*Questo articolo fa parte dello speciale Verso #DylanDog30. Fonti e citazioni del DyD delle “origini”, che una volta al mese propone un’analisi delle fonti e delle citazioni dei primi 12 numeri di Dylan Dog, in occasione del trentesimo anniversario della serie festeggiato a settembre 2016.
Il titolo dell’albo rimanda al seguito di Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carrol, al secolo Charles Lutwidge Dodgson, e cioè a Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, del 1871, trasposto, fra l’altro, in un cortometraggio animato di Topolino nel 1936, Lo specchio magico. La scena del negozio di specchi rimanda a questa opera di Carrol e in particolare ad una poesia nonsense, il Jabberwocky, leggibile solo se riflessa in uno specchio.
Anche il titolo di uno dei capitoli dell’albo, Il sogno del re rosso, rimanda al secondo libro di Alice. Il Re Rosso è infatti un personaggio di Attraverso lo specchio. Nella tavola iniziale viene citata una celebre battuta di Biancaneve, fiaba trascritta, fra gli altri dei Fratelli Grimm, e oggetto di una famosa trasposizione cinematografica di Walt Disney: «Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?». Più in generale lo specchio, o qualunque altra superficie riflettente che svela i lati oscuri di chi lo utilizza, è uno degli oggetti più ricorrenti nella letteratura e nel cinema. Si pensi a Narciso, talmente affascinato dalla propria immagine riflessa in uno specchio d’acqua da affogare nel tentativo di raggiungerla o alla citazione biblica (Corinzi, 13:12): «Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto». E cos’altro è, se non uno specchio, il dipinto che ritrae, rivelandolo, Dorian Gray nel romanzo di Oscar Wilde del 1890?
Il personaggio di Rowena porta il nome della protagonista di un racconto di Edgar Allan Poe, Ligeia. Il suo cognome, Fairie, è traducibile come “fata”. Inoltre Rowena potrebbe essere ispirata graficamente dall’attrice statunitense Jean Simmons, il cui cognome designa, in quest’albo, una delle vittime. La sequenza iniziale della festa, inoltre, sembra essere ispirata ad un altro racconto dello Poe, La maschera della morte rossa – un’allegoria sulla peste trasposta anche in diversi fumetti, fra cui vale la pena ricordare quello di Dino Battaglia e quello di Alberto Breccia.
La morte è raffigurata attraverso la propria iconografia classica: una donna ridotta alla condizione di scheletro, con indosso un mantello dotato di cappuccio e con in mano una lunga falce che, democraticamente, reclama la vita di tutti, ricchi o poveri, iniqui e onesti. Non manca neanche il topo, portatore di peste e normalmente associato all’Oscura Signora. La ballata che accompagna la camminata della morte contiene diversi riferimenti. Per lo stile e il tono generale della composizione può essere riportata all’opera del francese François de Montcorbier detto Villon e, conseguentemente, a quella dei due cantautori – fra gli altri – che ai suoi componimenti maggiormente si ispirarono: il francese Georges Brassens e l’italiano Fabrizio De André.
Non mancano i riferimenti al poeta Cesare Pavese («Verrà la morte e avrà i tuoi occhi») e al tema iconografico medievale della “danza macabra”. Inoltre, il personaggio che balla con la morte, colui che non è niente, è rappresentato dal disegnatore Giampiero Casertano con le fattezze dello stesso Sclavi.
La canzone suonata dall’orchestra quando riprendono le danze è Bye Bye Love, registrata nel 1957 dal duo The Everly Brothers ma conosciuta anche attraverso le molte cover, tra le più famose ci sono quelle eseguite da George Harrison e dal duo Simon & Garfunkel.
Fra le maschere presenti alla festa, oltre alle molte appartenenti alla tradizione carnascialesca italiana e in particolare veneziana, si possono riconoscere il Topolino disneyano, l’attrice e cantante brasiliana Carmen Miranda e la moglie di Frankenstein, dall’omonimo film di James Whale del 1935.
Il flashback riguardante Andrew P. Delberts sembra contenere una doppia citazione a Stand by Me – Ricordo di un’estate, di Rob Reiner, tratto dal racconto Il corpo di Stephen King, anche se la data di distribuzione della pellicola nelle sale italiane, marzo 1987, contraddice questa ipotesi. È a uno dei protagonisti del film, infatti, Vern Tessio, che sembra riferirsi il “ciccio” di quest’albo. È il suo antagonista nel fumetto, però, ad indossare una maglietta a righe, vestita invece da Tessio nel film.
La seconda vittima, il sicario sfregiato Jackal, Sciacallo, rimanda al personaggio cinematografico di Scarface, portato sul grande schermo due volte, nel film del 1932 Scarface di Howard Hawks interpretato da Paul Muni e in quello omonimo del 1983, per la regia di Brian de Palma, che vede nei panni del protagonista Al Pacino. Jackal rimanda anche alla pellicola del 1973 di genere spionistico Il giorno dello sciacallo di Fred Zinnemann, dall’omonimo romanzo di Frederick Forsyth. Non si può escludere neanche un omaggio ai villain del film Dick Tracy, ispirato ai personaggi dell’omonima striscia creata da Chester Gould nel 1945.
Nel negozio di specchi vengono omaggiati almeno due dipinti del pittore surrealista belga René Magritte, La riproduzione vietata del 1937 e Il tempo trafitto, 1938.
Le mani terminanti in affilate lame che escono dal letto a pagina 49 ricordano una simile scena presente in Nightmare – Dal profondo della Notte, di Wes Craven, e in particolare l’uccisione di Glen Lantz/Johnny Depp. La creatura che insegue invece la modella Shirley Barrow sembra ricordare i mostruosi essere quadrupedi del film Ghostbusters.