*Questo articolo fa parte dello speciale Verso #DylanDog30. Fonti e citazioni del DyD delle “origini”, che una volta al mese propone un’analisi delle fonti e delle citazioni dei primi 12 numeri di Dylan Dog, in attesa del trentesimo anniversario della serie che si festeggerà a settembre 2016.
Già dalla copertina di quest’albo si intuisce il principale riferimento di Sclavi: Michael Myers, l’assassino di Halloween – La notte delle streghe, per la regia, ancora una volta, di John Carpenter. A differenza del film, dove ad essere uccisa è la sorella di Michael, qui è la giovane Leonora Steele l’unica sopravvissuta allo sterminio della propria famiglia per mano di Damien. Entrambi, dopo essere fuggiti dal manicomio, torneranno ad uccidere ancora.
Il personaggio di Leonora Steele omaggia un attrice culto per gli appassionati di cinema horror, quella Barbara Steele che il regista Mario Bava consacrò al genere ne La maschera del demonio. La cecità di Leonora rimanda anche a due personaggi cinematografici: Sarah, interpretata da Mia Farrow nel film Terrore cieco di Richard Fleischer, e Susy Hendrix, interpretata da Audrey Hepburn nel film del 1967 diretto da Terence Young, Gli occhi della notte, che dà il nome a uno dei capitoli dell’albo.
Il killer intorno al quale ruota questa vicenda si chiama Damien, come il piccolo anticristo protagonista del film Il presagio (The Omen, in originale), diretto da Richard Donner del 1976. Harlech, il manicomio in cui viene rinchiuso Damien, è una storpiatura di Arkham, città fittizia inventata da H. P. Lovecraft in cui lo scrittore ambientò molte delle sue storie. Arkham divenne nel 1974, nell’universo fittizio che ruota intorno al personaggio di Batman, il manicomio criminale di Gotham City: l’Arkham Asylum.
La galleria degli altri internati, con i volti quasi lombrosianamente deformati dalla demenza, rimanda a Freaks, di Tod Browining. La fuga di Damien dal manicomio, che si compie grazie ad un armadio scagliato attraverso una finestra, cita l’identica scena della fuga del pellerossa Capo Bromden in Qualcuno volò sul nido del cuculo.
In una delle scene successive, quando è in macchina con il dottor Pierce, Dylan svela che il suo nome deriva dalla passione del padre per il poeta inglese Dylan Thomas, fatto che contrasta con quanto si scoprirà successivamente, nel corso della serie, sulla biografia dell’investigatore. Dylan Dog, infatti, risulterà essere nato nel 1683.
La sequenza del pozzo, con la successiva scoperta delle rovine del castello situate al di sotto della villa, ricorda da vicino molto fumetti d’avventura francesi e americani (ad esempio l’idea di un edificio moderno costruito sopra un altro più antico è presente anche in Zio Paperone e il pozzo dei dollari, di Carl Barks) ma il pozzo in cui rischia di cadere Dylan è un chiaro omaggio alla serie di 16 incisioni di Giovanni Battista Piranesi, denominate Carceri d’invenzione, alle cui labirintiche e vertiginosi prospettive ammicca anche l’opera dell’artista olandese Maurits Cornelis Escher, che diventerà una importantissima fonte d’ispirazione per gli autori di Dylan Dog, nel corso dello sviluppo della serie.
Il colpo di scena finale ruota intorno a Lilith, figlia di Barbara. Il personaggio mitologico di Lilith, di probabile origine mesopotamica, è, nella religione ebraica, la prima moglie di Adamo, ripudiata per il suo rifiuto di sottomettersi al marito. In seguito alla sua cacciata si trasformerà in un demone. Non è ben chiaro perché Sclavi abbia scelto un personaggio così importante e dalle profonde implicazioni – per il suo rifiuto a giacere sotto Adamo fu assunta successivamente come icona femminista, ad esempio – da associare ad un personaggio in realtà del tutto passivo e poco presente.