Prima mensile, poi bimestrale, ora abbiamo dovuto aspettare addirittura tre mesi per leggere il sesto numero di DKIII – The Master Race, la miniserie di Frank Miller, Brian Azzarello, Andy Kubert e Klaus Janson. Questa comunque dovrebbe essere la nuova cadenza di pubblicazione della miniserie, alla quale è stato di recente aggiunto un numero, portandola a nove dagli otto inizialmente previsti.
«Quando ci si tuffa nella mitologia del Cavaliere Oscuro, è difficile tirarsene fuori», ha raccontato Miller. «Questa storia si è rivelata essere più grande di entrambi noi», ha invece aggiunto Brian Azzarello. Ricordiamo che Miller sarà presente a Lucca Comics and Games, e probabilmente si parlerà molto proprio di questo suo ultimo lavoro.
QUI trovate i recap delle puntate precedenti, se volete fare un veloce riepilogo.
Episodio VI:
La guerra tra terrestri e kryptoniani è appena scoppiata, ma sembra già sul punto di essere finita, nonostante ancora tre albi per la conclusione della miniserie. In particolare, gli schieramenti non sono ancora ben definiti. Il ruolo di Lara (figlia di Superman e Wonder Woman) sembra perennemente in bilico – anche se attualmente supporta i cattivi –, mentre Wonder Woman si mantiene ancora ai margini (ed entra in scena solo nel minicomic allegato).
La narrazione continua a procedere compassata, fino al consueto cliffhanger finale (questa volta poco riuscito, per la dinamita in cui avviene), che cita in modo molto diretto il finale di Il ritorno del Cavaliere Oscuro.
Leggendo l’albo, intanto, mi sono reso conto di che cosa caratterizzi maggiormente questa miniserie rispetto alle precedenti due. Mentre Il ritorno del Cavaliere Oscuro e Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora segnavano un momento di rottura con il presente (più il primo che il secondo, di certo), questa serie traccia un ponte con il passato della casa editrice. Al di là dell’inserimento di elementi prettamente Silver Age come Kandor, al centro di tutto sembrano esserci due punti fermi storici di DC Comics: la “legacy”, ovvero l’eredità del manto che si trasmette da un eroe all’altro (basti pensare ai tanti Robin o ai vari Flash e Lanterna Verde), e la “trinity”, la trinità composta da Superman, Batman e Wonder Woman che è al centro di tutto.
Due punti fermi che però con il rilancio dei New 52 erano stati un po’ dimenticati, facendo perdere alla casa editrice la sua identità, come ben sottolineato anche da Andrea Fiamma in un approfondimento di pochi mesi fa sul lancio di Rebirth.
A proposito del primo dei due punti trattati, nel minicomic si concretizza finalmente lo scontro tra Carrie e Lara, che sembrava inevitabile fin dal primo numero della miniserie. Peccato che non sia stato messo al centro degli eventi, però. L’apparente fine anticipata della guerra – tanto attesa quanto tanto frettolosamente chiusa –, in ogni caso, mi fa pensare che forse Miller e Azzarello mi hanno finora messo sulla strada sbagliata, e che magari la guerra tra la Terra e i Kryptoniani era solo un pretesto per parlare d’altro. Da un lato, sarebbe piacevolmente sorprendente. Dall’altro, ci sarebbe una gestione del climax alquanto bizzarra.
Annotazioni sparse:
– Per par condicio, questa volta all’interno della storia appaiono sia Donald Trump che Hillary Clinton (oltre all’immancabile Obama).
– Momento WTF dell’albo: Carrie usa la fionda per lanciare un proiettile di kryptonite contro un Kryptoniano. Pardon, una bat-fionda, sicuramente. Scherzi a parte, la scena di lotta in cui viene coinvolta, dimostra che Carrie ha imparato bene la lezione del suo mentore, per cui con una eccellente preparazione fisica e mentale si può sconfiggere persino un “dio”.
– Per la consueta rubrica “Alla faccia di chi dice che Miller non sa più disegnare”, segnalo la variant cover da lui realizzata per questo albo:
E, in effetti, anche nel minicomic da lui disegnato, questo mese dimostra molto più impegno delle volte precedenti, con un tratto che lo riporta ai primi anni di carriera, quando subiva ancora l’influenza di disegnatori come Gil Kane.
– Un po’ per campanilismo, un po’ per simpatia personale nei suoi confronti, ci tengo a mostrare anche la cover disegnata da Giuseppe “Cammo” Camuncoli.