L’anno scorso DC Comics ha provato a comportarsi in stile Image Comics con l’iniziativa DC YOU, che ha cercato di presentare una gamma di ‘letture alternative’ ai supereroi di stampo classico. L’universo (ri)creato da The New 52 era gravato da un’omogeneità di fondo – soprattutto grafica, con una linea uguale per tutte le testate, nel tentativo di imporre lo stile di casa DC, quello di Jim Lee. Così, partendo dall’esito fortunato di Batgirl, i capoccia DC hanno pensato di espandere l’idea a un parco testate che facesse diventare formulaici gli elementi di Batgirl. Un taglio fighetto per la storia, disegni dalle atmosfere moderatamente hipster. Una versione a fumetti del look Zara, in pratica (metafora suggeritami da una ragazza che sembra saperne; io sono fermo a fighetto=t-shirt Hard Rock Cafè).
Gli editor DC hanno dunque provato a dare un gusto moderno ai personaggi più importanti (We Are Robin, Black Canary) o a introdurre titoli inediti (The Omega Men). E come è andata? Non troppo bene: le vendite sono state una delusione su quasi tutti i fronti. Ma il riscontro della critica è stato buono, persino ottimo in certi casi.
Prez fa parte di quest’ultimo gruppo, ed è in realtà un recupero e un progetto ex-novo allo stesso tempo. Prende le mosse dall’omonima miniserie del 1974, creata da Joe Simon e Jerry Grandenetti come commento sulla cultura giovanile dei baby boomer (i quattro numeri finirono nel dimenticatoio a causa dell’implosione DC di metà anni Settanta), ma poi sviluppa per conto proprio lo spunto, adattandolo al panorama contemporaneo. La premessa: nel 2036, una ragazza diventata famosa per un video in cui si frigge accidentalmente i capelli viene eletta presidente degli Stati Uniti.
Della serie originale, Prez recupera alcuni personaggi, tra cui il protagonista (che però ora è cresciuto e fa il vicepresidente) e il cattivo Boss Smiley (adesso come allora, un misterioso figuro con uno smiley al posto della faccia). Per il resto, lo sceneggiatore quasi esordiente Mark Russell crea da zero un mondo in cui si può votare su Twitter, i soldati sono stati sostituiti da sentinelle robot comandate a distanza, l’influenza felina è il nuovo AIDS (con conseguenza nascita di Wormology, una religione che crede che batteri e virus siano sacri) e le pubblicità invadono ogni aspetto della vita quotidiana. Un po’ Brazil, un po’ Idiocracy, vagamente Black Mirror, tutto un po’ ingentilito.
Una differenza non irrilevante è che, là dove queste serie tv spingevano in avanti le loro visioni, ingigantendo fenomeni che all’epoca erano deflagranti solo in potenza, Prez sembra non riuscire a ‘gonfiare’ qualcosa che ha già raggiunto massa critica. Nulla è spinto all’eccesso, non c’è nulla che sembri esagerato (e che invece tra vent’anni potremmo trovare plausibile). Il futuro del 2036 che immagina Prez è già vecchio. Uno dei personaggi è un industriale à la Elon Musk che ha brevettato un algoritmo di scrittura automatico in grado di produrre sceneggiature da Oscar. Un’idea che oggi è in qualche modo concepibile. Lo stesso dicasi di Sickstarter, il fondo per pagare le spese mediche già incarnato in tante raccolte su GoFundMe, o per le distopiche condizioni di lavoro della Smiley Enterprises, non tanto distanti da quelle in vigore nei magazzini di Amazon. Ancora, la PR che dice al candidato presidenziale di farsi sculacciare con le racchette da ping pong da due youtuber non sembra poi così avanguardistico, anzi: pare la versione un pelo più sgarrupata dei lifting-simpatia a cui si sottopongono figure istituzionali quando compaiono nei late show, dando di gomito allo spettatore dicendo «Ehi, sono simpatico e cool proprio come i tuoi idoli pop». Prez ci dice soltanto che la battuta di cui stiamo ridendo è fatta a spese nostre.
Come da mandato, Prez strizza dunque l’occhio al lettore. Vorrebbe essere un fumetto un po’ figo, rivolto a interpellare coloro che i fumetti di solito non li leggono: disegni energetici, colori patinati, ologrammi e banner. In questo senso, il lavoro del matitista Ben Caldwell (coadiuvato in un episodio da Dominik Stanton) e del colorista Jeremy Lawson è davvero curatissimo, dal design di personaggi e ambienti fino alla direzione delle luci. Sparano i toni fluo quando serve ma hanno anche una mano leggera nei momenti topici, arrivando – in una scena molto buffa – a scomparire del tutto.
Come confezione ci siamo, insomma. Ma è nel contenuto che Prez un po’ si perde. La lettura è piena di argomenti (politica, società, tecnologia, religioni), discorsi, battute e invenzioni, e solo una minima percentuale di esse può dirsi memorabile. Più che mirare con precisione a un bersaglio, Prez scarica caricatori come fossero le munizioni infinite di Lara Croft sperando di centrare almeno uno dei tanti obiettivi appesi al muro.
Naturalmente il discorso potrebbe finire qui se stessimo parlando di un qualsiasi altro editore. Ma il fatto che una azienda editoriale generalista come la DC abbia prodotto Prez è ragguardevole, e per certi versi ne aumenta il valore intrinseco. Perché non si tratta soltanto di uno spostamento d’asse alla Occhio di Falco o Visione (o, per restare in casa, We Are Robin), bensì è un lavoro di worldbuilding insolito. Una creazione di un immaginario – e di stile – che rifugge dai supereroi in calzamaglia, specie gli imborghesiti personaggi DC.
Prez vol. 1
di Mark Russell e Ben Caldwell
RW Lion, 2016
132 pagine a colori, € 12,50