HomeFocusOpinioniTra post-apocalittico e bagordi, le nuove voci Noise Press

Tra post-apocalittico e bagordi, le nuove voci Noise Press

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Innumerevoli possibilità di crowfounding (Kickstarter, Patreon, prevendite e a tempo limitato), abbassamento dei costi di stampa dovuti alle tipografie on-demand, infinti strumenti di marketing messi in mano a ognuno di noi sotto forma di social network, pagamenti da ogni parte del mondo grazie a Paypal, diffusione dei formati digitali.

Sono tante le motivazioni dietro al nuovo fermento delle autoproduzioni, vitali come non si vedeva da anni. I risultati di tale svolta non possono che essere positivi, da qualunque parte della barricata si voglia stare. Per i creativi finalmente c’è la possibilità di misurarsi direttamente con il pubblico senza troppi passaggi intermedi. Forse a bloccare la pubblicazione del tuo libro era proprio la miopia di quell’editor così arcigno nelle sue convinzioni, oppure si trattava semplicemente della tua cronica mancanza di talento. Ora non ci sono più scuse, basta rimboccarsi le maniche e prepararsi ad affrontare la dura realtà. D’altro canto, per noi lettori, visitare le varie self-area delle fiere del fumetto non è mai stato così soddisfacente. Sfido chiunque a infilarsi in quei padiglioni, così colpevolmente ignorati per troppo tempo, e uscirne a mani vuote. Evenienza fino a qualche anno fa tutt’altro che remota.

Sempre più spesso ci si ritrova infatti a spendere belle parole su collettivi di fumettisti e piccoli editori che non avremmo mai potuto scoprire riferendoci solo alla distribuzione generalista. Oggi è il turno della casa editrice Noise Press, già nota per alcuni progetti a più mani e da qualche mese in piena promozione dei primi due volumi della linea editoriale Voice, legata a team creativi più ristretti.

the quest noise

Si parte con The Quest, scritto, disegnato e colorato da Lorenzo Maglianesi. Nonostante si parli di fantasy, pare di essere più dalle parti di un Ronal the Barbarian che di quelle di un ben più serioso – e, diciamolo pure, noioso – Tolkien. Il che si traduce con una buona dose di turpiloquio, personaggi gretti e opportunisti, un minimo di fan service, qualche donnina nuda e tanta violenza.

Sarà per il fatto che la solita tendenza di voler vomitare addosso al lettore tonnellate di citazioni da qualche oscuro gioco di ruolo – come spesso succede con chi si misura con lo sword & sorcery post-moderno – non è pervenuta, oppure per l’innegabile divertimento messo dall’autore, ma il tutto funziona.

L’autore dimostra di avere talento, soprattutto nel disegno. Se gran parte del volume viaggia sulla sufficienza stiracchiata, l’intensa e lunghissima sequenza centrale della rissa merita davvero attenzione. Tra soluzioni grafiche di gran raffinatezza, come l’inaspettata bicromia, e un’improvvisa impennata nella qualità dello storytelling, si tratta di un piccolo gioiello incastonato nell’elsa di una rozza – molto, molto rozza – spada. Che magari non sarà lucente e letale come quella dei maestri, ma rimane comunque in grado di mozzare qualche dito.

Per il resto, la sceneggiatura scorre bene, senza cercare per forza di cose l’ammicco al lettore, riuscendo a strappare senza problemi più di qualche sorriso. Non ci avrei scommesso un soldo, ma se il secondo volume fosse già disponibile ora sarebbe nella mia lista degli acquisti. Se si spendono tante parole per una serie tutto sommato ben poco straordinaria come Skullkickers di Image Comics, non vedo perché non dare una possibilità anche a The Quest.

fairy tales noise press

Viaggia invece su altri binari A Sort of Fairytale, post-apocalittico sospeso tra l’eco-vegeance di fine anni Settanta e le suggestioni videoludiche di The Last of Us. Siamo ancora una razza in pericolo, sia chiaro, ma al posto della desolazione di Mad Max qui la natura si è ripresa tutto ciò che era suo. E con gli interessi.

Premessa non originalissima, qui nobilitata nel finale da una svolta tra Hayao Miyazaki e Fumito Ueda. La pecca più grossa del volume rimangono i dialoghi. Non si pretende di certo la ricercatezza di un Cormac McMcCarthy – si veda l’asciuttezza estrema de La Strada – ma questo non giustifica personaggi incapaci di esprimersi se non cercando emulare quelli dei fumetti di Garth Ennis. Che la serie sia destinata a ben altro è chiaro, soprattutto nel constatare quanta cura abbia riversato la disegnatrice Ludovica Ceregatti nel tratteggiare il personaggio del bigfoot.

Più che le barbarie e il grottesco a ogni costo, il fulcro di tutto pare essere il legame empatico tra la giovanissima Zoe e il grosso coprotagonista peloso. Personaggio graziato da un character design espressivo, capace di imporsi subito come l’elemento più significativo di tutto il volume.

Purtroppo, a differenza di The Quest, in questi lidi ogni leggerezza viene punita duramente. Se in ambiti più scanzonati tutto fa parte del gioco, quando si vuole fare sul serio ogni aspetto va misurato con estrema precisione. Pecca il ricadere in un eccessivo didascalismo da pessimo film tv a sfondo apocalittico.

Le premesse sono comunque buone, e certi pericoli paiono essere fuori dal campo visivo, anche perché tra prologo introduttivo e ritmo non certo travolgente non si ha ancora avuto il tempo di andare abbastanza in profondità. La coppia di autori aveva comunque già saputo dimostrare di avere qualcosa da dire con il webcomic The One Thousand & FirstIl fatto di avere già altri due volumi di A Sort of Fairytale in programma ne rafforza le intenzioni. Pagine che gli autori non faranno certo fatica a riempire, vista la cura certosina con cui hanno immaginato questo nuovo mondo selvaggio. Lo spazio per aggiustare il tiro e migliorarsi c’è tutto, quindi non rimane che aspettare le prossime uscite Noise Press.

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