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‘Ho conosciuto Magnus’, un documentario sul Raviola inconoscibile

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Durante l’edizione 2015 del festival Bilbolbul, a Bologna, è stato presentato in anteprima nazionale Ho conosciuto Magnus, un documentario realizzato dal regista Paolo “Fiore” Angelini (Paris, Dabar) dedicato al fumettista bolognese scomparso nel 1996, prodotto e realizzato da ABC.

Documentario, film, fumetto sonoro… Ho conosciuto Magnus è tutto questo e forse niente di tutto questo al tempo stesso. Perché in questo lavoro l’importante non sembra essere la forma, quanto la sostanza: la figura del Magnus privato. Inafferrabile, ineffabile, quasi misteriosa, a tratti sconosciuta anche a chi lo conosceva – o credeva di conoscerlo – bene. Un inedito, per il disegnatore bolognese, i cui lavori a fumetti sono stati ormai eviscerati fin dei minimi dettagli negli ultimi decenni, ma che qui è esaminato come persona, più che disegnatore. Un punto di vista interessante, che permette di cogliere nuove sfumature della sua opera, soprattutto dallo Sconosciuto in poi.

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hoconosciutomagnus

Il film – che sarà distribuito nelle sale nel 2016, in occasione del ventennale della morte dell’autore – è un lungo e a tratti piacevole susseguirsi di persone che raccontano Magnus in situazioni quasi da cinema verista (girate sui luoghi cari all’autore), rendendo il tutto sia funzionale che appassionato. Pur avendo i crismi del documentario, quindi, la pellicola ne rifugge non solo i toni didascalici, ma anche buona parte della retorica formale fatta di sottopancia, primi piani, mezzo-busti in stile televisivo. Un approccio da cinema, dunque? In verità no. Forse più una formula ambigua tra factual e docu-fiction, con momenti ruspanti da video amatoriale e qualche guizzo da “documentario d’autore”.

Al progetto hanno partecipato persone care a Magnus, come l’ex moglie Margherita Fantuzzi e i suoi amici più stretti, suoi collaboratori come Giovanni Romanini e Sergio Tisselli ed alcuni esperti esegeti della sua opera come Andrea Plazzi, Giulio Cesare Cuccolini e Luca Baldazzi. Proprio quest’ultimo – curatore della mostra su Magnus in corso a Bologna, presso la sede della Fondazione del Monte – fornisce lo spunto che dà il via alla narrazione, con la sua ricerca del Roberto Raviola uomo, prima ancora che fumettista. E quello che ne viene fuori è quasi un parallelo con il personaggio che forse l’ha più rappresentato, ovvero Unknow, Lo Sconosciuto, sfaccettato protagonista di una serie in formato pocket a metà anni Settanta (edita dal Vascello di Renzo Barbieri) poi ripescato nell’era d’oro delle riviste dei primi anni Ottanta su Orient Express.

sconosciuto

Ho conosciuto Magnus in realtà è costruito su tre “atti”, il primo dedicato al periodo in cui Magnus lavorò su Alan Ford con Max Bunker, il secondo proprio sullo Sconosciuto e il terzo legato alla realizzazione del Texone, seguendo un percorso di unione e separazione che ricorse spesso nella vita dell’autore, fino a culminare con la fase di “distacco dalla realtà” dell’ultimo periodo. Che fu quello forse più tranquillo dal punto di vista emotivo ma anche il più tribolato, per la imperscrutabile ostinazione nel portare avanti per 7 lunghi anni il lavoro su Tex.

Ad alternarsi alle parole delle persone ci sono poi quelle dei personaggi, attraverso una sonorizzazione in stile Supergulp di momenti dei fumetti di Magnus che ben si intrecciano con le vicende personali, secondo un effetto a tratti ben riuscito. Il film, in ogni caso, è tutt’altro che fluido. La fusione di mondi diversi finisce per confondere – soprattutto nell’entrata in scena di personaggi che non vengono presentati né da didascalie, né da dialoghi – e a tratti addirittura spazientire, per la mancanza di una vera struttura formale che fornisca ritmo alla narrazione. Il film dunque resta un’opera amorfa, che dà la forte idea di essere più che altro un esercizio di stile, ma è senza dubbio da prendere in considerazione, per la novità che rappresenta, sia dal punto di vista formale che contenutistico.

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