In occasione dell’arrivo di Frank Miller in Italia per Lucca Comics and Games, tutti gli editori in possesso di suoi fumetti nel proprio carnet di licenze hanno dato alle stampe ciò che potevano. Questo ha significato anche fumetti da tempo non disponibili nel nostro Paese o addirittura inediti. In particolare, RW Lion e Panini Comics hanno pubblicato due volumi con alcuni punti di contatto tra loro, che ci permettono di riscoprire il Miller giovanile, quello degli inizi in DC Comics e poi in Marvel Comics, attraverso i suoi primi lavori: Universo DC di Frank Miller e Spider-Man Collection: Notti oscure.
Se il primo propone tutte le storie (anche piccoli contributi) realizzate da Miller per l’editore di Batman e Superman che non fossero Dark Knight, Year One e Ronin, il secondo raccoglie invece i racconti scritti o sceneggiati dall’autore con protagonista l’Uomo Ragno.
Analizzando nello specifico i due volumi, otteniamo un interessante catalogo di “prime volte” milleriane da storicizzare.
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La prima storia pubblicata
Universo DC di Frank Miller contiene la prima storia da lui disegnata a essere stata pubblicata a suo nome, ovvero “Salvatemi dal D-Day”, del giugno 1978, da Weird War Tales #64, un breve racconto bellico di 6 pagine scritto da Wyatt Gwyon (uno che di strada invece ne ha fatta molto poca). In realtà, non si trattava della prima storia disegnata professionalmente da Miller, che uscì invece su Twilight Zone #84 (per la Gold Key), proprio negli stessi giorni del suo esordio in DC. Ma lì l’autore non era accreditato.
Difficile trovare qualcosa del Miller più maturo (anche solo quello di Daredevil, di pochi mesi successivo) in quella prima storia, se non nelle campiture di nero che adombrano i volti dei protagonisti. Il primo Miller era infatti influenzato dal realismo in voga in quegli anni, grazie soprattutto all’opera di uno dei suoi maestri putativi, quel Neal Adams che gli era stato presentato da un amico e del quale – in un’intervista con il Comics Journal – avrebbe poi detto: «Ho passato un anno ad andare a New York più o meno ogni due mesi per mostrargli il mio lavoro, essere criticato e tornare a casa a lavorarci su».
Il lento approdo verso un approccio più espressionista e una composizione della tavola più spinta iniziano invece a vedersi nei racconti immediatamente successivi, anch’essi contenuti nel volume e tratti da Unknown Soldier #219 (settembre 1978) e Weird War Tales #68 (ottobre 1978).
Il primo Daredevil
Pochi mesi dopo il suo esordio, Miller fu chiamato in Marvel Comics da Jim Shooter, da poco diventato nuovo Editor-in-Chief della casa editrice e messosi subito a caccia di nuovi talenti. Miller ricorda sempre quel primo periodo in Marvel con molto piacere, dato che «non si poteva passare in redazione senza imbattersi in altri artisti e finire per mostrarsi tavole a vicenda e chiacchierare, chinati su fogli bristol a guardare le ultime pagine inchiostrate da Joe Rubinstein, Bob Wiacek o Terry Austin, o le nuove matite di Herb Trimpe, John Buscema o John Byrne».In tale situazione, Miller si sentiva decisamente a suo agio: «Erano mesi che mi facevo vedere in quegli uffici, ottenendo come risultato di fare qualche fill-in ogni tanto, e di poter divorare i consigli di Al Milgrom, John Romita Sr. e Marie Severin… veterani disposti a dare i loro preziosi suggerimenti a un nuovo arrivato dal Vermont che cercava di farsi strada».
Il primo lavoro per la Marvel furono i disegni di una storia breve scritta da Mary Jo Duffy per un Annual della serie Incredible Hulk. Di quell’incontro, Jo Duffy avrebbe poi detto: «Conobbi Frank per la prima volta quando eravamo entrambi al lavoro su una storia di prova per la Marvel. Ero la scrittrice più giovane di tutto l’ufficio e lavoravo su un sacco di storie brevi con aspiranti disegnatori. In confronto a tutti gli altri, il potenziale di Frank e il suo talento svettavano. Per questo non perdo occasione per affermare che sono stata la prima presso la Marvel, e una delle prime persone in assoluto, ad avere la possibilità di capire quanto fosse in gamba Frank Miller». D’altra parte, lo stesso Miller non mancherà mai di riconoscere l’importanza avuta nella sua crescita professionale dalla persona che poi l’avrebbe portato su Daredevil, definendola il suo “angelo protettore”.
Fu proprio la Duffy, in qualità di editor della testata Peter Parker, Spectacular Spider-Man, ad assegnare intanto a Miller le matite di due storie in cui il giovane autore poté disegnare l’idolo della propria infanzia, ovvero l’Uomo Ragno. Ma, soprattutto, in quelle storie Miller disegnò per la prima volta il personaggio che gli avrebbe garantito di lì a poco una certa notorierà e credibilità: Dardevil.
Il disegnatore a cui Frank guardava maggiormente in quel periodo era Gil Kane. Lo stile espressionista di quest’ultimo, infatti, era più veloce e dinamico e meglio si adattava alle storie di Spider-Man rispetto al plastico realismo di Adams. E, per qualche anno – pur arricchendosi di ulteriori commistioni di provenienza giapponese e europea –, quello sarebbe stato lo stile grafico utilizzato da Miller.
