Prosegue puntuale, anche quest’anno, l’attività di scouting e pubblicazione portata avanti da Maurizio Ceccato con il suo progetto antologico B Comics. Ne abbiamo parlato anche riguardo ai due volumi precedenti (QUI una recensione e QUI un’intervista), e torniamo a farlo, perché se c’è una costante davvero rilevante e di interesse nell’operato di Ceccato (già grafico, illustratore ed editor) è proprio la costanza nel lavorare con personalità giovani e con lavori originali.
Anche con Shhh! abbiamo tra le mani un volume notevole nelle dimensioni e nella cura grafica (dall’impronta sempre spiccatamente concettuale), come hanno già abituato le precedenti produzioni B Comics (Crack! e Gnam!). Nelle duecentocinquanta pagine di ventiquattro per trentaquattro centimetri del tomo, i dieci autori chiamati a raccolta si confrontano con racconti muti. Sono firme ancora non del tutto affermate, che a giudicare dallo stile grafico (legato al mondo dell’illustrazione oltre che al fumetto più classico) e dalle tematiche legate all’ordinario, aspirano ad affermare la propria voce nel mondo del fumetto d’autore e indie.
L’antologico si intitola appunto Shhh!, per intento programmatico. Gli stili grafici e le tecniche utilizzate sono dei più disparati, dalle matite al digitale, dal colore al bianco e nero (che a dir la verità è solo uno e nemmeno totale).
Il lavoro che compie Ceccato dev’essere lungo e particolarmente ponderato. Lo si capisce se si hanno presenti le esperienze precedenti delle giovani matite coinvolte. Si tratta in tutti i casi di talenti abili e promettenti (e in alcuni casi anche già manifesti), che quando arrivano sulle pagine di B Comics riescono apparentemente a esprimersi al loro meglio. Ne ho avuto l’impressione con le raccolte precedenti e stavolta ne confermo l’idea. Per fare un passo indietro, e un esempio pratico, ciò che aveva prodotto Martoz nelle suo racconto del volume Crack! era ben più elaborato e solido rispetto al suo debutto lungo, Remi Tot in Stunt, uscito poco successivamente.
In Shhh! ci sono alcuni giovani di cui o avevo solo visto pochi lavori, o letto alcune pagine, o solo sentito parlare. Per citarne alcuni, a personalissima discrezione:
Silvia Righetti (che appartiene all’ottimo collettivo Brace) mostra tavole con ottime matite dall’affascinante varietà cromatica. Rimango però deluso dalla storia, al limite del moralismo, tra vicende di droga in discoteca e qualche luogo comune.
Alessandra Romagnoli crea una sequenza di tavole gelidamente muta da essere estremamente riflessiva, insinuandosi tra le stanze di una casa insieme a un uccello, e di fatto facendo un minuzioso lavoro di chiaroscuro, di abile disegno dal vero oltre che fumetto.
Davide Aurilia si addentra tra i boschi sui passi di un cacciatore pericoloso e folle, dando a una storia bucolica i tratti di un horror classico, distinto però da colori vivaci e disegni dettagliati, inseriti in una sequenzialità di vignette scandite con serrato ritmo cinematografico.
Andrea Chronopoulos è tra gli autori più “digitali” del lotto, avvezzo più all’illustrazione (lo si vede attivo sulle pagine del magazine di calcio Ultimo Uomo). Realizza un racconto dal segno minimale, che ricorda il norvegese Jason.
Ottime ed elaborate anche le tavole delle storie di Francesco Panatta, Simone Peracchi, Niccolò Tonelli; meno incisive sull’aspetto della personalità del tratto le esperienze di Valentina Sozzi, Gloria Pizzilli e Davide Abbati.
In un contesto editoriale indipendente italiano nel quale non mancano le antologie a fumetti, che in buona parte però sono curate dagli autori stessi (membri di collettivi giovani e ancora immaturi), B Comics si conferma come un’esperienza, utile sia al lettore che a molti autori. È una vetrina efficace e ben arrangiata e una palestra solida e fruttuosa, che anticipa, ormai lo si può dire, alcuni di quelli che sono e saranno gli autori da tenere d’occhio.