HomeRecensioniNovitàLe dieci elegie romantiche e grottesche di Leila Marzocchi e Pinko Zeman

Le dieci elegie romantiche e grottesche di Leila Marzocchi e Pinko Zeman

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Aprire un albo di Leila Marzocchi è sempre come un affrontare un nostalgico viaggio nel tempo. Il suo stile grafico nasce da tecniche analogiche tipiche del secolo scorso; l’espressionismo è una chiara ispirazione sia nei colori e nelle atmosfere, che nella specifica tecnica “graffiata” che richiama l’arte dell’incisione.

In Dieci elegie per un osso buco, l’autrice di L’enigma, Niger e La ballata di Hambone sembra lasciarsi andare più che mai a queste suggestioni lontane (insieme allo scrittore croato Pinko Zeman). I toni scuri delle tavole della Marzocchi illustrano uno scenario surreale – tra espressionismo e dadaismo, tra temi e figure mutuate al primo cinema e teatro dell’assurdo – in una Parigi della Belle Époque, offuscata dalla nebbia della notte e dal fascino di un mito ormai lontano.

Leggi le prime pagine di Dieci elegie per un osso buco

 

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Dieci elegie
segue i passi incerti di una mummia – scappata dal Louvre – che, insieme a un cane parlante, gira incontrando altre figure singolari, nella cornice di un circo, tra donne barbute e ogni tipo di personaggio singolare. Poi l’attenzione si sposta sul resto della grottesca comunità del circo. Il loro è un micromondo dove la normalità è ribaltata, tanto che ogni loro gesto diventa sì parodia del reale ma anche talvolta spunto di riflessione rispetto alle assurdità della nostra normalità. Si tratta solo degli spunti, fortunatamente, che non appesantiscono il racconto, ma forse fin troppo poco accennati (su tutte le scene di rammarico per la nascita di figli “normali”) per considerarli fulcro di un racconto che va avanti con estemporanea teatralità.

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Quello del circo è il mondo dello storico film americano del 1932 Freaks. I personaggi – e i volti stessi – sono quelli del film, che del resto era recitato da veri fenomeni da baraccone. Per quanto breve, la storia è un fitto intrecciarsi di microstorie. Quel mondo in miniatura del circo, appunto, offre digressioni e sguardi sulla vita presente e passata di ogni personaggio. Ognuno dei freak ha la sua da dire, ma poi, dopo qualche pagina di parentesi, si torna sulla figura del protagonista, la mummia Bedo.

In chiusura, quando la mummia racconta le proprie lontane origini, la sua vicenda millenaria si va a congiungere con quella di un mito della letteratura horror grottesca, il Necronomicon (il ‘libro proibito’ immaginato da H.P. Lovecraft) di cui la mummia stessa sarebbe autrice. Il libro si chiude poi in un’appendice di ulteriore flashback, che richiede un cambio di stile grafico, in cui la variegata tecnica della Marzocchi lascia spazio a un bianco e nero pur sempre graffiato (avvicinabile a quello dello svizzero Thomas Ott, che, con una tecnica “grattata” simile a quella della Marzocchi, si serve solo di bianco e nero).

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In appena 70 pagine vissute di corsa dalla mummia, dense di tratti, di vite, di riferimenti (in cui storie e Storia sono la stessa cosa) Zeman e Marzocchi creano un racconto affascinante e senza tempo, in cui il grottesco è spogliato della paura e rimane semplice, spietata grandguignolesca parodia del reale. Diverte – e soprattutto permette una lettura fluida e credibile – il modo in cui ogni riferimento a realtà “altre” riesca sempre a non acquistare le sembianze presuntuose o fredde della citazione. Che si tratti appunto di Freaks, del mitico Necronomicon o di Nosferatu, tutto si amalgama entrando con coerenza in una tradizione dell’orrore tradizionale, di racconto condiviso, mutuato e tramandato.

Dieci elegie per un osso buco
di Pinko Zeman e Leila Marzocchi
Coconino Press, 2016
70 pagine, 18 €

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