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DKIII – The Master Race #4: La lunga attesa

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Dopo due mesi dalla precedente uscita, DKIII – The Master Race è tornato questa settimana nelle fumetterie americane con il quarto albo. Ormai in DC Comics si sono rassegnati e hanno definito in modo certo la scaletta delle prossime uscite, che avranno cadenza bimestrale. Questo influirà ovviamente anche sull’edizione italiana, che ha appena esordito in anteprima a Napoli Comicon e che arriverà presto anche in fumetteria (in doppia edizione) con il titolo di Cavaliere Oscuro III – Razza suprema.

Intanto, se avete perso il filo della trama, QUI trovate i recap delle precedenti uscite.

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Episodio IV:

Ci eravamo lasciati con Lara – figlia di Superman – che si era unita alla setta kryptoniana fuoriuscita da Kandor e si era scagliata contro il proprio padre. Questo albo è dedicato allo scontro tra padre e figlia, che si chiude in modo drammatico, con un bel crescendo.

La storia in realtà sembra quasi porsi in uno stato di transizione, in attesa di una qualche svolta decisiva – e necessaria – nell’immediato, in previsione del finale. Ormai siamo giunti a metà, e la forte decompressione della storia inizia a essere snervante, soprattutto considerando la periodicità bimestrale. Gli elementi sono tutti in scena, ora bisogna iniziare a tirare un po’ le fila, insomma.

Se dello scorso albo avevamo rilevato la sensazione che Andy Kubert si stesse sempre più discostando dal modello milleriano, lo stesso accade questa volta per la sceneggiatura. Pian Piano, anche Brian Azzarello sembra volersi allontanare da ciò che c’è stato prima e raccontare una storia in stile moderno e priva di qualsiasi fastidioso retrogusto nostalgico, nonostante il tentativo di conquista del mondo dei cattivissimi alieni sia per ora un po’ in stile retrò. Dopo tre numeri più corali, inoltre, la storia sembra orientarsi sempre di più verso il solo Batman.

Dall’altra parte, c’è il minicomic allegato – disegnato ancora una volta da Frank Miller – che questa volta porta in scena la nuova Batgirl (con un costume dai colori acidissimi) e Aquaman, ma che soprattutto serve a fornire un approfondimento dell’attuale situazione a Gotham City. La storia è interessante dal punto di vista della tecnica narrativa (come nella tavola che segue e in quella – di forte impatto – con l’ingresso in scena del Re dei Mari), e i disegni di Miller sembrano aver perso un po’ di potenza espressiva rispetto al passato, ma nemmeno così tanto.

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Annotazioni sparse:

– A leggere questo episodio dopo la visione di Batman v Superman, si ha una strana sensazione di déjà-vu: un Batman più anziano, un Superman battibile, una Wonder Woman che si mantiene sullo sfondo in modo distaccato, in attesa di entrare nel vivo dell’azione… gli elementi in comune sono molti, anche se la trama è molto diversa (e per certi versi ricorda più quella di L’uomo d’acciaio).

– A proposito di Wonder Woman, si è tanto discusso della variant cover disegnata da Miller (la trovate più in basso), attaccata dai lettori perché il personaggio ha una posa piuttosto innaturale. In difesa dell’autore sono arrivati alcuni tweet di suoi colleghi, come James Harvey (che l’ha rielaborata, modificandone i colori), David Aja, Cameron Stewart e James Kochalka. E noi ci sentiamo di condividerli: un conto sono le esagerazioni di Rob Liefeld, un altro le licenze stilistiche come sembra essere questa.

La versione postata da Harvey è quella digitale, che presenta uno strano bug all’altezza dei capelli di Wonder Woman. Quella ufficiale è la seguente.

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– Vedendo questa immagine e la posa con cui viene raffigurato il piccolo Jonathan, mi è venuto in mente un parallelo molto evidente, che in realtà era già lì fin dalla prima apparizione di Wonder Woman nel primo albo della serie, ma che proprio non mi era scattato: madre e figlio ricordano molto il Lupo Solitario e il suo Cucciolo, protagonisti di Lone Wolf and Cub, manga di Kazuo Koike e Goseki Kojima molto amato da Miller, che ha realizzato anche le copertine dell’edizione americana.

– Se nel numero precedente avevamo messo in risalto il gesto di gentilezza di Bruce nei confronti di Kelly, questo albo si distingue per la grande affinità emotiva sprigionata dall’interazione tra i due, sia nei dialoghi che nella gestualità.

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