HomeRecensioniNovità"Our Little Sister", la vita quotidiana nella provincia giapponese

“Our Little Sister”, la vita quotidiana nella provincia giapponese

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Star Comics propone da aprile, mensilmente – una cadenza sempre più inusuale, nell’edizione di manga – questa serie catalogata come “seinen”, a giudicare dal bollino sul dorso dei volumi, ma più propriamente definibile come “josei”. Ovvero, un manga destinato a un pubblico adulto femminile. È la storia di tre sorelle – Sachi, Yoshino e Chika – che, dopo la morte del padre, lontano da casa da 15 anni, decidono di prendere a vivere con loro la sorellastra Suzu.

our little sister

Un soggetto tanto ordinario nasconde, in realtà, una storia ricca di sfaccettature, alimentata da un nutrito cast di protagonisti e comprimari. La maggiore delle sorelle, Sachi, ha un carattere forte ed è a tutti gli effetti il capofamiglia (le tre ragazze, abbandonate dalla madre pochi anni dopo il divorzio, sono cresciute con la nonna, in seguito venuta a mancare); fa l’infermiera ed è quella che più di tutte cova risentimento nei confronti della madre. Yoshino è la mediana, una ragazza dal carattere all’apparenza frivolo, molto amante dell’alcol e preda di uomini decisamente poco affidabili. Lavora in un credito cooperativo ed è la più indolente delle quattro. Chika è la terza figlia, diciannovenne pazzerella dalla pettinatura afro. Fa la commessa in un negozio ed è sempre allegra. Suzu è l’ultima arrivata, tredicenne e rimasta senza genitori. In seguito alla morte della madre il padre si era risposato; poco tempo dopo, tuttavia, anch’egli era venuto a mancare. Conosce le sorellastre al funerale di quest’ultimo e accetta subito quando la invitano a trasferirsi a vivere con loro.

Ciascuna delle sorelle ha un carattere molto ben delineato e, sebbene la vera protagonista sembri la piccola Suzu, l’autrice porta avanti quasi parallelamente le vicende di tutte e quattro. Il luogo in cui vivono gioca un ruolo essenziale nell’economia del racconto perché, trattandosi della piccola città di Kamakura (circa 50 km a sud di Tokyo, sul mare), spesso le linee narrative si incrociano, girando tutte attorno agli stessi ambienti e alle stesse persone. Troviamo quindi la scuola media di Suzu e i compagni della squadra di calcio in cui gioca, l’ospedale dove lavora Sachi, il negozio di Chika, il bar dove va a bere Yoshino, genitori, fratelli maggiori, fidanzati e colleghi, tutti a diverso titolo collegati alle protagoniste.

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Inoltre, l’ambientazione “campagnola” della storia dà modo di addentrarsi nelle abitudini giapponesi, dai riti religiosi alle tradizioni alle usanze quotidiane. Il manga è dunque ricco di riferimenti culturali di vario tipo, dal cibo alla toponomastica, che richiedono un largo uso di note a piè di pagina. Perfino l’enorme casa in cui vivono le sorelle è un ambiente caratteristico delle zone rurali e l’autrice non lesina nemmeno i dettagli relativi a insetti tipici o vegetazione.

Yoshida è molto brava a calibrare i ruoli e intrecciare in diverso modo i fili del racconto, intessendo una vera e propria soap opera potenzialmente infinita (non a caso il titolo originale dell’opera è Umimachi Diary, ovvero “Diario di una città di mare”) e in grado di suscitare curiosità su come andranno le cose. Cosa accadrà? Quei due si lasceranno? E loro, invece, faranno pace? E lei cambierà lavoro? E lui partirà per sempre? Mentre le vicende si dipanano il sottotesto torna sovente sul dolore per le perdite subite, e l’elaborazione del lutto diventa un filo rosso che attraversa tutto il racconto.

A differenza dell’immaginario abituale dei manga per adolescenti, in un lavoro come questo il destino non è stabilito fin dalla prima pagina, non c’è una storia d’amore tormentata che inevitabilmente finirà bene, né un campionato da vincere che, of course, verrà vinto. Gli amori sbocciano e finiscono, le persone muoiono o subiscono incidenti, gli anni passano e i personaggi crescono. È questo che definisce un manga “per adulti” e sarebbe cosa buona se in Italia ne traducessimo di più, invece di raschiare il barile degli shonen e degli shojo.

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Our little sister è una lettura certamente d’evasione ma tremendamente ipnotica, a tratti molto divertente (le sorelle non fanno che beccarsi e ironizzare l’una sull’altra) e a tratti impegnativa, date le tavole fitte di balloon. Non un fumetto da divorare in mezz’ora.

In Giappone al momento sono usciti otto volumi e la fine non è stata annunciata. Il manga è stato candidato a numerosi premi, conquistando l’Excellence Prize nella categoria manga del Japan Media Arts Festival nel 2007, del Manga Taisho Award nel 2013 e dello Shogakukan Manga Award nel 2015. Un palmarès non da tutti, insomma.

Cosa ancora più degna di nota, il celebre regista Hirokazu Kore-eda, conosciuto anche in Occidente grazie a diverse partecipazioni festivaliere (Torino, San Sebastian, Nantes), nel 2015 ne ha tratto un film, in concorso a Cannes, che ne restituisce le atmosfere con sorprendente fedeltà.

Our Little Sister voll. 1-2-3
di Akimi Yoshida
Traduzione di Asuka Ozumi
Star Comics, 2017
192 pagine, b/n
4,90 €

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