A poche ore di treno dall’Italia (appena più di tre da Milano), a Losanna, nel Cantone Vaud – a lingua francese – si tiene uno dei festival di fumetto più interessanti di tutta Europa.
L’edizione di quest’anno si tiene dal 15 al 19 settembre, con mostre e incontri in varie location della città (tra gallerie e negozi), ma soprattutto nella centrale e accogliente Place de la Riponne.
Il BD Fil, forte del bacino di produzioni francofone, conta ogni anno un parco ospiti molto interessante, e mostre ottimamente curate. Per il pubblico – ancor più che per gli addetti ai lavori – è una occasione interessante per godere di quanto di meglio ha da offrire la bande dessinée, evitando le difficoltà che comporta frequentare Angoulême (dove non è semplice prenotare un posto dove alloggiare).
BD Fil offre un’ampia partecipazione di autori francesi (quest’anno contano anche l’italiano Paolo Bacilieri), mostre splendidamente allestite (quella dedicata a Blutch lo scorso anno era memorabile) e una gamma di incontri non troppo ampia, ma di sicuro interesse, oltre a serate divertenti (l’anno scorso un concerto del fumettista e cantautore Jeffrey Lewis e una performance live di disegnatori svizzeri).
Quest’anno sono molte le mostre, tra le quali una retrospettiva su Derib (ospite d’onore e autore del manifesto), il mondo di Hergé, la storia della rivista Strapazin, la psichedelia del “flower power” e molto altro (QUI si possono consultare tutte).
Abbiamo scambiato qualche parola col direttore Dominique Radrizzani, per capire meglio come lavora il festival.
Negli ultimi due anni è cambiata la direzione del festival. Quali sono le novità che avete voluto apportare?
In breve, io ho un passato da storico dell’arte (ex-direttore del Musée Jenisch e curatore di mostre internazionali) che inevitabilmente si riflette sulla programmazione.
Le novità riguardano una coscienza del patrimonio (ma non retrograda), combinata a una curiosità prospettica; la creazione di una rivista annuale, la Revue Bédéphile (di ben 250 pagine), che ho inaugurato l’anno scorso e che già è diventata un riferimento nel settore; e inoltre, un’apertura maggiore sul piano internazionale (alleggerendo sull’asse franco-belga prevalente in precedenza), m’interessano moltissimo i manga per esempio, l’Italia, la Spagna, la Turchia, gli Stati Uniti, ecc.
Ho notato che una certa attenzione per il fumetto italiano comincia a esserci (Paolo Bacilieri ospite quest’anno), è così? Del resto il nostro pubblico è molto vicino.
Questo a che fare con l’idea di superare i limiti di lingua per difendere l’universalità del linguaggio fumettistico. In effetti, tra una decina di paesi, l’Italia partecipa (con Paolo Bacilieri e anche Francesco Cattani) quest’anno al progetto commissionato di realizzare una tavola ispirata a Sogni di un divoratore di crostini di Winsor McCay. Avevo anche invitato (senza successo, purtroppo) anche Vittorio Giardino, che è esperto di McCay… Sono italiano e adoro il fumetto italiano: Guido Crepax, Guido Buzzelli, Magnus, Franco Matticchio, Massimo Mattioli (un genio), Antonio Rubino, Francesco Tullio Altan, Roberto Baldazzini. Ma anche Romano Scarpa… o Walter Molino, Onofrio Bramante… Ero vicino a Hugo Pratt durante il periodo svizzero, a Milo Manara quando, negli anni 80, Rolf Kesselring (della libreria “La Marge” a Losanna) lo pubblicava e lo faceva venire a Losanna. E m’interesso sempre alla scena italiana più attuale: Bacilieri, Vincenzo Filosa, Giacomo Nanni, Manuele Fior, Marino Neri, arrossirebbero se sapessero quanto li stimo.
Con quali criteri lavorate alla selezione e organizzazione delle mostre? L’anno scorso ho notato un’alta qualità nella scelta delle opere e un ottimo allestimento.
Punto ad artisti, soggetti nei quali io credo. Una buona alchimia di “nona arte e di arte nova”. Per l’amministrazione, sono aiutato da perle rare (Sandrine Pralong e Valentine Loup). Per la scenografia, ho assunto l’anno scorso Gazus Gagnebin, un mago preso dal mondo del teatro, con cui ho una stretta collaborazione e che fa dei miracoli. Senza dimenticare le legioni di volontari che sono l’anima stessa del festival.
Il vostro è un ottimo esempio di festival inserito nel tessuto della città. l’italiano BilBOlbul lavora in modo simile, e prima di lui Lucerna. Con quali realtà collaborate?
Angoulême, Bastia o Fumetto sono amici, ciascuno con una identità propria. A Losanna partecipano gallerie e musei. Mi prometto di scoprire prossimamente BilBOlbul.