«Abbiamo questo nuovo personaggio in lavorazione per Strange Tales (è solo un riempitivo di cinque pagine chiamato Dr. Strange), lo disegna Steve Dikto. La prima storia non è nulla di che ma magari ne uscirà qualcosa di buono. È stata un’idea di Steve e ho pensato di dargli una possibilità, anche se abbiamo dovuto produrla in fretta». È così che Stan Lee introduceva il personaggio di Stephen Vincent Strange a Jerry Bails, cultore di fumetti e figura importantissima per il fandom statunitense. Quella manciata di pagine – pubblicate su Strange Tales #110 del luglio 1963 – restano uno dei lasciti maggiori di Dikto alla Marvel.
Ora il Dottor Strange (o meglio, Doctor Strange, all’americana) – lo Stregone Supremo dell’Universo Marvel –, è in arrivo al cinema, in un lungometraggio diretto da Scott Derrickson e interpretato da Benedict “Sherlock” Cumberbatch, e per lui le porte della notorietà stanno probabilmente per spalancarsi. Ma tutto ha avuto inizio nei fumetti, e così vogliamo offrirvi una guida al personaggio, attraverso le tappe fondamentali della sua carriera di supereroe.
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L’origine di Dr. Strange, di Stan Lee e Steve Ditko (Strange Tales #115)
Stephen Strange era un brillante quanto arrogante chirurgo che, dopo un incidente automobilistico, si ferì gravemente le mani e divenne impossibilitato a operare. Nel tentativo di cercare una cura, viene a sapere dell’esistenza dell’Antico, un vecchio stregone dell’Himalaya dotato di abilità sovrannaturali. Dopo un iniziale rifiuto, Strange sventa il piano del Barone Mordo, un allievo dell’Antico che stava tentando di uccidere il proprio maestro. Di fronte a questo atto di disinteresse, l’Antico capisce che Strange è cambiato e decide di introdurlo alle arti mistiche.
Dopo aver esordito come riempitivo sul numero 110 di Strange Tales, cinque mesi dopo, nel dicembre 1963, Doctor Strange si guadagnò anche la storia delle proprie origini, come si conviene a ogni supereroe che si rispetti.
Il regno del terribile Dormammu!, di Stan Lee e Steve Ditko (Strange Tales #126-127)
Nel dittico di Strange Tales #126-127, l’Antico convoca Strange dicendogli che Dormammu, entità misteriosa che avevamo già sentito nominare nella storia delle origini, sta per lasciare la dimensione Oscura – il mondo pararellelo in cui regna – per conquistare la Terra. Giocando di antipico, Strange attraversa il confine astrale. Qui incontra una ragazza dai capelli color argento (scopriremo in seguito essere Clea, nipote di Dormammu e futuro interesse amoroso di Strange), che gli mostra i confini del regno, dove sono stati esiliati i Senza Mente, esseri abominevoli dotati di forza bruta e nient’altro. La ragazza viene fatta prigioniera da Dormammu, mentre Strange, ingaggiato il duello con il mostro, appare in difficoltà. Grazie al calo di attenzione di Dormammu, i Senza Mente trovano libertà dal loro esilio e invadono la dimensione Oscura. Dormammu è quindi costretto a un’alleanza con il Nostro, che in cambio ottiene la liberazione della ragazza e la promessa di non invadere la Terra.
Nonostante la trama piuttosto lineare, questa storia fu una delle prime in cui emerse il talento visionario e lisergico di Steve Ditko. E inoltre esordirono personaggi fondamentali per la saga del Dottore, come Dormammu e Clea.
Le origini dei Difensori, di Roy Thomas e Ross Andru (Marvel Feature #1)
Quando non è impegnato nella sua carriera solista, Strange trova perfino il tempo di militare nei Difensori, il suo progetto parallelo insieme a Namor e Hulk (a cui poi si aggiungerà Silver Surfer), in quello che è probabilmente il miglior gruppo di supereroi all-star di sempre.
I Difensori negli anni subiranno rimescolamenti di sorta, ma la storia obbligatoria resta quella delle loro origini, in Marvel Feature #1 (dicembre 1971): Strange viene contattato telepaticamente da un suo vecchio antagonista, Yandroth, il quale, in fin di vita, ha intenzione di distruggere il pianeta con l’Omegatron, un ritrovato di scienze e magia mescolate insieme. Con l’aiuto di Namor e Hulk, che aveva da poco incontrato in un paio di avventure, tenta di sventare il piano di Yandroth. Nel corso dell’avventura, però, lo Stregone Supremo si rende conto di essere stato usato dal vecchio, che voleva attivare il macchinario attraverso l’energia emessa dai tre eroi. Le arti mistiche di Strange salvano la situazione, rallentando il tempo e guadagnandosi la possibilità di salvare il mondo.
