Come annunciato da tempo, la serie di Rat-Man giunge alla conclusione con il n. 122, dopo una saga in 10 parti durata 18 mesi. Questa è dunque l’ultima volta che vediamo in azione il personaggio di Leo Ortolani? Non proprio. Questa storia tira le somme della continuity di Rat-Man e la conduce verso una fine, ma il personaggio ritornerà in albi speciali (e probabilmente privi di una collocazione temporale precisa), a partire da C’è spazio per tutti, che arriverà in fumetteria già a ottobre.
Prima di partire con l’analisi di questo ultimo capitolo di lunghezza maggiore del solito, vi invitiamo a rivisitare tutto quanto accaduto finora tramite i nostri puntuali recap (e questa settimana uscirà anche il volume in stile Omnibus che raccoglierà l’intera saga finale).
Quando tutto finisce:
«Il finale è grandioso. Me lo dico da solo, perché l’ho già letto», ha affermato Leo Ortolani in un’intervista con Scuola di Fumetto (da noi riportata QUI). Ma è grandioso soprattutto perché riesce a raggiungere il difficile obbiettivo di chiudere tutte le trame in modo naturale, senza forzature, concedendo al tempo stesso qualche colpo di scena. Dopo 122 numeri, quello scritto e disegnato dall’autore è sembrato il finale più banale e al tempo stesso necessario possibile.
Dopo aver costruito un castello di carte così complesso, sarebbe bastata una virgola fuori posto per far crollare tutto, quindi la scelta più conservativa, dal punto di vista della trama, ci è sembrata anche la più giusta. Così, tutti i personaggi del puzzle composto nelle precedenti nove puntate trovano un ruolo in questo finale, per una storia ancora più corale del solito. Tutto questo ha permesso inoltre di concentrare l’attenzione sulle emozioni, quelle dei personaggi e quelle dei lettori, colpiti al cuore più che alla mente in diverse occasioni.
Le emozioni sono modulate attraverso il ritmo della storia, che – alternando brevi sequenze narrative a singole splash page – offre un crescendo fino al climax finale, con la battaglia tra l’eroe e la sua nemesi. Il finale – ambientato un anno dopo le vicende di questa saga – è apertissimo e lascia spazio a un possibile seguito delle vicende, anche se in un modo piuttosto indecifrabile (con il contatore dei silos nei quali Rat-Man era stato clonato che viene attivato da qualche misterioso individuo). Tutto è chiuso, tutto ha avuto un senso ma, per il futuro, chissà, meglio non chiudere nessuna porta, ha pensato l’autore.
In questa storia c’è il primo Ortolani, quello delle gag a ripetizione che molti lettori continuano a rimpiangere, ma c’è anche l’Otolani più recente, quello in grado di ordire trame lunghe e complesse e saghe intrise di forti emozioni e di qualche accenno di meta-narrazione. Ma tra le pagine di questa storia conclusiva scorgiamo anche un Ortolani quasi inedito, che si diverte a rompere i cliché creando un gioco con il lettore (come quando Valker, dopo essere stato rimproverato da Rat-Man per aver pronunciato un «cazzo» all’apice della battaglia, gli fa notare che «tanto è l’ultimo numero»).
Scorci di un probabile futuro che Ortolani, nell’intervista già citata, preannuncia: «Non smetterò certo di fare fumetti. E come amo dire spesso, farò un sacco di cose nuove, anche sperimentali, del tipo che nessuno poi le comprerà, fino a che, ridotto alla fame, tornerò a disegnare Rat-Man, strisciando».
Annotazioni sparse:
– Avremmo voluto chiudere in modo positivo, ma neanche questa volta in redazione siamo riusciti a cogliere la citazione di copertina.
– Nella storia c’è spazio anche per un omaggio a Ade Capone, sceneggiatore di Lazarus Ledd e Zagor scomparso nel 2015, che era un grande amico di Ortolani. A lui è dedicata una strada della Città Senza Nome: Vicolo Ade Capone, fumettista.
– Così come la saga finale si apriva con una citazione di Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller (con la copertina del n. 113), questa si chiude con un’altra citazione della stessa storia, appena prima dell’epilogo, omaggiandone una celebre immagine.