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Revolushow: l’orgia politica di Falbo e Caligaris

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La diretta tanto attesa sta per prendere corpo: il capo dei capi, dominatore del Bazura Empire, sta per essere intervistato in un’esclusiva televisiva in cui racconterà di chi ha attentato alla sua vita e al suo ruolo di potere. L’eccitazione è tanta ma in questo delirio mediatico qualcosa andrà storto.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: alla coraggiosa Eris Edizioni va dato il merito di aver sposato una linea editoriale ricercata che dichiara strenuamente la necessità di un fumetto controcorrente, estremo, diverso, sperimentale, magari poco digeribile ma sicuramente provocatorio, soprattutto da un punto di vista intellettuale. Così, dopo aver dato alle stampe volumi importanti come Il celestiale Bibendum di Nicolas de Crécy, inaspettati come Mox Nox di Joan Cornellà e Safari Honeymoon di Jesse Jacobs, e in attesa di Dressing di Micheal De Forge (peraltro vincitore del premio come miglior libro al Toronto Comics Art Festival), possiamo goderci Revolushow, opera a quattro mani scritta da Antonio L. Falbo e illustrata da Alessandro Caligaris (QUI una lunga anteprima).

Revolushow

Revolushow è senza ombra di dubbio un fumetto pensato per risultare scomodo e fastidioso. A partire dal tratto di Caligaris (qui totalmente anarchico nel suo estro virtuoso), un bianco e nero in cui il chiaroscuro netto già prelude a una crudeltà e a una spietatezza in cui il politically correct è fatto a pezzi e gettato ai margini dell’etere. Revolushow è un’unica diretta, in cui il simbolo della tv C.C.T.V. (che tanto ricorda la sigla dell’emittente nazionale cinese) è presente in ogni singola tavola, una diretta dove Falbo e Caligaris si divertono a dissacrare con un fine gusto del grottesco tutte le icone ormai idolatrate della società contemporanea. Una società in cui il significato di Internet ha perso il ruolo che potenzialmente avrebbe potuto assumere in termini di rivoluzione generazionale e che, al contrario e paradossalmente, è diventato al tempo stesso barzelletta di se stesso e luogo in cui il populismo più becero ha trovato terreno fertile per diventare movimento politico insensato. Ecco, Revolushow è chiaramente un atto politico che va “in direzione ostinata e contraria”.

Sebbene – in apparenza – l’oggetto critico del volume edito da Eris Edizioni sia il mezzo mediatico (la tv, Internet), il cui senso ha finito per essere distorto e strumentalizzato, è altresì vero che Revolushow si nutre di immaginari altri. C’è la Nona Arte, naturalmente, l’arte in sé e per sé (la cover è una rielaborazione significante de La morte di Marat di Jacques-Louis David), c’è il manga di Buronson e Tetsuo Hara (quelli di Ken il Guerriero, per intenderci), c’è il fumetto underground di Tamburini e Liberatore ma anche quello di Robert Crumb.

Anarchico, controcorrente, disgustoso, antimoralistico, grottesco, allucinante eppure intriso di realtà in cui possiamo riscontrare eventi, fatti, opinioni: Revolushow è innanzitutto questo, una dichiarazione politica non distante, nel significato astratto e finale, da quella de Il Gattopardo, il noto «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». All’insegna dell’hashtag, naturalmente.

Revolushow
di Antonio L. Falbo e Alessandro Caligaris
Eris Edizioni, 2016
200 pagine in bianco e nero, € 17,00

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