Una realtà separata, di Steven Englehart, Gary Friedrich e Frank Brunner (Marvel Premiere #9/10 – 12/14, Dr. Strange vol. 2 #1/2 – 4/5)
Doctor Strange non ebbe subito facile successo tra gli appassionati, soprattutto dopo l’allontanamento di Steve Ditko per dissidi con Stan Lee (anche se al suo posto arrivò un certo Gene Colan). Così la sua serie fu chiusa, e il Dottore iniziò a vagare tra testate antologiche e The Defenders, fino al 1974, quando Steve Englehart e Frank Brunner lo rilanciarono in modo definitivo.
In Una realtà separata, Pugnale d’Argento, il folle mago che ha rapito Clea per convertirla al suo volere, uccide il Dottor Strange. Peccato che questi sia ancora in vita all’interno della sfera di Agamotto, dove si trova a vagabondare tra proiezioni astrali di vecchi nemici, nel tentativo di sconfiggere l’avversario più temibile di tutti, la morte.
Englehart e Brunner si sbizzarrirno con un impianto estetico psichedelico, figlio degli anni Settanta, e contribuirono a plasmare la figura di Strange, tendendola verso quella del vecchio saggio dell’universo Marvel.
La formula di Montesi, di Roger Stern, Gene Colan e Dan Green (Tomb of Dracula #44/45, Doctor Strange vol. 2 #14 – 58/62)
Pur non essendo parte di una vera e propria saga fatta e finita, gli episodi che costituiscono La formula di Montesi possono essere considerati un unico blocco. Con queste storie, Stern inserì il personaggio nei territori più oscuri dell’Universo Marvel (dove lo avremmo poi ritrovato negli anni Novanta, insieme a Ghost Rider e gli altri Figli della Mezzanotte), ponendolo al confronto di Dracula, il signore dei vampiri in persona.
In più, queste storie furono (per la maggior parte) illustrate da Gene Colan, probabilmente il miglior disegnatore di Dracula di tutti i tempi, nonché colui che tra gli anni Sessanta e Settanta contribuì – insieme a Ditko – a delineare graficamente il personaggio di Strange.
Trionfo e tormento, di Roger Stern e Mike Mignola (Dr. Strange and Dr. Doom: Triumph and Torment)
Nel 1989 Roger Stern, che già aveva contribuito al canone di Strange con diverse storie, e un giovanotto della California di nome Mike Mignola danno alle stampe Trionfo e tormento, in cui Strange e Destino si alleano e scendono all’inferno per salvare l’anima della madre di Victor dalle grinfie di Mefisto, che aveva reclamato pegno dopo che il popolo gitano della donna gli aveva chiesto aiuto per trovare un territorio in cui stabilirsi.
Trionfo e tormento, che guarda più a Destino che a Stephen, vira le psichedelie tipiche del Dottore in luoghi gotici e silhouette rocciose che faranno poi la fortuna di Mignola, il quale sta sperimentando con il segno verso una visione sempre più personale. La pubblicazione dell’albo nella collana dei graphic novel Marvel, insieme a quella dell’altro volume coevo, A Shamballa di J.M. DeMatteis e Dan Green, sancirà una sorta di ghettizzazione del personaggio, che nel decennio successivo troverà spazio soltanto in storie e miniserie autoconclusive. Da un certo punto di vista, Trionfo e tormento segna l’inizio di un’era oscura per i fan di Strange.
Buon compleanno, di J.M. Straczynski e John Romita Jr. (Amazing Spider-Man #500)
All’alba del nuovo millennio, la testata dell’Uomo Ragno fu affidata a J. Michael Straczynski che, coadiuvato dai disegni di John Romita Jr., introdusse diversi temi mistici, tra la cui componente totemica legata alle origini dell’Uomo Ragno. Va da sé che lo sceneggiatore trovasse agevole gli interventi sempre più frequenti del Dottore, specie nelle situazioni topiche della serie. In Amazing Spider-Man #500 c’era Strange. E in Soltanto un altro giorno – la controversa saga che pose fine al matrimonio tra Peter e MJ – c’era Strange.
È interessante notare come nei testi di Strac tornasse ripetutamente l’idea che la magia avesse basi scientifiche, da spiegare e rendere plausibili tanto quanto una dimostrazione matematica (e i malcontenti tra Strac e la dirigenza relativi a Soltanto un altro giorno avrebbero riguardato questo punto, che non ci si dovesse tanto prendere la briga, secondo gli editor Marvel, a spiegare la magia). Come il ragno che morse Peter – che tale non era –, per le azioni del quale lo Strange di Straczynski cercava di dare una certa plausibilità.
La comparsata migliore resta quella di Buon compleanno, saga celebrativa vista su Amazing Spider-Man #500 in cui l’Uomo Ragno si scontra con Dormammu, rivive i momenti iconici della propria vita da eroe, intravede il futuro e, poi, come regalo da parte di Strange, ha l’occasione di rincontrare lo zio Ben per un’ultima volta.
