*Questo articolo fa parte dello speciale Verso #DylanDog30. Fonti e citazioni del DyD delle “origini”, che una volta al mese propone un’analisi delle fonti e delle citazioni dei primi 12 numeri di Dylan Dog, in occasione del trentesimo anniversario della serie festeggiato a settembre 2016.
Killer si ispira ancora una volta ad un classico della cinematografia di genere, e cioè al Terminator di James Cameron, uscito solo tre anni prima della pubblicazione di quest’albo. Le dinamiche narrative e l’aspetto del killer – somigliante all’attore Arnold Schwarzenegger, protagonista della pellicola di Cameron – sono infatti chiaramente ispirati a questa pellicola.
Così come a Woody Allen, nell’aspetto, nel nome e nel particolare umorismo di marca ebraica, si rifà il rabbino Woodrow Allen Hund. Particolarmente divertente e interessante risulta così essere lo scambio di battute fra il rabbino e Groucho, comico, quest’ultimo, particolarmente amato dal regista-attore newyorkese e spesso omaggiato, come nel finale di Tutti dicono I Love You, dove Allen compare vestito da Groucho in un party mascherato a tema Fratelli Marx.
Hund, conversando con un annoiato Dylan, cita Sholom Jacob Abramovitz (o, anche, Sholem Yankev Abramowitsch), meglio conosciuto come Mendele Moicher Sforim, considerato il progenitore della moderna letteratura yiddish.
Naturalmente il volume è intriso di riferimenti alla cultura ebraica e yiddish. Primo fra tutti quello al Golem. Mitica creatura della mitologia ebraica, il Golem, di forma umanoide, è un gigante di argilla, che può essere usato, in caso di necessità, come difensore del popolo ebraico. Nella tradizione giudaica si può rinvenire più di un episodio in cui si narra della creazione di un Golem, e cioè di un quasi uomo, pronti ad obbedire ma privi di emozioni e spesso non dotati del dono della parola. La vita veniva infusa in questi giganti d’argilla scrivendo sulla loro fronte la parola ebraica אמת (emet), “verità”. Come ricorda Elémire Zolla, introduttore di Il Golem, primo romanzo dello scrittore austriaco Gustav Meyrink, così la creatura rispose ai propri creatori: «Dio solo creò Adamo, e quando volle che Adamo morisse cancellò l’aleph, la prima lettera di emet: e allora egli rimase met, morto. Ecco che cosa dovete fare con me, e non creare un altro uomo, altrimenti il mondo soccomberà all’idolatria» Infatti, sottraendo la prima lettera alla parola אמת rimane מת, met, cioè “morte”, come si può vedere in conclusione dell’albo in questione.
Il golem divenne anche il protagonista di una trilogia di film muti ispirati al personaggio della quale è giunta fino a noi solo la terza pellicola. Si tratta di Il Golem – Come venne al mondo, del 1920, diretto da Carl Boese e Paul Wegener – quest’ultimo anche nel ruolo del gigante d’argilla. Il film di Boese e Wegener è graficamente ed esplicitamente citato nell’ultima vignetta di pag. 93.
Durante il colloquio fra il rabbino e Dylan possiamo assistere ad una dissertazione sul numero biblico 666, detto anche numero della bestia per via di un riferimento contenuto nell’Apocalisse di Giovanni (Apocalisse 13:16-18): «Inoltre faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla loro mano destra o sulla loro fronte, e che nessuno potesse comperare o vendere, se non chi aveva il marchio o il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, perché è un numero d’uomo; e il suo numero è seicentosessantasei».
Il numero 666 costituisce anche una parte della targa – DYD666 – del Maggiolone cabrio guidato da Dylan, dove DYD è naturalmente l’acronimo del nome e del cognome dell’investigatore. Nel tentativo di confutare la posizione del rabbino Dylan cita Martin Gardner, matematico, divulgatore e illusionista statunitense, autore di numerosi volumi su giochi ed enigmi matematici, diversi testi divulgativi, come quello citato dall’indagatore dell’incubo, e di una famosa e interessante edizione annotata dell’Alice di Carrol.
A pagina 50, Dylan ascolta un brano di David Bowie, Heroes, che dà il titolo all’omonimo album dell’artista, pubblicato nel 1977.
Durante il tentativo di uccisione del piccolo Timmy da parte del Golem intervengono dei vicini. Ad uno di questi una donna urla: «Il fucile, John! Vai a prendere il fucile». E John…prende il fucile. Potrebbe trattarsi di un omaggio, molto sotterraneo al film E Johnny prese il fucile, claustrofobico e angosciante film pacifista che Dalton Trumbo realizzò adattando il proprio omonimo romanzo.