HomeRecensioniNovitàHenri Dumas: distorsione e perversione di spazi lisergici

Henri Dumas: distorsione e perversione di spazi lisergici

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Henri Dumas è uno dei più recenti talenti folli e cupi a trovare spazio nel roster della “oscura” Hollow Press (ed è quasi omonimo del poeta afroamericano del Novecento Henry Dumas). Senza troppi giri di parole è un figlio illegittimo di Mat Brinkman e Tetsunori Tawaraya (il primo è tra gli esponenti del movimento di Fort Thunder insieme a Brian Chippendale e il secondo tra i fumettisti contemporanei giapponesi più “estremi”). Dei due non ha con sé la stessa carica innovatrice – forse anche semplicemente per tempistiche di apparizione sulla scena – ma di sicuro ne porta avanti lo spirito, sia in termini concettuali che grafici. Questi due livelli in Dumas si fondono, in una estetica fatta di elementi psichedelici, dark e astratti.

Tra gli autori che Dumas ricorda ce n’è anche un altro pubblicato da Hollow Press, Gabriel Delmas, non solo per il titolo dalla sigla criptica – come il recente Xuwwuu – ma soprattutto per lo spirito lisergico che intinge i loro lavori.

Leggi l’anteprima dei due albi.

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In V.V.V.V. (Virulent Vessels of Vesicating Vices) Dumas illustra viaggi di esseri surreali: il primo numero ha per protagonista un essere antropomorfo con testa a uovo e una fessura al centro di essa, mentre il secondo proprio una sorta di uovo. In entrambi i “viaggi”, sono animati tanto da questi singoli personaggi quanto dagli ambienti stessi, veri e propri agenti del racconto stesso. Gli sfondi sono mutevoli – ma sempre cupi, neri – a volte delimitati da pattern geometrici e in altri casi da linee fluide, interagiscono con i protagonisti, mutano attorno a loro, hanno forme mai stabili, e «angoli concavi a un primo sguardo, convessi allo sguardo immediatamente», direbbe H.P. Lovecraft.

Il nonsense di questi trip alluncinogeni porta alla mente il ben più strutturato universo narrativo di Jim Woodring, creatore di Frank e di tutto un bestiario plastico altrettanto immaginifico. A differenza di Woodring, che scandisce le vignette con cadenza graduale, Dumas racconta con una sequenzialità assai fluida, con spesso ben poca differenza tra ogni singola vignetta, quasi a creare un cartoon su carta; proprio come fanno spesso Mat Brinkman e Brian Chippendale.

Nato da tendenze ben più distorte e meno sognanti, Dumas te lo immagini ideale da leggere con un sottofondo di musica doom e drone, che riempia l’aria di stridore e distorsione, come il fumettista riempie le vignette di punti, linee e campiture nere (qui sotto una proposta di soundtrack).

Di V.V.V.V. sono usciti due albi di una ventina di pagine ciascuno, Ben Dwellers e Subterranean Centrifuge, in due formati diversi (proposti anche in un box, con materiale extra), nello spirito audace e spudorato che contraddistingue Hollow Press. Il secondo albo si chiude con una splash ipnotica (realizzata con china e collage), con linee concentriche e flussi ondulanti. È una immagine che trattiene lo sguardo, con un sole nero che emette raggi bianchi senza sosta. E a quel punto è come arrivare in fondo a uno di quei dischi in vinile che alla fine hanno un piccolo scalino che permette di far continuare il suono ipoteticamente all’infinito, tra l’incanto e il fastidio.

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Dumas realizza tavole intense, colme di segni, dalla composizione sfaccettata e, soprattutto, pregne di una visione complessa e deviata. L’autore porta avanti indirettamente la “tradizione” underground dell’estetica di Fort Thunder, mostrando in poche pagine un immaginario complesso e stratificato, padrone dei ritmi narrativi e di tecniche grafiche ricche e personali.

V∴V∴V∴V∴ Den Dwellers #1 / V∴V∴V∴V∴ Subterranean Centrifuge
di Henri Dumas
Hollow Press
20 pagine, b/n – 5 €

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