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“Cittadino della Terra”, il brillante Silver Surfer di Dan Slott e Mike Allred

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Apri il volume e la prima immagine che incontri è quella di un Silver Surfer pensieroso e serissimo che sfrutta la sua celebre tavola come abbassalingua per una visita odontoiatrica a Galactus. Non riesco a immaginarmi un modo migliore per cominciare la lettura del secondo tomo del Norrid Radd di Dan Slott e Mike Allred. Dopo lo straordinario – premiato da critica e pubblico – ciclo Alba nuova, i due autori pensano bene di rimescolare le carte in tavola, dando nuova sostanza a una serie che rischiava di trasformarsi troppo presto in una sorta di giocattolo di lusso. Dopo quel pugno di numeri dal ritmo folle, dalla struttura fortemente episodica e basati sul susseguirsi senza tregua di idee e intuizioni, ecco che l’andamento delle storie si fa quindi più placido e riflessivo, prendendosi addirittura lo spazio di sei uscite per raccontarci di come l’ex araldo di Galactus sia diventato un cittadino terrestre a tutti gli effetti.

Rispetto al massivo sfoggio di tecnica e alla ricerca del gimmick a effetto del primo story arc, qui la sceneggiatura torna a essere un pretesto per parlare di altro rispetto a quello che si vede sulla pagina. Per la precisione di radici, di come perderle del tutto e di come trovarne di nuove. O di come riuscire ad ammettere a se stessi che forse non dovremmo amarle poi così tanto, visto che non ce le siamo scelte noi. Così, mentre qualcuno si dice pronto a tutto pur di difendere le proprie, da qualche altra parte si incomincia a discutere di come l’assenza delle stesse possa essere vista come un fattore positivo. L’argomento è uno di quelli che tornano a essere ciclicamente caldi ogni volta che la situazione politica ed economica non è delle migliori, e l’andazzo di certa politica reazionaria a livello globale ce lo sta dimostrando per l’ennesima volta. Slott, da narratore scafato qual’è, annusa per bene l’aria che tira e ci costruisce attorno una vicenda a tratti leggera, a tratti drammaticamente devastante. Silver Surfer dovrà prendere una decisione durissima pur di salvare l’identità della Terra – non la Terra in toto, si parla unicamente della sua cultura – mentre l’amata Dawn farà i conti con diramazioni della sua famiglia che forse si immaginava migliori. Di carne al fuoco ne abbiamo un sacco, anche se ben diversa rispetto a quella a cui ci eravamo abituati.

silver surfer cittadino della terra

L’unica cosa identica rispetto al primo volume è la perfetta fusione tra le parole di Slott e i disegni di Allred. Davvero, si tratta di una cosa folle. Il creatore di Madman ha sempre avuto un tipo di umorismo piuttosto normalizzante nelle sue opere, basato sul prendere personaggi molto umani e sull’inserirli in situazioni fuori dall’ordinario. In tutta la sua bibliografia non troverete mai one-liner scolpiti nella roccia alla Warren Ellis o uscite a effetto da b-movie anni Ottanta. Sarà più facile trovare persone estremamente garbate che reagiscono in maniera tutto sommato tranquilla a minacce di ogni sorta. Un meccanismo comico complicatissimo da mettere in piedi, reso ancora più sottile dal fatto che questo tipo di reazione non ce li fa apparire come algidi robot. Anzi, spesso l’empatia con i personaggi di Allred è altissima. E la stessa cosa succede tra queste pagine. In Alba nuova, quando si è resa conto di essere prigioniera in un carcere alieno, la prima cosa che Dawn ha fatto è stato salutare («Ehm, salve?») e far presente ai suoi nuovi coinquilini che ora c’era anche lei. Alla stessa maniera, in Cittadino della terra, quando sventa un attacco alieno e scopre una telecamera collegata a tutti gli schermi terrestri, la ragazza ne approfitta per avvisare la famiglia che da lì a poco andrà a fargli visita. Sono classiche uscite alla Allred, che raggiungono il loro scopo solo se messe su carta dal suo tratto così luminoso e scanzonato. In questa sede sono però scritte da Slott, a testimonianza di una sinergia tra i due autori davvero strepitosa.

Lo sceneggiatore sarà anche tra i più odiati dell’attuale panorama statunitense, ma qui si riconferma una miniera di trovate, giochetti, riferimenti, frecciatine e stratificazioni. Oltre a garantire sempre e comunque un ritmo brillante e uno svolgimento della narrazione comprensibile a chiunque. Avete presente quando qualcuno prende un concetto molto complesso e riesce a spiegarvelo utilizzando parole semplici e facendovelo apparire come la cosa più immediata del mondo? Ecco, questa serie di Silver Surfer funziona allo stesso modo. Oltre a una drammatica e complessa trama orizzontale abbiamo gag comiche che si sviluppano per pagine e pagine, magari basandosi su eventi neanche presenti in questo volume. E una continua e minuziosa analisi psicologica dei protagonisti. E una serie di svolte tanto inaspettate quanto repentine. E alieni buffi come se piovesse. Davvero un sacco di roba incastrata perfettamente in un pugno di tavole. Merito della sceneggiatura di Slott come della capacità di Allred di comprimere ogni scena d’azione in un paio di vignette, evitando certe sbrodolate ormai fuori tempo massimo. Non vedevo una gestione del ritmo così compressa dai tempi del miglior Savage Dragon di Erik Larsen. Se siete stanchi della decompressione imperante nel mainstream statunitense, questo è il titolo che fa per voi.

silver surfer cittadino della terra

Ultima menzione invece per qualcosa di meno solare e positivo. Come nel precedente Alba nuova, anche in questo caso gli ospiti da casa Marvel sono davvero molti, eppure pare che qualcosa sia cambiato. Non è un caso che Radd non riesca più a riconoscerli, che visiti i vecchi quartieri generali e li trovi profondamente cambiati, che gli stessi eroi finiscano con estrema facilità per cadere nel tranello di Shalla Bal e perdere la loro identità. Una serie di riferimenti velenosi e devastanti all’attuale gestione della casa editrice e forse un modo per Slott di far capire ai suoi lettori come certe scelte non apprezzatissime nella sua gestione dell’Uomo Ragno non siano proprio farina del suo sacco. Il tutto è inserito in maniera organica nella sceneggiatura, ma che ci sia dell’acredine è evidente. E il fatto che un discorso simile sia compreso in una serie che riesce a risultare una delle più esaltanti dell’attuale panorama editoriale senza rinunciare a un grammo del suo classicismo fa ancora più male. Proprio come l’All-Star Superman di Grant Morrison e Frank Quitely faceva a suo tempo, anche questo Silver Surfer risulta grandioso per le sue idee, per la positività da Golden Age e per la potenza visiva. Senza stravolgere di una virgola una mitologia che è da sempre solo un semplice canovaccio per costruirci avventure e mondi sempre nuovi, non il fulcro di ogni cosa.

Silver Surfer: Cittadino della terra
di Dan Slott e Mike Allred

Panini Comics, 2016
144 pagine a colori, € 14,00

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