Tra tutti i personaggi Marvel, l’Uomo Ragno è quello che ha scalfito l’immaginario comune con più forza. Grazie a fumetti, serie tv, film e oggettistica varia, il personaggio si è imposto come eroe più conosciuto tra gli appassionati di fumetti e la popolazione tutta. Al pari di Superman e Batman, fino a dieci anni fa era l’icona supereroistica per eccellenza.
Più delle storie, a veicolare la sua fama è stata l’immagine. Il costume, lo stile, i colori e il mondo visivo di Spider-Man sono gli elementi che ne hanno decretato il successo. In questo contesto, grande rilevanza hanno avuto dunque i disegnatori che si sono susseguiti sulle pagine delle sue storie, innovando e adattando lo stile al mutare dei tempi.
La storia del personaggio, dunque, passa anche per la storia dei suoi disegnatori, tra i quali ne abbiamo scelto 11 tra i più rappresentativi.
Steve Ditko
Co-creatore del personaggio insieme a Stan Lee, Ditko era un disegnatore dagli interessi variegati (tra cui una passione ossessiva per Ayn Rand, filosofa dell’Oggettivismo, tanto da aver inserito molte sue idee nei propri fumetti) e dalla personalità spigolosa. Quella stessa personalità ai margini propria di Peter Parker, i cui atteggiamenti devono molto a quelli dell’autore.
Ditko disegnava le storie nella tradizione del metodo Marvel, che prevedeva lo sviluppo completo da parte del disegnatore di una breve sinossi fornita dallo sceneggiatore. Verso la fine della sua gestione, questo aspetto si accentuò al punto che, secondo Ditko, Lee si limitava a inserire i dialoghi nelle storie preconfezionate dal collaboratore.
Ditko lasciò l’incarico dopo 38 numeri a causa delle divergenze con Lee, non prima di aver caratterizzato graficamente alcuni tra i più famosi cattivi dell’eroe (Dottor Octopus, Goblin, l’Uomo Sabbia) e impostato il vocabolario visivo e narrativo del primo Uomo Ragno (le ragnatele sotto le ascelle, le pose sgangherate, il fisico esile).
John Romita
Quasi un padre putativo per Peter Parker, John Romita fu il secondo disegnatore della serie, quello che più di tutti ne definì il look e ne ampliò un immaginario durato vent’anni. Il retroterra nei romance e nei fumetti a sfondo sentimentale del disegnatore ibridarono Spider-Man con una componente soap operistica che ne decretò la fortuna, perfezionando la formula di Lee e Ditko.
Romita irrobustì il fisico di Peter e diede un volto a Mary Jane Watson, sempre offuscato da Ditko, modellandolo su Ann-Margret, l’attrice di Ciao, ciao Birdie. Accompagnata dalla battuta «Ammettilo tigre, hai appena fatto centro», l’introduzione di Mary Jane segnò l’inizio di un periodo incentrato più sulla vita sociale di Peter e su temi d’interesse politico come i diritti civili e il razzismo che sulle scazzottate tra Spider-Man e i suoi antagonisti. Romita non mancò comunque di contribuire alla creazione di una seconda ondata di cattivi come Kingpin, Rhino e Shocker.
Dopo la fine della sua tenuta su Amazing Spider-Man, Romita continuò a supervisionare il personaggio in qualità di art director della Marvel fino alla fine degli anni Ottanta, mettendo mano al lavoro dei disegnatori che andavano fuori modello e, dopo il suo ritiro dalle scene, prestando la propria matita a incursioni occasionali (Amazing Spider-Man #500, alcune copertine variant).
Gil Kane
Principale copertinista della serie negli anni Settanta, Gil Kane prestò le proprie matite a pochi interni della serie, ma quei pochi segnarono la storia del personaggio. Kane fu infatti il disegnatore della morte di George Stacy, della storia antidroga che coinvolgeva la dipendenza di Harry Osborn e della celebre La notte in cui morì Gwen Stacy, a detta di molti il punto finale della Silver Age.
Erede della lezione dinamica di Jack Kirby, rispetto a quest’ultimo cercò sempre maggior realismo nei corpi che tratteggiava. La tavola in cui Gwen trova la morte è stata sviscerata da critici e fisici, che hanno cercato tra le vignette la causa del decesso della ragazza e indizi sulla responsabilità di Peter, reo di averle causato un contraccolpo mortale.
Negli anni, tantissimi disegnatori hanno riproposto la sequenza mantenendo inalterate quelle che nel frattempo erano diventate pose iconiche.
Ross Andru
Andru, figlio di emigrati russi, fu chiamato nel 1968 su Amazing Spider-Man per aiutare Romita, che si era infortunato al polso. Romita guarì prima del previsto, ma la Marvel vide qualcosa nel giovane Andru.
Dopo vari lavori, nel 1973 debuttò sulla serie, finendo per tenere a battesimo il Punitore e disegnare lo speciale scontro tra Spider-Man e Superman, storico primo crossover tra personaggi di Marvel e DC Comics scritto da Gerry Conway. I disegni di Andru però furono modificati pesantemente da Neal Adams, che ridisegnò tutte le vignette con Superman, e Romita Sr., che ripulì alcune porzioni con Spider-Man.
