Era il 2010 quando Canicola Edizioni decideva di puntare sul trentenne Francesco Cattani pubblicando Barcazza, una versione rivista ed estesa di uno strano racconto breve autoprodotto un paio d’anni prima. In quella storia Cattani non offriva una trama classica, ma invitava il lettore a seguire le vicissitudini di un gruppo di persone in vacanza.
Il risultato era affascinante e a tratti straniante: la narrazione era posata e non portava da nessuna parte in particolare, eppure le tavole, che registravano le azioni e le parole da lontano, restituivano al lettore un effetto voyeuristico basato sulle sensazioni e sul non detto. Così la lettura prendeva una sorta di piega morbosa e si finiva per perdersi con prepotenza nell’intimità dei personaggi. Quella storia, così diversa e inaspettata, valse a Cattani uno dei premi più interessanti del fumetto italiano, il Nuove Strade per il miglior autore emergente al Napoli Comicon del 2010.
Da quel momento, Cattani si è più che altro dedicato all’illustrazione e allo storyboarding, sparendo quasi del tutto dai radar. Per leggere un suo nuovo fumetto abbiamo dovuto aspettare ben sette anni. Luna del mattino, pubblicato a novembre da Coconino Press, non solo è l’atteso ritorno di quello che è stato definito – a ragione – uno dei più promettenti fumettisti italiani degli anni ’10, ma è soprattutto la conferma del suo talento.
Così come Barcazza, anche questo è un libro che segue le avventure di un gruppo di personaggi ma, diversamente da esso, qui la storia è più strutturata e la macchina da presa di Cattani non riprende più l’azione da lontano, bensì si avvicina facendoci entrare direttamente dentro alla narrazione. Già dalla prima scena, che introduce il piccolo Tommi e il suo fratellastro, siamo subito messi davanti all’efferatezza del racconto: una rocambolesca fuga dalla finestra di casa per sfuggire all’affittuario.
Solo dopo ci viene presentata l’ambientazione della storia: un’indefinita provincia italiana durante l’inverno più caldo di sempre. Uno scenario fittizio e allo stesso tempo estremamente riconoscibile, del quale Cattani si serve per raccontare uno spaccato della nostra contemporaneità. Una storia come tante, fatta di eventi che potrebbero succedere davvero. Una storia fatta di relazioni tra persone, di occasioni colte e mancate e, soprattutto, di scelte e conseguenze.
Nonostante la coralità del racconto, il focus della storia è incentrato sul piccolo Tommi e sul suo percorso di crescita, destinato a bruciare le tappe in sole ventiquattro ore. È lui a unire i personaggi che animano la vicenda, che si incontrano quasi per caso dando vita a un corto circuito di eventi che degenererà: il suo fratellastro, scansafatiche che decide di vivere di espedienti; Ciccio, mulattiere in un enorme magazzino alienante; Terri, una ragazza che è dovuta crescere troppo in fretta.
In una storia che vuole anche raccontare il ruolo centrale della famiglia nella nostra società e le problematiche che derivano dalla mancanza di essa, ecco che i personaggi si ritrovano tra loro e, assieme, formano quella famiglia che non hanno mai avuto.
Cattani realizza il fumetto con uno stile di disegno molto più freddo e rigoroso rispetto al segno elegante con cui si era fatto conoscere e che ritroviamo anche nel recentissimo omaggio a Töpffer ideato in occasione del festival BilBOlbul di Bologna. Per accentuare l’azione ricorre a inquadrature ricercate e soluzioni cartoonesche, come le nuvolette stile Beep Beep che accompagnano le accelerazioni delle macchine.
Lo storytelling, semplice e diretto, si snoda su pagine la cui struttura varia sino ad arrivare a nove vignette per tavola, esplodendo in splash page che immortalano i momenti topici del racconto. Tra questi – senza rovinare troppo la lettura – c’è sicuramente l’esperienza provata da Tommi dopo l’assunzione di droghe: un trip lisergico dove il personaggio proietta il proprio subconscio e si relaziona con esso in una sorta di guerra interiore.
Il ritmo del racconto è spezzato da frequenti cambi di scena e da passaggi surreali come la sequenza degli spermatozoi, una notevole citazione dalla scena cult del film Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) di Woody Allen. Pause che hanno la funzione di frenare la ferocia del fumetto, anche ricorrendo all’ironia, e che si chiudono facendo ripartire la narrazione in maniera ancora più violenta.
Come un attento osservatore delle dinamiche che ci circondano, Cattani cerca di raccontare e interpretare la realtà quotidiana nella sua veridicità. Piccoli particolari, dettagli, come fumare una sigaretta o armeggiare nervosamente con la cover del cellulare. Le vignette ritraggono i gesti insignificanti dei protagonisti mentre sono sopraffatti dagli eventi, perché, al di là di tutto, «sono proprio le piccole cose a essere le più importanti e a dare un senso alla nostra esistenza», così come dice un collega del mulattiere mentre guarda la luna tramontare.
Il ritorno di Cattani è un libro riflessivo e al tempo stesso violento, un tour de force visivo che ci sbatte in faccia la nostra stessa esistenza e le dinamiche che la regolano. È una storia che degenera, si rigenera e sovrasta i personaggi. Un’allegoria della vita: imprevedibile e indomabile anche quando noi stessi pensiamo di poterla controllare.
Luna del mattino
Francesco Cattani
Coconino Press, novembre 2017
269 pp., bianco e nero
19,00 €