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‘Nick Fury vs S.H.I.E.L.D.’, avventura in stile Marvel [Recensione]

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Gli anni Ottanta, per il fumetto americano, furono caratterizzati da un forte senso della praticità. Pensiamo all’opera supereroistica più famosa del decennio, ovvero Watchmen di Alan Moore e David Gibbons: per quanto fosse un disegnatore raffinato, quest’ultimo non era di certo un virtuoso come John Buscema o Neal Adams, né aveva il forte impatto di un Jim Lee o di un Todd McFarlane. Però garantiva un’ottima qualità media e soprattutto un forte senso della narrazione, fondamentale per un’opera come quella di Moore. Di esempi simili, in Marvel, negli stessi anni, ce ne furono molti, da John Byrne a Frank Miller, passando per Walt Simonson, tutti autori con un tratto ben caratteristico che erano concentrati soprattutto sulla composizione e sull’efficacia dei loro disegni, più che sulla correttezza formale o sulla piacevolezza.

E poi, diversi gradini più in basso, c’era Paul Neary. Britannico, oggi è più noto forse come editor della defunta filiale Marvel UK o come apprezzato inchiostratore (di Bryan Hitch su Ultimates, per esempio), ma negli anni Ottanta si dedicò molto al disegno, realizzando un lungo ciclo di Capitan America scritto da Mark Gruenwald e soprattutto, nel 1988, la miniserie Nick Fury vs. S.H.I.E.L.D., che resta il suo lavoro più importante, sceneggiato da Bob Harras e di recente ristampato da Panini Comics.

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Neary era un disegnatore dal tratto molto legnoso, i cui personaggi erano tutti impegnati in espressioni eccessivamente innaturali e digrignanti, ma che era dotato di uno stile molto pratico e dinamico, adatto alle avventure di azione come questa. A differenza delle sue storie di Capitan America, poi – in cui era stato inchiostrato da Vince Colletta, un veterano delle rifiniture che i fan Marvel ricordano con molto poco piacere, dato che era riuscito a sminuire (si fa per dire) persino i disegni Jack Kirby su Fantastic FourMighty Thor – qui le chine di Kim DeMulder e i colori di Bernie Jaye conferirono più profondità alle sue matite, rendendole più gradevoli nello scorrere delle pagine. Può sembrare paradossale, ma è anche grazie a Neary se Nick Fury vs S.H.I.E.L.D. resta ancora oggi una buona storia di azione, divertente e appassionante.

Questa la trama in breve: Nick Fury – personaggio che nella realtà fittizia della Marvel è in giro fin dalla Seconda guerra mondiale – scopre un misterioso complotto all’interno dello S.H.I.E.L.D., l’agenzia spionistica da lui diretta, e si ritrova in fuga, braccato dai suoi stessi collaboratori e sottoposti. La storia procede poi in maniera corale, tra colpi di scena, cambi di prospettiva, echi delle storie di Jim Steranko e sequenze d’azione che ne animano in modo frequente il ritmo.

Nick Fury vs S.H.I.E.L.D. è una storia che, nelle sue atmosfere cupe, sfiora lo spirito revisionista degli anni Ottanta, con un’intera organizzazione – centrale all’interno dell’universo narrativo Marvel – rimessa in discussione e un eroe alla Frank Miller che viene privato di ogni cosa e si ritrova da solo a lottare contro tutto e tutti. Al tempo stesso, però, la miniserie preannunciava anche alcuni tratti del decennio successivo, per esempio nella prevalenza dell’azione per la definizione della storia stessa e nella predominanza di personaggi che nascondevano misteri fino al midollo (ma, d’altra parte, si trattava di una storia di spie). In ogni caso, la storia era ancora lontana dalla vacua ipercineticità della media dei prodotti Image che avrebbero settato il nuovo standard narrativo. Fatto curioso, questo, se consideriamo che proprio lo sceneggiatore di questa storia, Bob Harras, nelle vesti di editor delle testate degli X-Men, sarebbe stato in parte responsabile dell’allontanamento di Chris Claremont dai personaggi che aveva contribuito a rendere un successo commerciale in favore di disegnatori come Jim Lee, Rob Liefeld e Whilce Portacio, poi tra i fondatori della stessa Image.

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Se il suo lavoro come editor – e poi addirittura come Editor-In-Chief della Casa delle Idee – risulta controverso, Harras è invece stato uno sceneggiatore apprezzato da buona parte dei fan, soprattutto per un lungo ciclo dei Vendicatori della prima metà degli anni Novanta (ricordato come il periodo in cui i membri del gruppo iniziarono a indossare giacche di pelle come uniformi), grazie alla sua predisposizione a scrivere trame solide con buoni colpi di scena e personaggi sfaccettati e accattivanti. E Nick Fury vs S.H.I.E.L.D. – che rappresenta l’apice della sua carriera di sceneggiatore – incarnò al meglio queste sue qualità, visto il modo in cui riuscì a prendere un personaggio secondario e a riportarlo alla ribalta in modo convincente, tra complotti da fantapolitica e azione in stile James Bond, tanto da creare uno standard per molte produzioni successive, a fumetti come cinematografiche, a partire dai film del Marvel Cinematic Universe, che da questa storia hanno preso tanto (basti pensare a Captain America: The Winter Soldier).

Nick Fury vs. S.H.I.E.L.D.
di Bob Harras e Paul Neary

Panini Comics, 2015
288 pagine, 26,00 €

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