Il corpo di Plutona, la più forte supereroina di Metro City, viene scoperto abbandonato in un bosco da cinque giovani studenti. Questo tragico rinvenimento, se da un lato permetterà all’inedito gruppo di unirsi attraverso la condivisione di un segreto che esclude il mondo degli adulti, dall’altra porterà a galla le contraddizioni e i lati oscuri di ognuno di loro. Con Plutona, Jeff Lemire costruisce quello che potrebbe sembrare il perfetto racconto transgenerazionale di successo. Gli elementi, sulla carta, ci sono tutti.
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Uno sceneggiatore di fama, capace di dividersi fra opere personalissime e le principali serie delle più importanti case editrici statunitensi. Una giovane disegnatrice, Emi Lenox, già autrice di un popolare webcomic diaristico, dotata di un tratto moderno e accattivante. L’ormai quasi obbligatorio svelamento dei retroscena, spesso tragici e quotidiani, del mitologico e trasfigurato mondo dei supereroi. Un gruppo di giovani adolescenti, protagonisti e cuore della trama. Lo sfruttamento di una serie di archetipi fissati già da tempo nell’immaginario collettivo – si veda Cuore di De Amicis ma soprattutto la filmografia statunitense degli anni Ottanta e Novanta, in particolare Stand By Me e Goonies, e anche tante e maggiormente anonime commedie di ambientazione scolastica. Archetipi che includono: la ragazza sovrappeso, insicura e fragile a causa del proprio corpo; il nerd ghettizzato in cerca di riscossa; il ribelle tenebroso proveniente da una famiglia difficoltosa che si scoprirà poi essere il più leale ed equilibrato del gruppo; la dark magrolina che finirà per innamorarsi di lui; il fratellino di quest’ultima, da accudire e proteggere.
I lettori più giovani non faticheranno a riconoscersi in dinamiche sociali che si ripetono, con le dovute differenze, di generazione in generazione, similmente a degli obbligatori riti di passaggio volti a favorire l’ingresso nell’età adulta; quelli più maturi vi ritroveranno, in aggiunta ai loro spesso imbarazzanti ricordi, le narrazioni cinematografiche e televisive tipiche della propria infanzia e adolescenza. Per allargare ancor di più il bacino dei propri lettori, Lemire fa seguire a ogni capitolo del proprio racconto una narrazione in flashback che svela gli avvenimenti che hanno portato alla caduta della supereroina, evento che muove i fili della storia principale. Il tono e lo stile grafico di questi raccordi – i disegni sono dello stesso Lemire – evocano atmosfere tipiche del fumetto underground, anche e soprattutto a causa del tratto sgraziato e ruvido dell’autore.
Dai Goonies, in particolare, lo sceneggiatore riprende l’idea di un gruppo di emarginati adolescenti che si coalizza intorno a una scoperta esclusiva e che si muove per risolvere un mistero; da Stand By Me, che dei Goonies rappresenta una sorta di stravolgimento tragico, quella di sostituire al motore che fa partire l’avventura un evento drammatico e, in particolare, il rinvenimento di un cadavere. Il tutto aggiornato, naturalmente ai tempi di Internet e dei social, che qui sembrano intervenire, pur lievemente, più sulle dinamiche narrative che su quelle sociali. Non più riunioni segrete nelle soffitte o nei boschi per intenderci, ma chat condivise (il che toglie un po’ di gusto piratesco al tutto, ma questa è solo l’opinione di un recensore troppo vecchio che analizza l’opera di uno sceneggiatore forse in parte generazionalmente inadeguato nel raccontare le dinamiche di un gruppo di adolescenti d’oggi). Il possesso degli smartphone incide più che altro sulla dimensione urbana e al massimo suburbana di questa vicenda. Il cadavere di Plutona viene ritrovato in un bosco nelle immediate vicinanze di Metro City. Perdersi quando si è costantemente connessi con il mondo è più difficile.
Peccato che, al di là degli archetipi e delle influenze fin qui ricordate, Plutona non riesca a offrire molto di più che una confortante e solo a tratti piacevole sensazione di deja-vu. Lemire utilizza tutto il proprio affinato talento di tratteggiatore di caratteri problematici senza però riuscire a superare gli stereotipi e le meccanicità proprie dei modelli scelti, accontentandosi, come detto, di aggiornarli al secolo in corso, senza, fra l’altro, mostrare particolare spirito innovativo né un apprezzabile acume. Il ritmo paludoso e raffreddato dell’andamento narrativo si sposa perfettamente con la storia che lo sceneggiatore ha scelto di raccontare. I personaggi, nei limiti delle maschere che incarnano, sono funzionali e coerenti. Ma è la macchina nel suo complesso a non superare mai un freddo meccanicismo che non riesce a stupire e che s’incarna consapevolmente nel nostalgismo imperante impostosi come cifra imperante di questi ultimi anni.
La cornice supereroica, in gran parte superflua, serve solo a giustificare il pur telefonatissimo colpo di scena che anticipa il frettoloso e un po’ confuso finale. Una concessione al genere la cui inclusione sottolinea ancora una volta la natura “ammiccante” di Plutona, intenzione dietro alla quale non si trova né vita vera né un’interessante tensione drammatica. Un discorso a parte va fatto per il comparto grafico. I disegni dalle chiare ascendenze nipponiche di Emi Lenox tratteggiano con sintetica efficacia il mondo degli adolescenti raccontato nel volume. La disegnatrice fa una scelta di campo piuttosto netta, esasperando le espressioni dei propri personaggi e riducendone la gamma a poche emozioni basilari. Se da un lato questa continua alternanza mimica fra parossismi di opposta tendenza rischia di sconfinare ben presto nella ripetitività, dall’altro restituisce bene la confusione e l’approccio sentimentalmente manicheo al mondo tipico di questo particolare periodo della vita.
Plutona
di Jeff Lemire e Emi Lenox
Bao Publishing, 2016
152 pagine a colori, € 19,00