Gaving Aung Than è un fumettista australiano divenuto noto negli ultimi anni grazie a Zenpencils.com, un sito sul quale, a partire dal 2012, pubblica settimanalmente strisce a fumetti dedicate alle sue citazioni preferite.
«Ho sempre amato leggere autobiografie, libri di storia, e passare ore e ore su Wikipedia scoprendo cose interessanti su persone che mi ispiravano – ha scritto Than nel post che ha inaugurato cinque anni fa il suo progetto – perciò ho deciso di unire in questo nuovo lavoro il mio amore e la mia ammirazione per i grandi personaggi e per le illustrazioni ed i fumetti».
Per dedicarsi a questo progetto Than, che si era già fatto conoscere per le strisce a fumetti Dan and Pete e Boys Will be Boys, ha lasciato il suo lavoro di graphic designer. Zen Pencils ha ottenuto in questi anni un ottimo successo, tanto da imporsi all’attenzione di testate come il Washington Post e l’Huffington Post, passando dal digitale alla pubblicazione a volume, scalando le principali classifiche di vendita internazionali.
In questi giorni il protagonista dell’ultima citazione fumettistica di Zen Pencils è stato lo scrittore americano Stephen King. La citazione che ha ispirato il fumetto di Gaving Aung Than proviene dal saggio di King On Writing, un’opera autobiografica riguardo al mestiere dello scrittore. Ma prima di parlare del fumetto occorre fare un piccolo approfondimento.
L’autobiografia di un mestiere, e di un dolore
Stephen King pubblicò On Writing nel 2000. Non si trattava di un classico romanzo horror o thriller pronto a diventare un nuovo bestseller. Bensì, dopo anni e anni di lavoro, il re dell’orrore decise di realizzare un’opera che raccontava il suo mestiere, appunto quello scrittore. Un saggio, ma soprattutto un libro autobiografico nel quale King racconta il percorso di vita intrapreso intorno allo scrivere, dispensando consigli e raccontando aneddoti da mettere a disposizione dei tanti lettori e aspiranti scrittori che lo seguivano da quasi tre decenni.
Il saggio racconta un po’ tutto riguardo al percorso con la scrittura di Stephen King: dalla prima storia mai scritta all’età di sei anni, alle collaborazioni per il giornalino scolastico, inserendo episodi curiosi come il controgiornale satirico e ribelle da lui stesso scritto e stampato ai tempi del liceo, fino ad arrivare ai primi racconti pubblicati sulle riviste e a Carrie che segnò la nascita dello Stephen King scrittore che oggi tutti conosciamo. Lo stile di On Writing è quello che ha contraddistinto tutte le opere di King: asciutto, diretto, molto intenso e coinvolgente nelle descrizioni. Più che di un saggio, così come evidenzia il sottotitolo del libro, si tratta dell’ “autobiografia di un mestiere”.
Durante la scrittura di On Writing, proprio mentre lavorava sul corpo principale dell’opera, King si trovò a un passo dalla morte. Fu vittima di un incidente stradale causato da un camionista alla guida di un minivan, distratto dal suo cane mentre attraversava la Route 5 sulla quale Stephen King stava facendo la sua passeggiata quotidiana. La gravità dei danni riportati su tutto il corpo costrinse King a ben sette operazioni chirurgiche. Durante il periodo di degenza si sottopose a dolorosi sforzi per riprendere la scrittura. La lavorazione di On Writing fu fortemente condizionata da questo incidente, e King riversò ancora di più sulle pagine di questo saggio tutto ciò che raccordava il mestiere dello scrittore con ciò che quella professione e quella passione avevano dato o tolto alla sua stessa vita.
“La vita non è un supporto per l’arte, è il contrario”
Gaving Aung Than, da amante dei grandi personaggi e delle grandi citazioni, non poteva non farsi scappare questo libro e trarne ispirazione per uno dei suoi fumetti. La citazione sulla quale si è concentrato è una parte di On Writing nella quale Stephen King mette al centro dell’attenzione “la scrivania”.
«Per anni ho sognato di possedere una di quelle tavole di quercia in legno massiccio che dominano la stanza», racconta King, e di riflesso Than nel suo fumetto rappresentando un giovane Stephen chiuso in una piccola cameretta, intento a lavorare su una scrivania attaccata ad un angolo. Il giovane King sogna una scrivania mastodontica sulla quale addirittura potersi sdraiare: «Basta con gli scrittoi per bambini nello sgabuzzino di una roulotte, basta con le ginocchia intorpidite in un vano troppo angusto in una casa in affitto».
