Siamo entrati nello studio di Leila Marzocchi, autrice di vari libri a fumetti pubblicati in Italia da Coconino Press (Niger, La ballata di Hambone, Dieci elegie per un ossobuco, L’enigma).
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A che progetti stai lavorando attualmente?
Sto concludendo Niger. È un graphic-novel che si sviluppa e snoda in 6 albi (Collana Ignatz di Coconino Press) di 32 pagine l’uno. Lo definirei un “mistery silvestre”. Un giorno, in una casa sull’albero abbandonata, viene trascinato dal vento uno strano essere di forma larvata. Tutti gli abitanti del bosco sono curiosi di seguirne lo sviluppo…
A fine giugno ’16 è uscito Niger #5. In questo momento sto lavorando al 6° e ultimo albo, che uscirà il prossimo autunno.
Che strumenti e tecniche usi per disegnare?
La mia è una tecnica graffiata, quindi disegno con una piccola lama, con cui incido una superficie nera. Il supporto lo preparo io stessa con un foglio di carta da lucido molto spessa su cui stendo della china.
Hai delle abitudini da rispettare prima di metterti al lavoro?
Nessun rito. Vige l’anarchia. In genere devo prendere almeno un cappuccino… ma a volte il foglio ‘chiama’, e mi ci metto direttamente.
Quali sono per te gli autori e le opere di riferimento?
I miei primi autori di riferimento sono quelli del gruppo di Valvoline. Non ho opere di riferimento, perché gli autori che amo fanno cose completamente diverse dalle mie. E.C. Segar, ad esempio. Beto Hernandez, Franco Maticchio. Per gli illustratori Tomi Ungerer e Tove Jansson.
Nello studio tieni un oggetto a cui sei particolarmente affezionata?
Ho molti piccoli oggetti che amo. Ma due piccoli ‘totem’ in particolare, due piccoli oggetti di bronzo: una fanciulla e una pelle di lupo.