Andru lavorò su Amazing Spider-Man per cinque anni, fino al 1978, caratterizzando il personaggio con pose plastiche, spesso sgraziate, e scene d’azione dai tagli particolari con cui sapeva restituire su carta il senso dell’incredibile agilità dell’eroe. Di lui, Conway disse: «Andru aveva un senso dello spazio strepitoso. Poteva disegnare sequenze in cui non cambiava mai lo sfondo ma spostava i personaggi nello spazio. Oggi i disegnatori sono concentrati sulla figura, ma Andru aveva sempre a cuore lo spazio e il contesto».
La sua attenzione per i dettagli architettonici, la cura per le ambientazioni urbane e il senso per l’atmosfera fornirono un controcanto supereroistico al romanticismo di Romita, invogliando gli sceneggiatori a spingersi in territori diversi, ombrosi o comici, come testimonia la famigerata introduzione della Spider-Mobile, di cui Andru curò il design.
Alex Saviuk
Alex Saviuk arriva alla Marvel nel 1986 dopo anni di lavoro in DC Comics e fin da subito inizia a lavorare sul Ragno con una gestione settennale su Web of Spider-Man, accompagnata dal graphic novel di Spider-Man Vite parallele, scrita da Gerry Conway, e dalla tenuta su Spider-Man Adventures, che riprendeva le atmosfere del cartone animato trasmesso da Fox Kids.
Il suo lavoro più celebre e duraturo è però l’incarico sulla striscia The Amazing Spider-Man, a cui lavora ininterrottamente dal 1997 (inchiostrando le matite di Larry Lieber durante la settimana e disegnando le domenicali) su testi di Stan Lee, con un monte pagine tra i più alti per i disegnatori ragneschi.
Il suo lavoro sotterraneo rappresenta un’estensione fuori dal tempo, classicheggiante e romitiana, e testimonia la capillarità di Spider-Man nella cultura di massa.
Sal Buscema
Fratello minore di John Buscema, Salvatore “Sal” Buscema si ricorda come disegnatore (e spesso inchiostratore) di Spectacular Spider-Man, testata che tenne a battesimo nel 1976 e illustrò per lungo periodo dal 1988 al 1996. Buscema mise mano a una delle saghe più amate dai lettori, Il bambino dentro, culminata con la morte di Harry Osborn. In seguito, inchiostrò Pat Olliffe su Spider-Girl, lavorando sul personaggio eponimo fino al 2010.
Nella sua produzione ragnesca, Buscema si fece ispirare da Robert Fawcett, illustratore che aveva lavorato nel campo pubblicitario e giornalistico, collaborando soprattutto con Look. Il taglio documentaristico dei suoi disegni influenzò l’approccio di Buscema, artefice di tavole che scioglievano l’azione da prospettive ancorate al terreno o scomponevano la scena con inquadrature posate.
E se i personaggi di Romita erano belli e aitanti e quelli del fratello John possedevano un’aurea di nobiltà, quelli di Sal erano in perenne stato di dubbio, colti nel mezzo di un’espressione come il miglior Neal Adams.
Todd McFarlane
Alla fine degli anni Ottanta, il canadese Todd McFarlane riuscì a cambiare il volto dell’Uomo Ragno. Quando arrivò su Amazing Spider-Man si ritrovò di fronte a una situazione stagnante: i disegnatori che lo avevano preceduto non avevano fatto altro che imitare John Romita, restando fermi a quella rappresentazione. Classica, corposa, fuori dal tempo. Il costume allora si infittì di linee, gli occhi si ingrandirono e il corpo si piegò in pose aracnoidee, a scapito della corretta anatomia, in un rilancio della sgangheratezza ditkiana.
McFarlane ripensò perfino le ragnatele, fino ad allora disegnate come una rete fatta di linee unite nel mezzo da fili a raggiera o incidentali, ottime per le vedute laterali, pessime se direzionate verso lo spettatore. McFarlane s’inventò una corda sfilacciata e appiccicosa (la descrisse come «quattro fili di pongo tenuti insieme da un quinto filo che li avvolge»), la sparse a metri in tutte le vignette e la fece diventare elemento decorativo.
Nella scrittura mcfarlaneniana, Spider-Man era capace di toccarsi la punta del gomito con la lingua, Lizard e Venom erano mostruosità con schiere di denti e bava e muscoli. Le vignette erano tagliate come se stesse succedendo tutto a un centimetro di distanza dal lettore, con inquadrature che spesso rischiavano di collassare per il sovraccarico di informazioni che ci inseriva.
McFarlane fu l’uomo che cambiò i nostri gusti e il modo in cui ancora guardiamo al personaggio. I suoi disegni non erano giusti nel senso accademico del termine, lo erano perché coglievano l’essenza di quella finestra temporale.