Sentry, di Brian Michael Bendis, Paul Jenkins e Steve McNiven (New Avengers #7/10)
Nel 2004 Brian Bendis ottenne le chiavi del regno: i Vendicatori. L’autore distrusse e ricostruì il gruppo, dando vita ai Nuovi Vendicatori. L’arrivo di Bendis non fu ben accolto. Lo scrittore scelse di aggiungere ai Vendicatori supereroi di peso come Wolverine e Spider-Man che avrebbero fatto aumentare le vendite ma che però poco avevano a che spartire con gli Avengers. Strange faceva parte della quota “classicità”.
Bendis prese le lezioni di Englehart (Strange in versione Yoda, reso allo stesso tempo fragile – perché gravato da responsabilità e nemici più forti – e potente, in quanto esponente più abile nel controllo delle arti mistiche) o Peter B. Gillis (nell’uso forzato della magia nera) radicalizzandole: nelle sue mani Strange ricoprì una miriade di ruoli narrativi, trta le altre cose fornendo casa ai Nuovi Vendicatori e combattendo in prima linea. Nella saga Sentry (New Avengers #7-10) scoprimmo che Strange faceva parte degli Illuminati, un gruppo di eminenze grigie che controllavano le sorti del mondo.
Principio e fine, di J.M. Straczynski e Brandon Peterson (Strange #1/6)
Negli anni Duemila, il Nostro tornò – se non proprio protagonista – personaggio di peso dell’universo Marvel. Brian Bendis lo aggiunse ai Nuovi Vendicatori, rendendo comprimario della serie più titillante di quegli anni, l’Uomo Ragno lo vedeva più spesso di zia May e la Marvel si stava muovendo attivamente per adattare le sue storie al grande schermo. Nello stesso periodo, infatti, la Marvel stava mettendo in piedi il proprio studio cinematografico, e i diritti del personaggio furono tra i primi a tornare all’ovile. C’era quindi bisogno di ringalluzzire i fondamentali, di dargli una base da cui i cineasti potessero partire.
La Marvel commissionò a J. Michael Straczynski (con Samm Barnes, una delle sue tante protette) e Brandon Peterson un remake delle origini aggiornato agli anni Duemila. E cos’era c’è di più “anni Duemila” di Matrix? La saga Principio e fine riscrisse le origini di Strange seguendo il modello dei fratelli Wachoski, gli donò un nuovo costume, tolse colore, aggiunse vestiti di pelle e silicone e tentò di normalizzarlo in vista dell’adattamento cinematografico. Pur restando un buon punto di partenza per conoscere lo Strange contemporaneo, la storia, sbagliò su un punto fondamentale: Strange era predestinato a diventare lo Stregone Supremo, eliminando quel processo di crescita e maturità che lo aveva reso un eroe. Fortuna che tutti si dimenticarono di questa storia a breve giro e poco dopo uscì una storia che lo riproietta alle atmosfere classiche, ovvero…
Il giuramento, di Brian K. Vaughan e Marcos Martin (Doctor Strange: The Oath #1/5)
Partendo dallo spunto di Una realtà separata (la miniserie si apre sul corpo morto di Strange, colpito dalla pistola di Hitler, mentre la sua proiezione astrale, ancora intatta, deve indagare sull’identità dell’assassino), Il giuramento ricade nelle tematiche delle narrazioni vaughaniane, quelle in cui il passato si mescola agli elementi del presente, spingendo il tutto in avanti: se da una parte affonda le mani nel canone delle storie di Strange, dall’altra innesta concetti futuribili come la cura per il cancro o snodi narrativi inediti. Passa in rassegna le tappe fondanti del personaggio, ma vi affianca la nuova alleata Linda Carter, l’Infermiera di Notte.
A tratti avventura colorata e ad altri dramma morale (è giusto anteporre i propri bisogni, salvando un proprio caro, a quelli della collettività?), la storia è impreziosita dalla matita ballerina di Marcos Martin. Il giuramento è una delle storie migliori di Strange, ma anche una delle più godibili tra quelle prodotte da Vaughan durante la sua tenuta alla Marvel.
Un mondo bizzarro, di Jason Aaron e Chris Bachalo (Doctor Strange vol. 3 #1/5)
E infine arriviamo al presente. In vista del suo arrivo nei cinema, nel 2015 Strange ottiene la sua prima serie regolare dopo decenni di vagabondaggio editoriale. A battezzare la testata troviamo un team di lusso composto da Jason Aaron e Chris Bachalo, che produce storie leggerissime in termini di continuity. Scrive Evil Monkey: «Il nuovo Dr. Strange è una sorta di commedia soprannaturale. Quindi sembra quasi ovvio reinventarsi il personaggio anche dal punto di vista del disegnatore, arrivando addirittura a disegnarlo in boxer sulla copertina. Sia chiaro, non si parla di un fumetto smaccatamente comico, ma una di quelle commistioni tra classicismo colto e brillantezza tutta post-moderna che pare stiano facendo la fortuna di un sacco di serie basate su personaggi dimenticati dal grande pubblico. Tra dialoghi brillanti e la solita tracotanza grafica di Bachalo pare proprio che il Dottore sia in buone mani».
Si ringrazia Andrea Antonazzo per la collaborazione alla stesura di questo articolo.