È in uscita il volume I Mondi di Miyazaki. Percorsi filosofici negli universi dell’artista giapponese a cura di Matteo Boscarol per Mimesis Edizioni. Il libro è una raccolta di interventi (Alberto Brodesco, Marcello Ghilardi, Andrea Fontana, Marco Casolino, Luigi Abiusi, Roberto Terrosi e Massimo Soumaré) che approfondiscono svariati aspetti della fondamentale figura che è diventata icona inevitabile dell’intero Studio Ghibli. Tutte le traiettorie tematiche della filmografia miyazakiana sono affrontate con particolare attenzione: ne emerge un quadro completo di uno dei giganti dell’animazione e del cinema contemporaneo. Di seguito proponiamo un estratto del saggio contenuto nel volume e scritto dal nostro collaboratore Andrea Fontana, intitolato Il pacifismo utopico di Miyazaki.
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Se è vero che l’intero corpus filmico di Miyazaki è attraversato da una vibrante passione per il volo, inteso come forma di libertà dall’opprimente peso dell’esistenza, è altrettanto vero che il suo cinema è una personale e originale riflessione sull’inutilità della guerra e sulla necessaria presenza di una pace universale.
Facciamo un passo indietro: Conan è un ragazzo che vive con il nonno in un’isola deserta. Il suo entusiasmo è quello tipico della sua età, non ha confini, tutto è una meraviglia e la speranza nel futuro è profonda. Eppure Conan vive in un mondo post-apocalittico, nel 2028, dopo che le bombe elettromagnetiche hanno distrutto e inabissato buona parte dei continenti. Il nonno di Conan è uno strenuo sostenitore della pace, avendo vissuto gli orrori di una distruzione globale. Tralasciando per un attimo l’utopismo ribelle di Lupin, Conan il ragazzo del futuro (Mirai shōnen Konan, 1978, 26 episodi) è il primo, intimo lavoro di Miyazaki in cui un personaggio diviene icona radicale dell’ideologia del suo creatore. Si tratta del primo titolo, strutturato in una serie liberamente ispirata a The Incredible Tide di Alexander Key, in cui l’autore può finalmente elaborare in chiave del tutto personale i suoi principali nuclei tematici: dall’ambientalismo all’antimilitarismo, dal volo all’amore come chiave per una vita di totale serenità.
Conan il ragazzo del futuro è, in effetti, una riflessione sulla Seconda guerra mondiale, l’orrore dell’atomica, le strutture ideologiche da cui ricominciare. Quello che Miyazaki racconta in forma fantascientifica è il dopoguerra nipponico, Conan e Lana due moderni Adamo ed Eva pronti a ricostruire il mondo in base a nuove prospettive. Una Storia alternativa, un monito, una speranza. Che si tratti di utopica speranza? Miyazaki aveva partecipato alle contestazioni di fine anni Sessanta e credeva in una nuova generazione in grado di imparare dagli errori di chi l’aveva preceduta. Nel raccontare di utopiche visioni futuriste che inneggiano alla pace universale si insinua un’ovvia riflessione nichilista sull’uomo e la scienza.
Tutto il cinema di Miyazaki, anche quando non narra di guerra e di pace, è teso verso una significante dualità che spiega buona parte dei suoi propositi filantropi. Il bene e il male si scontrano e in questa dicotomia si nasconde molto su quanto, per Miyazaki, sia fondamentale l’innocenza dei bambini, il loro rapporto con la Natura: dal discorso pacifista emerge con chiarezza quanto sia necessaria la possibilità per i bambini (che, non dimentichiamolo, iconizzano il futuro) di sognare, di essere ingenui, di intravedere la luce anche quando tutto appare buio. La trasparenza con cui il regista/autore nato a Tokyo propone il proprio ottimismo è indice di quanto il suo cinema voglia assumere il ruolo di catarsi nei confronti di uno spettatore ormai ingrigito dalle vicende quotidiane nazionali e internazionali. Ma l’influsso non è diretto solo all’adulto, anche il singolo bimbo può, per mezzo delle visioni estatiche miyazakiane, cambiare il proprio se stesso e con questo cambiamento, nella più banale forma della filosofia ghandiana, contribuire al cambiamento nel mondo.
Ora facciamo un passo avanti: anno, 2013. Esce nei cinema giapponesi Si alza il vento (Kaze tachinu), ultimo, intenso capolavoro di Miyazaki Hayao, il film che ha richiesto ben cinque anni di lavorazione nonché quello con cui il maestro ha deciso di concludere il proprio percorso artistico. È la storia di Horikoshi Jirō, progettista e inventore del noto Mitsubishi A5M e del successivo Mitsubishi A6M Zero, noto soprattutto per essere diventato lo strumento di morte dei kamikaze durante il secondo conflitto mondiale. Un ingegnere, un pragmatico, un eterno sognatore. Si alza il vento è Miyazaki allo stato puro, contiene tutte le direttive poetiche del suo cinema, ma al tempo stesso se ne allontana, dipingendo un ritratto che diventa icona universale di un pensiero specifico.
Jirō ha un difetto di vista che non gli permette di realizzare il suo sogno: volare nei cieli. Ma il suo desiderio è talmente forte da prendere forma dapprima in una dimensione onirica e, successivamente, anche nella realtà. Miyazaki struttura così il film tramite una dualità che vede da una parte il sogno, un ambiente in cui tutto è possibile (persino incontrarsi con Caproni, l’ingegnere italiano che Jirō stima oltre ogni modo) ma dove l’io si confronta con i propri recessi più reconditi, dall’altra la realtà, in cui la crudezza del dolore, della tristezza, della delusione porta con sé un sapore amaro ma inevitabile. Ma la verità sta nel sogno, poiché superare i propri limiti e sviare le difficoltà con astuzia sono proprio gli strumenti con cui Jirō tenta di raggiungere il personale obiettivo con tutte le forze. La verità, infine, è che nella realizzazione di un sogno “magnifico ma pericoloso” sta il dolore di vedere il proprio lavoro mutato e strumentalizzato per fini militari.
La morte e la tragedia diventano parte integrante della vita di Jirō, che assisterà al dolore più grande: il suo aereo, per cui ha sottratto tempo prezioso con l’amata Nahoko, sarà utilizzato come arma di distruzione dai kamikaze senza alternativa. Nel finale del film un gigantesco cimitero di aerei giace ai piedi di Jirō, mentre l’incontro con Nahoko smorza un poco la tristezza negli occhi del protagonista. Da Conan il ragazzo del futuro a Si alza il vento le convinzioni di Miyazaki sono rimaste le stesse: la pace deve necessariamente trionfare su tutto, poiché da essa dipende l’equilibrio del mondo.