Per la rubrica “Lo scaffale di…”, questa settimana ospitiamo Andrea Ferraris, che ha selezionato e commentato per noi cinque sue letture recenti.
L’ultimo lavoro di Ferraris è pubblicato da Oblomov e s’intitola La cicatrice (qui alcune pagine da sfogliare). L’autore l’ha concepito dopo essere stato invitato dall’ambasciata messicana a Los Angeles per presentare Churubusco, fumetto che racconta l’antica guerra con il Messico e Stati Uniti e che portò la California a diventare territorio americano. Durante il suo viaggio, Ferraris ha colto l’occasione per visitare Tucson e percorrere la strada che affianca il muro che separa Messico e Stati Uniti. Qui, assieme al regista Renato Chiocca, ha incontrato i testimoni e i protagonisti che vivono nei pressi del confine tre i due stati e ha raccontato le difficoltà e le tragedie della loro vita.
Di seguito i fumetti scelti e consigliati da Ferraris:
Corti e crudi, di Anna Brandoli e Renato Queirolo (Comicout)
I disegni di Anna Brandoli mi hanno sempre affascinato. I suoi bianchi e neri mi ricordavano i lavori di Toppi e di Munoz ma con, naturalmente, qualcosa di molto personale. Questa raccolta di racconti brevi mi ha permesso di tornare a gustarne i disegni e le atmosfere. Insieme a lei, come consuetudine, Renato Queirolo alla scrittura. Testi e disegni si intrecciano alla perfezione formando un unica voce. Una voce potente che, raccontandoci storie nascoste tra le pieghe del passato, riesce a parlarci del nostro presente. Brandoli e Queirolo sono tornati. Era tempo. La storia del fumetto italiano passa anche attraverso a questi due grandi autori.
Memorabilia, di Sergio Ponchione (Oblomov Edizioni)
Ponchione è un visionario. Indagando il quotidiano spalanca finestre che si aprono sui mondi che lo hanno ispirato. Ecco arrivare Steve Ditko, Wally Wood, Richard Corben, Will Eisner. Autori che hanno fatto la storia del fumetto mondiale. Un omaggio sentito, sincero, realizzato attraverso pagine con disegni spettacolari che rimandano ad un immaginario che in molti abbiamo frequentato.
Il grande prato, di Roberto Grossi (Coconino Press)
Due ragazzini siamesi che vivono in una piccola casetta. Davanti a loro un grande prato. Solo che la casetta è una baracca costruita con materiali di scarto, i due ragazzini giocano nel torrente che corre a fianco al prato dove una fabbrica riversa i suoi scarichi, il prato è uno di quelli spiazzi abbandonati alla periferia di una grande città. La forza del libro di Grossi sta nello sguardo dei due siamesi sulla vita che li circonda. Uno sguardo che spiazza. I due ragazzini si muovono selvaggi, curiosi, intraprendenti nel degrado che li circonda insegnandoci che ci si può adattare a tutto. Una lettura della periferia e di una vita miserabile senza pregiudizi.
Nottetempo, di Luca Russo (Tunué)
Un pianista di successo che ha passato la vita immerso nella sua arte, persa la moglie, comincia un viaggio onirico e disperato nelle stanze della mente. Le stesse stanze nelle quali prima si muoveva ispirato per trovare spunti al suo lavoro di musicista diventano luoghi sconosciuti e freddi.
Luca Russo ci dice che degli altri abbiamo bisogno, che l’Arte da sola non può bastare e che il contatto con la vita passa attraverso la passione da condividere con le persone a cui si vuole bene.
L’ultimo paese, di Federico Manzone (Canicola Edizioni)
Un libro che racconta un Italia meridionale antica dove i riti del paese scandiscono il tempo e i rapporti tra le persone. La forza del racconto sta nei visi tratteggiati, scavati dalla fatica e dal tempo e dalla natura che avvolge le vite dei due protagonisti, un pittore di ex voto e un bambino miracolato. Un bella storia di amicizia, Una storia di rivalsa. Adoro il disegno di Manzone che, con il suo tratto a grafite, riesce a restituire l’atmosfera del paese e la profondità dei sentimenti delle persone.