Mark Bagley
Autodidatta, Mark Bagley iniziò a lavorare per la Marvel dopo aver vinto il concorso sponsorizzato da Marvel Try-Out Book, un albo-manuale con cui aspiranti fumettisti potevano cimentarsi nel creare pagine secondo lo stile della Casa delle Idee. Illustrò carte da gioco e altro materiale promozionale, per poi passare ad alcune storie dell’Uomo Ragno in titoli minori.
Nel 1991 la sua carriera compì lo scatto che lo avrebbe catapultato tra i nomi più popolari del settore. Quell’anno prese in eredità da Erik Larsen la testata ammiraglia, portandola avanti per il lustro successivo. La sua versione del personaggio, snella ma consistente e coi piedi ben ancorati nel realismo, divenne quella predominante degli anni Novanta e segnò la rottura dallo stile gridato di McFarlane e Larsen, con i quali i paragoni si fermarono all’aspetto di Carnage, il cattivo che Bagley co-creò con David Michelinie.
Contributo ancora più grande alla mitologia ragnesca è statoil suo incarico su Ultimate Spider-Man, titolo di debutto dell’etichetta Ultimate voluta da Joe Quesada e Bill Jemas per offrire al pubblico delle rivisitazioni contemporanee degli eroi Marvel. La serie ha segnato il più lungo sodalizio ininterrotto di un team creativo: 111 numeri realizzati da Bagley in coppia con lo sceneggiatore Brian Michael Bendis, a conferma di come il disegnatore sia stato una delle matite più significative del Ragnetto.
John Romita Jr.
Figlio d’arte, John Romita Jr. è uno degli autori più rappresentativi del personaggio insieme al padre. La sua prima storia in Marvel, affidatagli da Archie Goodwin, fu un riempitivo di sei pagine con protagonista proprio l’Uomo Ragno, Caos al Coffee Bean.
Da lì in poi, Romita avrebbe disegnato tantissime storie di Spider-Man in ogni decade, ma il periodo con Joe Straczynski dal 2000 al 2004 è quello più memorabile, anche per la maturità artistica raggiunta dal disegnatore. JRJR è uno dei pochi che ha attuato un recupero degli stilemi imposti dal padre, soppiantati negli anni Novanta dalle innovazioni di Todd McFarlane. La sua ragnatela è meno viscosa, più classica, il suo Uomo Ragno è magro e volteggia tra i tetti leggero come una libellula, eppure si percepisce il volume e la massa kirbyiana delle figure.
In quei quattro anni ci sono alcune delle pagine più memorabili di Junior: il ritorno di Mary Jane, l’anniversario del numero 500 disegnato insieme al padre, una storia muta e Amazing Spider-Man #36, “The Black Issue”, in cui Spider-Man è messo di fronte alla tragedia dell’11 settembre. Romita Jr. è tornato sulla serie in occasione dell’evento “Un nuovo giorno”, ma la sua permanenza non è stata altrettanto indelebile nella memoria collettiva.
Humberto Ramos
Il messicano Humberto Ramos si è imposto all’inizio del nuovo secolo con il suo stile fusion che mischiava influenze giapponesi a esagerazioni cartoonesche. Gli occhi sulla maschera si sconquassano, le mani si ingrandiscono e le mascelle si ingrossano fino all’inverosimile.
Responsabile di un ciclo con Paul Jenkins su Peter Parker: Spider-Man che ha riportato in scena Goblin, Ramos ha piegato le regole del consentito, proponendo un Uomo Ragno espressivissimo (con esagerazioni che permettono alla maschera di recitare), un Peter Parker spesso giocattoloso – con mento squadrato e iperbolico – e una serie di design per i cattivi che sembravano pensati più per l’animazione che per il fumetto.
Il più duraturo dei suoi apporti alla mitologia è la modernizzazione del Dottor Octopus, in concomitanza con il debutto cinematografico nel 2004, rimasta modello per i disegnatori successivi. Dopo un breve allontanamento, Ramos è tornato nel 2009 in occasione dell’evento “Un nuovo giorno” sfoggiando un segno più asciutto e diventando il principale disegnatore della serie degli anni Duemiladieci.
Sara Pichelli
La disegnatrice italiana Sara Pichelli ha creato nel 2011 Miles Morales, il secondo Uomo Ragno dell’universo Ultimate, le cui apparizioni sono state in gran parte gestite da lei. Prima sulla serie Ultimate, poi nei crossover con l’Uomo Ragno di Terra-616 Spider-Men e Spider-Men 2 e infine nella serie Spider-Man.
Afroamericano con origini portoricane, il suo Miles, dotato di un aggressivissimo costume rosso e nero che si mangia la scena, di un fisico asciutto e snodato nelle prime apparizioni, piazzato e massiccio nelle ultime, è diventato un personaggio di punta dell’Universo Marvel ed è comparso in diversi media, tra videogiochi e serie a cartoni.
Lo sguardo più cinematografico che fumettaro, le espressioni facciali curatissime, l’insistenza sulla recitazione del corpo e l’uso dei retini per un gusto pop sono alcuni degli elementi che rendono quella di Pichelli la rappresentazione più contemporanea del personaggio.