Blue è il nuovo fumetto firmato da Angela Vianello, ormai tra gli esponenti più importanti della “corrente manga” del fumetto italiano. A dire la verità racchiudere la Vianello in questa categoria sarebbe limitante. Se è vero che la sua carriera nasce da quelle suggestioni e atmosfere, da quei temi e necessità emozionali, è altresì vero che il percorso dell’autrice sta almeno in parte deviando dalle origini della sua vocazione creativa.
Blue è la storia di Acqua e della sua lenta trasformazione in un essere completamente diverso, in qualche modo legato all’ambiente marino. La vita di Acqua scorre placida, ripetitiva, scandita dagli eventi a scuola, segnata dall’affetto per l’amica Catherine e dall’odio per il compagno Go. Ma improvvisamente il suo corpo comincia a cambiare e lei, come la sua famiglia, non sa come reagire.
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Con Blue, almeno stilisticamente, Vianello fa un passo in avanti rispetto a Aeon, abbandonando una colorazione dichiaratamente digitale e optando per un effetto più caldo e acquerellato. Se è vero che il character design rimane quello di Aeon, in Blue sembra esserci l’intenzione di definire e tracciare nuovi territori grafici, anche per mezzo della sperimentazione, quasi a voler definire un proprio segno, un proprio manifesto stilistico.
In particolare l’inchiostrazione scompare in favore di linee a matita colorate ad acquerello e in seguito rielaborate in digitale, che rendono l’atmosfera più tenue e delicata. Gli occhi dei personaggi sono iperrealistici, le labbra prive di contorni ma esaltate dalla colorazione digitale, il che crea un contrasto che è anche l’universo stilistico della Vianello, un impressionante tour de force visivo che, unitamente allo studio delle luci, dei riflessi, del mondo narrativo, rappresenta sicuramente il pregio più grande di Blue oltre che la conferma, come anticipato sopra, di come l’autrice possa essere considerata senza troppi problemi esponente illustre di un certo fumetto – quello che si usa chiamare fusion manga o post-manga – ma soprattutto tra le più promettenti e virtuose in Italia.
Al di là di questi aspetti, che sono anche i più ovvi, quello che ho apprezzato in Blue è l’intenzione di creare un mondo narrativo con proprie logiche e voluti contrasti decisamente riusciti. Si sa poco del mondo in cui vivono i personaggi di Blue. Sappiamo che c’è una discreta evoluzione tecnologica che, come in Blade Runner, si scontra presto con un contesto sociale specifico. La casa in cui vive Acqua sembra essere un complesso di edifici anonimi, enormi, in cui una fascia piuttosto ampia della società accatasta le proprie esistenze. Quasi fosse una Hong Kong futuristica, il contesto tecnologico si ritrova a convivere con obsolescenze vintage che generano un effetto stordente ma seducente, che mi pare trovi un buon equilibrio, senza cadere in prevedibili ammiccamenti. Come quando la protagonista, nei momenti di attesa, si ritrova a giocare con il suo GameBoy, privilegiando un universo piatto e a 8 bit alla dimensione ultra-colorata e virtuale del luogo in cui vive.
Ma non tutto funziona in Blue, c’è un difetto di fondo che ha a che fare con la struttura narrativa. Blue è sicuramente il primo capitolo di una serie (due forse tre capitoli, stando a quanto dichiarato dall’autrice), ma in questo specifico albo manca completamente il ritmo. I personaggi sono presentati in maniera impeccabile, questo è certo, ma più si voltano le pagine più si resta in attesa che qualcosa accada. E alla fine del volume ciò non succede.
Va detto che questa debolezza si ritrova un po’ in tutta la produzione della Vianello. Da parte sua sembra esserci una netta predilezione per la forma (visiva, in primis): sulla bilancia del risultato finale l’ago pende nettamente sul fronte del contenitore, mentre il contenuto è ancora acerbo. Non ci sono veri e propri turning point, non c’è uno sviluppo articolato. L’impressione è che questo volume abbia la funzione di preparare gli eventi per i futuri capitoli, ma non si ha l’impressione di una profondità strategica, una trasversalità narrativa che tocchi direttamente la storia e il coinvolgimento con essa.
Forse la ragione è nella giovane età, nel percorso da autodidatta, o forse è un caso analogo a tanti altri: eccellenti disegnatori che fanno fatica ad eccellere anche sul piano del racconto. Una maturazione che può non arrivare mai o, invece, può venire dallo studio, dall’evoluzione individuale o dall’incontro con altri autori o collaboratori. Quando Vianello compirà il passo decisivo anche e soprattutto nel suo essere narratrice oltre che visualizzatrice dei suoi – pure affascinanti – universi, sono certo che avremo a che fare con un’autentica protagonista del fumetto italiano. Per ora, restiamo in fiduciosa attesa.
Blue
di Angela Vianello
Shockdom, 2016
64 pagine, 15,00 €