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Nello studio di Davide Garota

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Siamo entrati nello studio parigino di Davide Garota, autore di origini siciliane che da poco ha pubblicato tre graphic novel per Tunué, tra cui il recente L’ultimo sorso del morto (di cui vi abbiamo parlato in una recensione).

Leggi le prime pagine di L’ultimo sorso del morto.

Quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?

Nell’immediato sto montando un progetto con lo sceneggiatore Johnatan Barja, per il mercato francese. Si tratta di una storia di vampiri ambientata in uno scenario post apocalittico. Ma lavoro anche  a delle storie personali, come autore completo. Ho iniziato a scrivere la storia di una ragazza parigina che passa le vacanze a casa della nonna che abita nella terra dei fuochi, vicino al Vesuvio. La protagonista si chiama Mathilde e pensa solo a suicidarsi. Parallelamente sono su un western ambientato in Argentina: un soldato e dei cacciatori devono scortare attraverso la pampa una giovane ragazza indiana rea di aver assassinato un ufficiale dell’esercito. C’è poi uno storyboard di 80 pagine ambientato nel futuro, in un’epoca in cui un fungo attecchisce sulla testa delle persone e le trasforma in zombie: una specie di virus che si trasmette nell’aria tramite spore. Insomma, ho iniziato tanti progetti senza averne il finale e dunque ogni volta mi areno e inizio una nuova storia, capite? Comunque sono sicuro che tutto d’un colpo capirò come si fanno i finali e allora avrò un mucchio di storie pronte.

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Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?

La penna a sfera, soprattutto marca Bic. Anche le matite, ma con la Bic disegno meglio. Trovo proprio che abbia un segno fantastico, sottile e pastoso, con cui si possono ottenere ottimi gradi di sfumature e la punta a biglia della Bic resta molto agile, a differenza del pennino per esempio, che ha una punta dura quindi scorre meno facilmente. I motivi per cui disegno Bic pero’ sono altri. La Bic è uno strumento punk, e anche sottilmente demente e spensierato. Tutto quello che si disegna a Bic sembra uno scarabocchio. Poi la Bic è uno strumento povero e semplice, e quindi rispecchia anche la mia filosofia di vita.

Comunque cerco di usare altro per inchiostrare, ho dei pennelli e pennarelli e a Natale mi sono comprato una penna stilografica bestiale, una Rotring della serie Art Pen dal tratto sottile. Ha un manico molto lungo, come un pennello ed è una sciccheria: escono fuori dei segni e dei tratti che mi garbano parecchio. Solo che ecco, ho iniziato a portarmela dietro ed ho paura di perderla o di romperla, e sto un pochino in paranoia. Disegnare con la bic invece non da questi problemi, una Bic la trovi dappertutto. Io devo scarabocchiare sempre, continuamente, per un bisogno compulsivo, e a volte vorrei disegnare ma non ho laBic con me, allora chiedo in giro e ne trovo subito una. Una Bic la trovi sempre.

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Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?

Ho il vizio di guardare Facebook e sto provando in tutti modi a smettere.

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Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?

No, non qualcuno in particolare no. Ci sono un sacco di fogli, libri e fumetti che ruotano attorno al tavolo ma non c’è niente di stabile.

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Hai un oggetto in studio a cui sei particolarmente affezionato?

Non sono affezionato a nessun oggetto. Il fatto di disegnare con la penna Bic ne è un sintomo. Per anni ho tenuto un’immagine della “Sacra Trinità” di Rublev perché è a parer mio è una delle maggiori opere artistiche, al pari della “Pietà” di Michelangelo. Dev’essere rimasta in un cartone dopo l’ultimo trasloco. Sono quindici anni che cambio casa costantemente ogni anno o due e non ho sempre avuto uno studio decente.

Qualche anno fa ce l’avevo, era una stanza tutta per me, ma ormai disegno in un tavolo nella camera da letto o in auto; ecco, i disegni che faccio in auto mi piacciono molto. Ci trovo una sensazione mentale di grande astrazione da tutto e da tutti. In macchina mi riescono bene gli storyboard e al bar vengono meglio le sceneggiature. Nel tavolo che vedete in foto non disegno altrettanto bene, per gran parte è colpa di internet, che è una distrazione costante. Essenzialmente il lavoro di progettazione lo faccio in giro.

Il tempo che passo al tavolo da disegno lo dedico esclusivamente ai disegni o alle pitture, che richiedono tempi e luoghi adatti e una organizzazione mentale adeguata.Ci sono dei giorni  in cui mi alzo presto, tipo alle sei di mattina, ed è ancora buio per un paio d’ore:  quello è il momento migliore per me, in cui riesco ad essere molto calmo e concentrato. Anche perché è praticamente l’unico momento della giornata in cui sono in silenzio e in solitudine.

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