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La Marvel globale del nuovo editor-in-chief C. B. Cebulski

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La settimana scorsa, Axel Alonso ha raccolto le sue cose dall’ufficio che aveva arredato in modo spartano (una foto del figlio Tito e le riproduzioni di un fumetto Marvel del 1984 che raccontava la storia di Madre Teresa: «lo tengo lì così chiunque entri penserà che sono puro») e ha ceduto il posto a C. B. Cebulski, nuovo editor-in-chief di Marvel Comics.

Il mandato di Alonso termina dopo sette anni in cui ha traghettato la casa editrice attraverso la rivoluzione cinematografica della consorella Marvel Studios, gli instant reboot sulla scia della rivale DC Comics, l’introduzione di una massiccia diversificazione rappresentativa (che ha toccato personaggi come Spider-Man, Ms. Marvel, Iron Man, Thor e Capitan America) e lo sconquassamento generale di Secret Wars, responsabile dell’ennesimo azzeramento narrativo.

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C. B. Cebulski

Cresciuto sotto l’ala protettrice di Karen Berger e dell’etichetta Vertigo – per la quale ha curato in veste di editor serie come Hellblazer, Black Orchid, 100 Bullets –, Alonso era approdato in Marvel al cambio di secolo, supervisionando il parco testate dell’Uomo Ragno, una scelta controintuitiva per l’uomo che aveva tenuto a battesimo Preacher. Molto più intuitiva, dato il suo curriculum, la partecipazione alla costruzione della linea Marvel MAX. Grazie a lui, la Marvel era riuscita ad assoldare autori come Garth Ennis, Peter Milligan e Frank Cho.

Alonso era diventato editor-in-chief nel 2011, dopo il “regno” di Joe Quesada, uno dei più lunghi e di certo anche dei più influenti, non solo per Marvel ma per il settore tutto, in termini di percezione pubblica e metodologica lavorativa (fu Quesada per primo a spostare l’accento sugli sceneggiatori, dopo la sbornia di potere ai disegnatori negli anni Novanta). Alonso, scrivevano sul New York Times all’alba della sua nomina, era stato «uno dei pochi nella storia della compagnia a ottenere l’incarico senza tumulti o spargimenti di sangue aziendali» e aveva proseguito le linee editoriali di Quesada. Dopotutto, ne era l’allievo più diligente.

Jesse Schedeen su IGN ha rilevato come Alonso, nonostante gli apporti originali (l’aumento di diversità nella rappresentazione dei personaggi), abbia tentato di proseguire sul solco di Quesada senza però averne la fermezza decisionale: «Guardando indietro alla sua gestione, non sembra che la compagnia avesse una visione chiara e decisa. […] Non c’era una filosofia a guidare le scelte, se non quella di “fare più cose che funzionano, meno di tutte le altre”». Il riferimento è ai continui reboot e rilanci, succedutisi con cadenza quasi annuale dal 2012.

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Axel Alonso

A rimpiazzare Alonso arriva C. B. Cebulski, altro nome storico della Casa delle Idee. Talent scout, editor, (mediocre) sceneggiatore, Cebulski ha ricoperto vari ruoli nella Marvel degli ultimi quindici anni e i suoi contributi, pur sotterranei, sono stati essenziali per plasmare l’editore che conosciamo oggi.

Dal suo primo incarico, la supervisione di progetti ed etichette che strizzavano l’occhio al pubblico dei manga (Tsunami e Mangaverse), uscirono prodotti sfortunati ma anche lavori imprescindibili come Runaways. Mentre il suo fiuto per le nuove leve ha fatto sbocciare le carriere di Skottie Young, Adi Granov, Sara Pichelli, Phil Noto, Steve McNiven e Jonathan Hickman, tra i tanti. Ed è sempre lui che durante i più importanti festival statunitensi è incaricato di moderare i vari panel Marvel su come diventare un fumettista.

Alonso lascia la Marvel meglio di come l’ha trovata e l’impressione è che, per quante iniziative e manovre possibili, alcune decisioni siano dipese più dalle contingenze che da una motivazione interna (nel marzo 2017, con il prezzo di copertina di 9,99 dollari, Amazing Spider-Man #25 è stato il fumetto più costoso ad aver mai raggiunto la cima della classifica di vendite). «Se i fumetti stanno male, non è certo per un braccio rotto. È diabete», ha commentato Tom Spurgeon del Comics Reporter. «Non c’è una soluzione semplice».

Le sfide che ha di fronte Cebulski sono molte e i problemi sono tanto esterni (la chiusura di negozi e catene, sia settoriali che generalisti, la minaccia della pirateria digitale) quanto interni (il rischio di una bolla speculativa provocata dai continui rilanci, strategie narrative ed eventi promozionali che non riescono a attirare nuovi lettori e/o a mantenere lo zoccolo duro). La soluzione pare essere quella di diventare globali ed espandersi oltre i confini delle nuvolette parlanti. «Il modo in cui è stato annunciato il suo ingaggio e, in realtà, il suo ingaggio stesso ci danno un indizio riguardo alle strategie future della Marvel», scrive The Beat. «È chiaro che l’editore pensa che i soldi si trovino fuori dai tradizionali canali fumettistici».

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I Runaways, una delle migliori intuizioni di Cebulski in qualità di editor

Negli ultimi sei anni, Cebulski è stato al centro dell’espansione globale di Marvel Entertainment supervisionando la sezione International Development Brand Management. In particolare si è occupato dell’Oriente, a Shanghai, dove ha passato gli ultimi 18 mesi a colonizzare il continente asiatico, stringere rapporti e reclutare nuovi autori. Sotto la sua responsabilità, Marvel ha siglato intese in tre mercati chiave come Giappone, Corea e Cina attraverso i sodalizi con Kodansha, Daum e NetEase. Esportare, dice Cebulski, non è la riposta giusta perché «ci sono differenze sostanziali nella struttura del racconto e i prodotti americani non venderebbero». La risposta giusta è creare contenuti su misura per quel pubblico.

Cebulski ora sarà la voce più grossa della “Hulk room”, la stanza per le conferenze che Dave Itzkoff sul New York Times descrisse come «l’incrocio simultaneo tra una corporazione, lo staff di uno show televisivo e un gruppo di trader della Borsa di New York». Verrà inoltre coadiuvato da Joe Quesada che, intervistato da Newsarama, ha spiegato di essersi preso del tempo dai suoi impegni (supervisione delle attrazioni Marvel nei parchi Disney, lavori televisivi) per guidare Cebulski nella transizione. Nell’ultimo mese e mezzo, l’autore ha condotto seminari su vari aspetti produttivi (copertine, design, editing) per il gruppo di giovani editor che risponderanno al nuovo caporedattore.

«Spero di costruire storie che restino fedeli al DNA Marvel ma che implementino un assetto mentale globale», sono state le parole del neo caporedattore, che si è imposto da subito come quello con la mentalità più manageriale e meno interessata allo shock factor delle storie: «Dobbiamo riflettere ciò che succede nel mondo, ma a volte è meglio se gli eroi Marvel non si colorino troppo politicamente o incanalino le opinioni di chi li scrive. Dobbiamo trovare un equilibrio».

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