Il primo crocevia importante
Nello stesso volume, è contenuta anche una storia dell’ottobre 1980, tratta da Amazing Spider-Man Annual #14 con co-protagonista Doctor Strange (e ricca di omaggi grafici all’0pera di Steve Ditko). In seguito a quella storia, Miller avrebbe dovuto disegnare proprio la nuova serie regolare del personaggio, su sceneggiatura di Roger Stern. L’esordio della testata era stato fissato per il febbraio 1981, tanto che sulle pagine dei fumetti Marvel iniziò ad apparire anche un’immagine pubblicitaria dell’evento.
Alla fine, però, la collana non vide mai la luce. Secondo Stern, dietro questa vicenda, non c’era nessuna storia particolare: «Frank fu preso in considerazione per un qualche progetto su James Bond, così rinunciò a disegnare Doc – almeno temporaneamente, pensavamo al tempo – per rispettare le altre scadenze. Per fortuna, arrivò Marshall Rogers a consegnare sei albi molto gustosi. E dopodiché… be’, all’epoca Frank era davvero preso dallo scrivere e disegnare Daredevil (e poi anche Ronin), così non riuscimmo mai a lavorare insieme su Doctor Strange».
Il progetto su James Bond alla fine non si realizzò, ma l’evento raccontato da Stern potrebbe essere considerato un primo snodo fondamentale per la carriera di Miller: se avesse davvero disegnato Doctor Strange anziché Daredevil, le cose sarebbero andate diversamente, per lui? Probabilmente non molto.
Il primo Batman
Quello stesso stile lo portò nell’aprile del 1980 a esordire sul personaggio di Batman, con una breve storia natalizia per DC Special Series #21. Dopo una splash page di apertura in linea con quelle realizzate da Neal Adams in quegli anni, troviamo un Miller che gioca con le inquadrature e la composizione delle tavole per creare un forte dinamismo, mentre il suo tratto viene appesantito dalle rifiniture di Steve Mitchell, uno dei principali inchiostratori di DC Comics tra gli anni Settanta e Ottanta.
Sul rapporto che si sarebbe instaurato tra Miller e Batman nell’immediato futuro c’è ben poco da aggiungere. Qui preme più che altro sottolineare come la storia fosse sceneggiata da Denny O’Neil, altra persona che fu fondamentale per la crescita e l’esplosione di Miller. O’Neil infatti si ritrovò editor di Daredevil in sostituzione di Mary Jo Duffy proprio in coincidenza con l’arrivo di Miller, che avrebbe poi incoraggiato ad assumere l’incarico di sceneggiatore della serie. E, soprattutto, dopo essere passato alla DC, sarebbe stato anche editor di The Dark Knight Returns e Batman: Year One.
In un’intervista con il sito The Man Without Fear, Denny O’Neil avrebbe poi ricordato l’approccio avuto in quegli anni con Miller e Klaus Janson (rifinitore di Daredevil e DKR): «Parlavamo un sacco, spesso due, tre volte a settimana. Io davo suggerimenti, incoraggiavo, annotavo e amplificavo, ma la serie era loro, non mia. Il mio lavoro era quello di aiutarli a mettere in pratica la loro visione».
Il primo Batman di Miller, intanto, era già parecchio oscuro, avvolto dalle grandi ombre di un mantello che sembrava prendere vita, pur se collocato in un’ambientazione reso piuttosto solare dalla colorazione molto vivace.
La prima sceneggiatura
Quella pubblicata su Marvel Team-Up Annual #4 (e presente nel volume Panini) non fu la prima storia in assoluto scritta da Miller, che già da qualche mese era diventato autore unico di Daredevil, ma la prima sceneggiata per un altro disegnatore, in questo caso Herb Trimpe. All’epoca, questi era celebre per un lungo ciclo di Incredible Hulk sceneggiato da Roy Thomas e Len Wein, ma non era molto apprezzato dai fan, a causa del suo tratto legnoso poco in linea con le avanguardie realistiche dell’epoca. Però aveva un senso molto forte per lo storytelling, e grazie a questo derivò un connubio molto fortunato con Miller, che già in quei primi anni di carriera era più attento alla narrazione che alla correttezza formale del disegno.
Anche se la storia in sé non spiccava per brillantezza (la trama, in poche parole: Spider-Man si allea con Moon Knight, Daredevil, Luke Cage e Iron Fist per sconfiggere l’Uomo Porpora… in pratica un’anticipazione dei Difensori di Netflix), il ritmo era alto e piacevole.
A partire da quella storia in poi, Miller avrebbe sempre rimarcato la sua passione per il lavoro di Trimpe e per le sue grandi capacità narrative.
Il primo Miller
I due volumi sono interessanti perché – al di là della qualità delle storie in sé – mettono in evidenza un dato apparentemente fondamentale per comprendere l’opera dell’autore: a differenza di tanti altri autori particolarmente dotati, Miller si è formato pian piano, raggiungendo livelli di consapevolezza sempre più alti, grazie anche alla sua estrema curiosità che lo portò – tra i primi negli Stati Uniti – a raccogliere l’influenza del fumetto europeo e giapponese, da Kazuo Koike e Goseki Kojima di Lone Wolf and Cub agli italiani Sergio Toppi, Gianni De Luca e Dino Battaglia.
E quello che è venuto dopo queste storie, in effetti, è storia del fumetto.