per entrare in questo mondo, che per la maggior parte dei lettori italiani è ancora tutto da esplorare.
Un po’ di pagine da Killing Stalking vol. 1
A differenza del manga giapponese, in Italia si sa poco del manwha. Tu sei una delle poche autrici coreane davvero famose da noi. Ti va di raccontare brevemente il mondo del fumetto coreano ai lettori italiani? Che cosa ci consiglieresti di leggere?
Mentre anni fa il fumetto coreano viveva all’ombra di quello giapponese, oggi le cose sono cambiate molto. Grazie proprio al successo di Webtoons [piattaforma gratuita dove è possibile leggere e pubblicare webtoon, n.d.r.] e la sua diffusione, ormai di gran lunga superiore a quella della carta. E affacciarsi su quel sito vuol dire capire cos’è oggi il fumetto coreano.
Del fumetto europeo che cosa pensi? C’è qualcosa che ti piace e che ti ha colpito?
Sono molto più ferrata sul fumetto giapponese, che vedo molto apprezzato anche qui. Però vorrei avere tempo e modo di scoprire ciò che ha da offrire il fumetto europeo.
In Italia il webcomic è poco diffuso rispetto al fumetto su carta. Dal tuo punto di vista il webtoon è un primo passo verso il fumetto di carta, o è una dimensione completa in se stessa?
In Corea c’è una grossa crisi del settore della carta stampata. Può succedere che un fumetto venga anche stampato, dopo essere stato pubblicato come webtoon, ma ormai quest’ultimo ha una diffusione talmente significativa da essere considerato una realtà a sé. È il modo più semplice per entrare nel mondo del fumetto.
Il formato di un webtoon è decisamente diverso da quello di un fumetto su carta. Per esempio, il webtoon non ha pagine distinte, ma un’unica lunga pagina che si scorre con lo scroll. In che modo questo formato influisce nel racconto della storia?
Proprio per la necessità dello scroll, secondo me offre la possibilità di mantenere sempre costante l’azione e la tensione della storia e quindi di tenere sempre viva l’attenzione del lettore.
Secondo te il passaggio dal web all’edizione cartacea italiana ha in parte trasformato Killing Stalking oppure no?
È stato fatto un adattamento davvero ottimo, quindi non posso dire di aver riscontrato cambiamenti in alcun modo rispetto a come intendevo inizialmente il fumetto. C’è stata una modifica, alla fine del volume, per creare un cliffhanger più forte, ma l’ho trovata davvero efficace e utile.
Qual è stata la prima impressione che hai avuto vedendo questa edizione cartacea?
Sono rimasta davvero positivamente colpita, e ho apprezzato soprattutto la qualità della carta. In Corea non è scontato avere edizioni così buone per un fumetto.
Killing Stalking è per certi versi un’estremizzazione del bad boy romance, un tipo di storia in cui c’è una parte forte che si impone e un’altra più sensibile che sopporta tutto in nome dell’amore. Perché secondo te il racconto di questo tipo di relazione affascina così tanto il pubblico giovane?
Tecnicamente, credo che siamo più nel territorio della sindrome di Stoccolma anziché in quello del bad boy romance. E non mi pongo tanto il problema del perché il pubblico vi si appassioni. Cerco di concentrarmi solo sulla storia.
Qualcuno ha mai invocato la censura su Killing Stalking? Non solo per i suoi contenuti forti, ma anche perché porta in primo piano una relazione omosessuale? In questi casi, ti sei mai sentita paladina della libertà d’espressione?
Ci sono stati casi in cui gli editor hanno richiesto di eliminare alcune scene, semplicemente perché troppo spinte, e che quindi non avrebbero rispettato i parametri contenutistici stabiliti per quel tipo di fumetto e target.
Il tuo lavoro è stato così apprezzato che ora hai un fandom sterminato, e il tuo pubblico ama interagire con te soprattutto attraverso Twitter. Chi sono i tuoi lettori? Sono prevalentemente ragazzi o ragazze? Che rapporto hai con loro?
In maggioranza il mio pubblico è femminile. La cosa più bella è che molti di loro si dedicano alle fan art. A me piacciono tantissimo e imparo molto dai loro lavori.
Che cosa pensi delle opere che provengono dal fandom, le cosiddette fanart e fanfiction? Oltre a misurare il successo di un personaggio o di una storia, possono anche essere un trampolino per nuovi artisti, scrittori, fumettisti?
Secondo me uno degli aspetti più belli di questo medium sta proprio nella possibilità di accorciare la distanza tra creatore e fruitore. E questo può essere appunto utile da entrambe le parti.
Ti sei fatta un’idea del perché sei in grado di attrarre così tanti fan?
A essere sincera, no. Dovremmo chiederlo a loro!
Oltre a proseguire Killing Stalking, hai altri progetti per il futuro?
Al momento il mio impegno è tutto nel portare a termine Killing Stalking, ma ho già un sacco di altre idee in mente.