Siamo entrati nello studio della fumettista Laura Iorio, di recente premiata all’International Manga Award 2016 insieme a Roberto Ricci, e Marco Cosimo D’amico per il loro Le Coeur du l’ombre (di prossima pubblicazione anche in Italia per Tunuè).
A che progetti stai lavorando attualmente?
Dopo aver terminato Le cœur de l’Ombre (edizioni Dargaud) ho voluto prendere una pausa dal fumetto, così ho iniziato a lavorare ad un libro illustrato per bambini scritto dall’amica e collega Daniela Volpari ( sarà editato in Francia da Marmaille and co ). È il mio primo albo illustrato e sognavo di realizzarlo da tanto tempo. Sono molto felice che mi sia stata data la possibilità di poterlo fare e collaborare con Daniela è più un gioco che un lavoro ci intendiamo alla grande e siamo entusiaste l’una del lavoro dell’altra. È davvero una collaborazione molto stimolante e spero che un po’ del divertimento che proviamo nel realizzare questo libro, possa arrivare fino ai lettori.
Parallelamente (e molto lentamente) comincio a preparare un secondo libro illustrato scritto da (un’altra mia grande amica) Valeria Colansanti. Questo sarà per lei il primo lavoro come autrice di libri per bambini (Valeria in realtà è sceneggiatrice per la tv e per il cinema, nonché psicologa). Dopo tante illustrazioni tornerò sicuramente al fumetto, ce n’è già uno in cantiere… forse due.
Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?
Prediligo da sempre le tecniche tradizionali. Non perché odi quelle digitali, ma perché quelle tradizionali le sento più “mie”. Mi trovo molto più a mio agio con carta, matite e pennelli. Mi piace l’odore della gouache e, a lavoro compiuto, mi da una certa soddisfazione stringere tra le mani l’immagine terminata …e sniffarla anche un po’!
Quando lavoro ad una tavola a fumetti preferisco utilizzare fogli Scheller Hammer ruvidi da 300g. Questa è una carta molto resistente e si lascia “maltrattare” così non ho bisogno di lucidare (ricalcare al tavolo luminoso) le mie pagine su un foglio nuovo e posso cominciare a dipingere nel momento stesso in cui termino il disegno.
Quando lavoro ad un’illustrazione, invece, preferisco la carta Arches satinata da 300g. Prima disegno su un foglio da schizzi e poi lucido il tutto su carta Arches di solito con un pastello acquerellabile. In seguito fisso il foglio su un supporto rigido (come faccio anche quando lavoro ad una tavola a fumetti) e comincio a dipingere. Man mano che dipingo il pastello a volte si scioglie e si fonde con la gouache, altre volte, invece, resta visibile. Che la traccia di pastello appaia e scompaia all’interno dell’immagine mi piace molto.
Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?
La cosa che devo necessariamente fare prima di mettermi a lavoro è nutrire le mie gatte.
Zoe, la parigina (è entrata in casa saltando attraverso una finestra socchiusa quando vivevamo a Parigi e da allora ci ha adottati ) e Mavis, la maremmana ( è arrivata un anno fa spuntando fuori dal nulla, ha deciso che il nostro giardino era un bel posto dove vivere e da allora ci ha adottati).
Finito con le gatte e mentre loro tornano a dormire beate, io vado nello studio. Una volta lì, lo riordino. Non riesco a sedermi alla scrivania se prima la mia postazione non è pulita e tutto non è perfettamente al suo posto. Questo “rito” richiede un po’ di tempo perché, generalmente, il mio tavolo è pieno zeppo di cose: tazze da tè, tazzine da caffè, biscotti mangiati per metà e molliche, sì, molliche ovunque, anche sulla tavolozza. Quando tutto è ben riordinato, riempio d’acqua il barattolo che uso per il colore e infine mi siedo. A quel punto scelgo un film o una serie tv da “ascoltare” mentre disegno e indosso le cuffie.
Quando lavoro ho bisogno di estraniarmi totalmente per trovare la giusta concentrazione, quindi capita spesso che Roberto Ricci (che divide lo studio con me), mi parli o mi faccia domande e che io… lo ignori senza farmi alcuno scrupolo.
Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?
Ce ne sono molti, moltissimi. Ci sono molti film e molte foto e molti dischi anche ! Sarebbe una lista infinita. Ho bisogno di “nutrirmi” tanto e spesso ed ho una passione smodata per i libri.
Inoltre, sulla scrivania, tengo un portatile che uso quasi esclusivamente come archivio. Ho cartelle piene zeppe di immagini perché ogni progetto ha le sue esigenze, ha bisogno della sua documentazione e di nuove fonti di ispirazione, perciò i libri che gravitano intorno alla mia postazione cambiano a seconda del progetto..
Per esempio ora, per la realizzazione del mio libro illustrato, tengo sempre vicino a me libri di pittori come Repin, Cornwell, Zorn, Alma-Tadema, Waterhouse, Sorolla, Sargent, Hopper, Rockwell, Leyendecker, Dice Tsutsumi e, ovviamente, Rebecca Dautremer.
Quando lavoravo al fumetto, invece, erano sempre presenti Burton, Fernandez, Mignola e Miyazaki.
Poi ci sono tantissimi artisti che amo e che mi ispirano molto, ognuno a suo modo come Toppi, Moebius, Gipi, Pedrosa, Battaglia, Smudja, Mazzucchelli, Craig Thompson, Sienkiewicz, Hundley, Gonzalez, Amano, Matsumoto…e un milione di altri ! C’è un sacco di gente brava in giro!!! (per fortuna!)
A volte ho solo bisogno di vedere i libri lì accanto a me, altre volte, invece, ho bisogno di sfogliarli e di ammirare ogni singola immagine minuziosamente e a lungo.
Non so, i libri (che siano romanzi, fumetti, artbook, libri fotografici o libri d’arte) mi fanno stare bene. Ne ho bisogno per stare bene.
Nello studio tieni un oggetto a cui sei particolarmente affezionata?
Il mio studio è pieno di ninnoli, e sulle pareti ho anche (pochi, ma) bellissimi originali di artisti che adoro. Ogni singolo oggetto è lì per un motivo, perché rappresenta qualcosa che non voglio scordare, ma credo che l’oggetto a cui sono maggiormente affezionata sia un salvadanaio dei primi del 900. L’ho comprato ad una fiera dell’antiquariato alcuni anni fa. Mi ha colpito subito e non ho saputo resistere. Adesso ha il suo posto speciale di fronte alla mia scrivania e da lì veglia su di me. Anche solo guardarlo mi mette allegria, lo spolvero e lo tengo con cura e quando sono particolarmente giù di morale gli faccio “mangiare” un soldino. E’ arrivato a me attraversando un secolo intero…sono convinta che abbia un qualcosa di magico.
…be’ certo, poi ci sarebbe anche il cacciavite sonico. Lo tengo vicino l’omino salvadanaio sperando che prima o poi il Dottore venga a riprenderselo e porti via anche me (un giro sul Tardis non si può rifiutare !) Ah ah!