Daniel Warren Johnson non è il solito fumettista. Non è un mestierante che macina pagine su pagine per le grandi major, non è un elegante autore che si prende tutto il tempo per curarsi i suoi graphic novel, non è una superstar del web che campa di commision e di condivisioni social.
Daniel Warren Johnson è piuttosto un ragazzotto di Chicago che disegna molto, molto bene. Il suo stile non ha nulla di particolarmente ricercato o di raffinato ma rappresenta alla perfezione quello che il fumetto d’evasione più sfrontato vorrebbe sempre essere. Potente, spettacolare, dinamico, ricco di dettagli e di influenze.
Una visita nell studio di Daniel Warren Johnson
Nelle sue tavole ci trovi tutta la plasticità statunitense, così come un sacco di idee prese di peso da Europa e di Giappone. Il tutto con un occhio sempre puntato al blockbuster e l’altro a una ruvidezza indie a cui proprio non si può rinunciare. Neanche a dirlo il nostro lavora un sacco, spaziando in ogni campo. Presta le sue matite a Marvel Comics, a Dark Horse, ai giochi da tavolo, a varie riviste come Popular Science, agli storyboard. Dal 2012 ha perfino il suo personale webcomic Space Mullet!, raccolto poi in volume.
Un’attività eterogenea e diversificata che ha permesso di affermarsi tra gli addetti ai lavori come professionista di gran lusso, ma che forse non ha mai giocato a suo favore per quanto riguarda la diffusione del suo nome tra gli appassionati.
Nel marzo 2017 finalmente le cose si decidono a cambiare: arriva sugli scaffali delle fumetterie di tutti gli Stati Uniti il primo numero della sua serie Extremity, prodotta da Skybound di Kirkman e distribuita da Image Comics (ora tradotta in Italia da saldaPress). Daniel Warren Johnson cura sia testi che disegni, lasciando indietro solo i colori affidati al bravo Mike Spicer.
L’ansia da prestazione è palpabile e, come va spesso a finire in questi casi, l’autore infila nel suo primo lavoro su carta da autore completo praticamente tutto quello che gli piace. Non è difficile immaginarsi nei panni di un artista finalmente dotato di un palcoscenico ben illuminato, dove poter fare tutto quello che vuole. Come ci si può limitare in un contesto simile?
Alla fine dei conti per la stragrande dei lettori questo è il vero debutto dell’autore, quindi è del tutto lecito che il Nostro faccia il possibile per renderlo qualcosa di spettacolare. Così si inventa uno strano mondo fantasy, sospeso tra fantascienza favolistica e il fantasy più violento, ambientato su isole fluttuanti dove ci si sposta a bordo di navi volanti mentre una violentissima guerra tra clan lascia a terra un numero impressionante di morti.
In questo contesto Thea e Rollo, figli del leader dei ribelli Roto, devono scegliere ben presto da che parte stare. Accettare il costante fiume di violenza in cui sono immersi o ribellarsi? Aggiungeteci poi il ritrovamento di un antichissimo robot – diviso tra essere un’ implacabile macchina di morte o mettere fine del suo compito infame autodistruggendosi – oscure creature da evocare, vendette, onore e dinastie familiari quantomeno problematiche.
Un sacco di roba grandiosa, certo, ma quanti titoli di opere già edite vi sono venuti in mente semplicemente leggendo la sinossi qui sopra? Ve lo dico io: un sacco. La stessa Image pubblicizza Extremity come un incrocio tra lo Studio Ghibli e Mad Max, mentre sui siti statunitensi si tirano in ballo Star Wars e Saga. Dal punto di vista dei disegni le cose funzionano più o meno allo stesso modo: ci si può vedere un sacco di Katsuhiro Ōtomo, qualche spruzzata di anni Novanta, la lunga ombra di Masamune Shirow, il tratto di Paul Pope…
Nessuno si sognerebbe mai di lamentarsi nel ritrovare queste influenze in un fumetto, ma in questo caso la loro presenza è così importante da lasciare un segno fin troppo forte nel lettore. Da questo punto di vista stiamo parlando di un fumetto paradossale, a tratti inclassificabile. Non puoi davvero trovargli un difetto, ma non ti lascia neppure con il palato soddisfatto. Ciò detto, è disegnato in maniera divina – ci sono doppie spash page che stordiscono da tanta roba Johnson è riuscito ad infilarci – la storia scorre bene e, come abbiamo già detto, dentro ci trovi sicuramente qualcosa che ti piace.
Negli Stati Uniti in molti hanno adorato questa serie, tanto che è finita in diverse top ten di fine anno. Allo stesso tempo, in un’intervista su Paste Magazine, quando il giornalista fa notare a Warren Johnson che secondo Jason Latour non sarà mai in grado di arrivare alla serie A dei fumetti e che quindi dovrà fare del suo meglio in serie B il nostro risponde: «Questo è un ottimo modo per dirlo. È un modo davvero sintetico per dire quello che ho appena detto in cinque minuti», riferendosi a una precedente risposta in cui raccontava che fare fumetti è figo, ma anche genitori, mogli, amici e hobby come suonare la chitarra non sono male. Un modo come un altro per dire che dopo aver dedicato il giusto tempo a una pagina, vale la pena passare oltre, anche se il risultato non è certo il massimo.
Una dichiarazione forte nel suo buon senso, in totale controtendenza a una certa retorica del lavorare duro per farcela a ogni costo. Chiariamo una cosa: bisogna essere ciechi per non accorgersi che Daniel Warren Johnson passa dalle 8 alle 10 ore al giorno a lavorare duramente al tavolo da disegno – la sua media di un tavola al giorno non è robetta vista la propensione ai particolari più minuti. Eppure non è uno che ha deciso di immolarsi per il sacro fuoco dell’arte.
Ecco quindi che il ricco potpourri di Extremity cambia di significato: non è più il frutto di un’urgenza che teme di non trovare sfogo, ma il parco giochi di un disegnatore ben conscio di poter campare anche senza i proventi di questa serie.
Rivedendo il tutto da questo punto di vista viene facile spiegarsi alcune debolezze, come certi vezzi da appassionato fantasy, il non nascondere le proprie influenze preferite, la totale assenza di velleità – nonostante l’evidente talento, per una volta – e una certa mollezza di fondo. Insomma, Extremity è una delle più grandiose, spettacolari e ridondanti fan fiction di sempre.
Extremity vol. 1
di Daniel Warren Johnson
traduzione di Stefano Menchetti
saldaPress, gennaio 2018
brossura, 136 pp., colore
14,90 €