Così un giorno, dopo tanto successo il sogno si realizza: «Nel 1981 mi procurai quella che volevo e la piazzai al centro di uno studio spazioso, illuminato da un lucernario». Molto curioso è vedere come Gaving Aung Than immagina la scrivania degli anni Ottanta di King: con un’action figure di Alien piazzata in un angolino, assieme ad un teschio, un guantone e una palla da baseball, tanti libri e una copia del Bangor Daily News, oltre ovviamente a tutti gli attrezzi del mestiere, a partire dalla macchina da scrivere.
«Per sei anni mi sono seduto a quella scrivania o ubriaco o rimbambito, come uno skipper che dirige la sua barca verso nessun posto». E qui lo stile cartoonesco di Than dà spazio a un King che scrive in maniera forsennata sulla macchina e poi pronto a salpare in barca, con una bottiglia in mano, verso un mare agitato e che non promette niente di buono. Il tema centrale di queste due vignette è l’attenzione sul totale distacco dalla realtà di King, con la moglie Tabitha ed i figli fermi in un angolo a osservarlo.
«Un paio di anni dopo, a sangue ripulito, mi sbarazzai di quella mostruosità ed al suo posto allestii una suite, scegliendo i pezzi e un bel tappeto turco con l’aiuto di mia moglie». L’immagine del periodo posto-alcolico di King è quella di un uomo che vuole ricostruire la sua vita, a partire dal luogo che è stato parte della discesa nell’abisso. Than nella prima vignetta dedicata a questa frase raffigura la vecchia e imponente scrivania piazzata fuori dalla celebre casa di King a Bangor. La villetta dello scrittore è illustrata con dovizia di particolari, con tanto di cancello con inferriate a forma ragnatele e pipistrelli compresi.
«Agli inizi degli anni Novanta – racconta King – prima che cominciassero a condurre la loro vita indipendente, i miei figli venivano ogni tanto la sera a guardare una partita di basket o un film e a mangiare una pizza».
L’approccio alla vita da parte dello scrittore è cambiato e questa volta la famiglia messa al centro della vignetta è ben notata dallo stesso King. «Di solito quando se ne andavano (i miei figli ndr) mi lasciavano una scatola piena di croste, ma non me la prendevo. Loro venivano, sembravano contenti di essere con me e io so che ero contento di essere con loro», Than rappresenta la famiglia King attorno alla tv intenta a guardare la partita di baseball, con un paio di contenitori di pizza sul tappeto.
King quindi parla degli ultimi anni, del suo presente, e della nuova scrivania: «Ne ho un’altra, costruita a mano, molto bella, grande la metà del dinosauro precedente. L’ho sistemata nell’angolo ovest dello studio, sotto il soffitto spiovente». Qui l’illustrazione di Than diventa un campo largo che inquadra tutta la stanza di King, mettendo in evidenza un bel manifesto de Le Ali della Libertà, film cult degli anni Novanta tratto dalla sua raccolta di racconti Stagioni Diverse. Con questi piccoli dettagli che variano di vignetta in vignetta il fumettista australiano tende a sottolineare lo scorrere degli anni con tutti gli elementi ed i successi che hanno caratterizzato la carriera e i gusti di King.
«Ci sono seduto tutt’ora cinquantenne, con gli occhi malandati, una gamba sifolina e senza postumi di sbornie. Faccio quello che so come si fa e lo faccio come meglio so fare. Sono passato per tutto quello che vi ho raccontato e ora vi racconterò tutto quello che posso sul mio mestiere».
Le ultime vignette rappresentano un King più in là con gli anni, con la sempre presente moglie Tabitha al fianco, pronta a revisionare gli scritti del marito. Le ultime didascalie e vignette preparano, dando un ritmo perfetto alla narrazione, la frase finale a effetto che racchiude il significato di tutto il discorso, e di un’esistenza intera.
«Comincia così: sistemate la vostra scrivania nell’angolo, e tutte le volte che vi sedete lì a scrivere, ricordate a voi stessi perché non è al centro della stanza…». La grande vignetta conclusiva inquadra in campo largo un King intento a scrivere al computer, ad una scrivania piazzata all’angolo della stanza, sopra cui spicca un manifesto di Under The Dome (una delle ultime serie tv tratte da un suo romanzo). Al centro della stanza svetta l’immagine dei “fantasmi” della famiglia King, radunata attorno alla tv per ricordare che dopo una forte sbandata il vecchio Stephen ha ripreso in mano la propria esistenza ed ha saputo dare alla sua scrivania il giusto spazio: «La vita non è un supporto per l’arte, è il contrario».
Il fumetto si può leggere online su Zen Pencils.
Le citazioni di Stephen King sono tratte da On Writing – autobiografia di un mestiere, Sperling & Kupfer, 2004. Traduzione di Tullio Dobner.