Unire influenze pittoriche ed elementi pop in un fumetto non è cosa semplice, ma nemmeno impossibile. Lo dimostrano i lavori di autori come Gary Panter, Atak, Brecht Vandenbroucke, che attingono dal bagaglio di quella che un tempo qualcuno chiamava “cultura alta” – l’Arte per eccellenza – per tuffarla nelle vignette dei loro più ‘prosaici’ fumetti pop. Da Lorenzo Mattotti ad Alex Barbier, il filone pittorico è ormai ben radicato nel fumetto contemporaneo, e soprattutto nella cultura europea. Ed una delle esperienze più singolari in questo filone è ormai rappresentata, con pochi dubbi, dal francese Gabriel Delmas.
Delmas si è fatto conoscere in Italia grazie all’imponente Largemouths (pubblicato con coraggio da Hollow Press), un tomo di quasi 700 pagine realizzato in bianco e nero, ma fortemente influenzato dall’opera di Francisco Goya, quasi fosse una lunga digressione sullo storico e brutale dipinto Saturno che divora i suoi figli. Come ne fosse ossessionato, Gabriel Delmas ha continuato la sua ricerca attorno alla poetica visiva di Goya anche con Xuwwuu, che a confronto di Largemouth si presenta come un sottile pamphlet, che contiene però tavole assai più singolari e dense. Veri e propri dipinti (a olio) in sequenza.
Si diceva dell’unire influenze pittoriche a elementi pop. Premesso che forse è un po’ inesatto definire pop il black metal o la band Die Antwoord, è proprio in questo che Delmas osa ulteriormente. La sua estetica oscura e gore non può trovare miglior accoppiata se non con gli spunti visivi di correnti musicali estreme, ormai assimilate nell’immaginario (magari non in quello collettivo, ma di certo in quello alternativo). L’impronunciabile titolo del suo albo è rappresentato con lo stile dei loghi delle band black metal.
Per il volto della sua protagonista Delmas sceglie, invece, di rifarsi alle fattezze della cantante dei Die Antwoord, Yolandi Visser, nota forse agli appassionati di comics anche perché il suo stile pare fosse stato di ispirazione per creare la Harley Quinn cinematografica.
Precisando che il black metal non c’entra niente con i Die Antwoord (personalmente non ho mai capito che musica facciano, al di là del baraccone di immagini trasgressive e trasversali che mettono insieme), sta di fatto che Delmas attinge da due culture musicali di un sottobosco alternative per coniugarle a un’espressività mutuata – di nuovo – dalla poetica di Goya. Il tutto torna, per una serie di comunanze. Il tema in Xuwwuu è panico e mistico, tra funghi (allucinogeni?) e una natura sotterranea perversa e deviata. Non ho mai tenuto molto ad approfondire la cultura del black metal, ma so per certo che l’elemento pànico è fondamentale. Il volto di Yolandi Visser, invece, è citato proprio così come appare in alcuni passaggi del video del brano Ugly Boy (sotto), e lei serve solo come “attrice” (un po’ come Sylvester Stallone sta a Kenshiro), per il volto algido e intenso.
Se i “funghetti” sono il motivo del breve racconto, anche per il lettore entrare nell’immaginario di Delmas è un trip, un travolgente, mesmerizzante sprofondare in anfratti terrestri rossi di fuoco e sangue, popolati da demoni. Che poi siano metafora di un viaggio nelle profondità dell’animo, sta al singolo lettore definirlo, poiché il tono narrativo dell’autore è talmente surreale e violento da permettere più livelli di lettura.
Per certi versi, una simile escursione in un’oscurità popolata da mostri e deformità umane non la si vedeva (in quel caso in bianco e nero) dai tempi del Mao Dante di Go Nagai (che non esito a considerare ben più violento e oscuro del più noto Devilman). E visto che il nostro sembra ormai avere chiuso con l’editoria francese di fumetto mainstream (nel 2002 e 2003 pubblicò per Delcourt), chissà quanto inquietante continuerà ad essere il suo percorso. Non sottovalutiamolo.
Xuwwuu
di Gabriel Delmas
Hollow Press
28 pagine, colore – 10€
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