*Questo articolo fa parte dello speciale Verso #DylanDog30. Fonti e citazioni del DyD delle “origini”, che una volta al mese propone un’analisi delle fonti e delle citazioni dei primi 12 numeri di Dylan Dog, in occasione del trentesimo anniversario della serie festeggiato a settembre 2016.
Diabolo è, naturalmente, una storpiatura di Diavolo, ma in geometria è anche un poligono formato da due triangolo isosceli. Torna ancora una volta il dottor Vogler del film Il volto di Bergman, che qui presta le fattezze al co-protagonista dell’albo: Diabolo, appunto. Anche se, come vedremo, questa volta le fonti iconografiche potrebbero essere più d’una. L’inquietante Erich, che poi si scoprirà essere un pupazzo da ventriloquo, porta il nome e le fattezze di Erich von Stroheim, attore e regista austriaco, noto al grande pubblico per il ruolo di Max, maggiordomo di Norma Desmond/Gloria Swanson in Viale del tramonto. Nell’albo porta il suo caratteristico monocolo, indossato, ad esempio, nel film La grande illusione e, soprattutto, ne Il gran Gabbo, interpretato e co-diretto dallo stesso Stroheim.
Quest’ultimo film, che racconta appunto la storia di un ventriloquo, offre a Sclavi la principale ispirazione cinematografica per quest’albo, come risulta anche dal titolo-omaggio. Ulteriori fonti possono essere individuate in altre pellicole che trattano i temi del ventriquolismo e, più in generale, delle bambole assassine. Fra questi, c’è sicuramente la sequenza del ventriloquo, diretta da Alberto Cavalcanti, del film horror a episodi Incubi notturni, un paio di episodi della serie televisiva Ai confini della realtà (Il pupazzo – terza stagione – e Io e Caesar – quinta stagione) ma, soprattutto, Magic, di Richard Attenborough.
Il titolo originale dell’episodio di Ai confini della realtà, Il pupazzo è The Dummy. Erich Dummy è il nome completo dell’assassino.
Ancora: Vivien, l’amante di turno di Dylan, ricorda nel nome e nell’aspetto l’attrice britannica Vivien Leigh.
Gli spettacoli rappresentati in Diabolo il grande rimandano anche al Grand Guignol, teatro parigino attivo dal 1897 al 1963, specializzato in rappresentazioni macabre e sanguinolente. L’aggettivo granguignolesco – terrificante, raccapricciante – deriva appunto da qui.
A pag. 48 un affranto Dylan ascolta ancora una volta la colonna sonora del film Il fantasma del palcoscenico di Brian De Palma, e in particolare la canzone Special to Me (Phoenix Audition Song) di Jessica Harper.
A pagina 79 lo ritroviamo immerso nella lettura di un libro dell’illusionista e scrittore Walter B. Gibson, noto soprattutto per aver creato il personaggio letterario di The Shadow, il quale subì varie trasposizioni in altri media, fra cui anche diverse storie a fumetti.
Gibson prestò la sua penna come ghost writer ai manuali di molti illusionisti e prestigiatori, come Harry Houdini. Per Harry Blackstone Sr. scrisse, fra gli altri, anche il libro Blackstone’s Secrets of Magic – che potrebbe essere quello consultato da Dylan – e il fumetto Blackstone, the Magic Detective. Il figlio di Harry Blackstone Sr., Harry Blackstone Jr., assomiglia molto all’illusionista co-protagonista di quest’albo.
Nella stessa tavola Dylan ascolta Moon Over Bourbon Street, brano di Sting (1951), contenuto nell’album The Dream of the Blue Turtles.