C’era molta attesa per il ritorno dell’universo del Cavaliere Oscuro di Frank Miller, soprattutto perché DC Comics – che ha già annunciato un quarto capitolo ancor prima dell’esordio di questa miniserie – sembra voler creare la base per un universo narrativo stabile in cui ambientare storie di diverso tipo e con protagonisti diversi. C’è il timore quindi che questa The Master Race, miniserie in 8 parti scritta da Miller insieme a Brian Azzarello e disegnata da Andy Kubert con Klaus Janson, potrebbe alla fine risultare meno compiuta e più di passaggio dei due precedenti capitoli, Il ritorno del Cavaliere Oscuro e Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora.
Episodio I:
La sinossi di questa prima parte è molto semplice: sono passati tre anni dall’ultima apparizione a Gotham City del Cavaliere Oscuro, così, quando questi riappare, ripreso dalla telecamera di uno smartphone mentre pesta un criminale, la polizia fa ripartire subito la caccia all’uomo (ricordiamo che in questo universo narrativo Batman è considerato un fuorilegge ricercato). Fin da subito, però, si intuisce che sotto la maschera di Batman potrebbe non esserci Bruce Wayne, come poi ci rivela anche il bel cliffhanger finale.
Intanto, lungo le pagine di questo primo numero, ritroviamo anche alcuni protagonisti del precedente capitolo, a partire da Wonder Woman che, accompagnata da un neonato che porta in spalla, affronta uno strano essere di carattere mitologico, metà minotauro e metà centauro. Ritroviamo anche Lara, la “Supergirl” nata dalla sua relazione con Superman, mentre, per quanto riguarda l’Uomo d’Acciaio… be’, sicuramente Miller e Azzarello avranno molto da spiegare, nei prossimi episodi.
E c’è pure Carrie Kelly (ex Robin ed ex Catgirl), ovviamente.
Nel minicomic allegato al primo numero – scritto dagli stessi sceneggiatori ma disegnato da Miller con le chine di Janson – rivediamo invece l’Atom (Ray Palmer) di questo universo, in una storia dai ritmi più compassati che ci mostra forse la scena più iconica finora, con il protagonista (di solito rappresentato a dimensioni minuscole), mostrato come un gigante al cospetto degli abitanti di Kandor, la città kryptoniana in bottiglia.
Difficile offrire un giudizio complesso dopo così poche pagine, però qualche annotazione più tecnica si può provare a fare. Il ritmo della narrazione è parecchio decompresso, in linea con le produzioni più moderne, ma la mano del caro vecchio Miller è spesso ben evidente, soprattutto in alcuni dialoghi (per esempio, quando Lara si rivolge a suo padre con un «Why did you let the ants knock you from the sky?»).
Mutuati dai precedenti capitoli ci sono l’uso ripetuto di dialoghi interiori in didascalia e l’onnipresenza soffocante dei mezzi di comunicazione. Ci sono le televisioni, con i loro boxettini che si aprono tra le pagine, ma sembrano più un “richiamo sentimentale” all’opera originaria. Come nei precedenti due capitoli, infatti, la storia vuole offrire un deciso spaccato di contemporaneità. Se nella prima storia i media erano appunto rappresentati dalla televisione e nel secondo dalla larga diffusione di Internet (con una propensione troppo accentuata alla pornografia, forse), qui sono gli smartphone a fare da cornice al contesto, come strumento di comunicazione e di diffusione rapida di contenuti di vario tipo, dal semplice messaggio a una ripresa video.
I disegni di Kubert invece offrono uno sguardo più formale e meno espressionista rispetto a quelli di Miller al mondo del Cavaliere Oscuro, per quanto in alcune tavole la mano di Janson si noti in modo piuttosto evidente, nel suo tentativo di dare continuità (o perlomeno richiamare) alla prima miniserie. Il risultato è comunque piacevole, ma fornisce un effetto opposto a quello di Miller, dato che, anziché provocare, rassicura il lettore, mentre lo accompagna lungo la narrazione, pagina dopo pagina.
Per ora, la prima impressione non è affatto negativa. Abbassando necessariamente le aspettative (fare paragoni con Il ritorno del Cavaliere Oscuro non sarebbe corretto per più di un motivo), ci troviamo davanti a un fumetto ben scritto e ben disegnato, anche se lo stile decompresso della narrazione non ci offre per ora molti contenuti di cui discutere. La dimensione politica, per esempio, che era tra i tratti caratteristici delle due precedenti storie, qui non è nemmeno minimamente accennata. E, soprattutto, ancora non si capisce quale sia la “razza padrona” del titolo della miniserie.
Annotazioni sparse:
– Nei credits sono elencati gli autori di tutte le 55 variant cover di questo albo!
– In Il ritorno del Cavaliere Oscuro, bisogna aspettare pagina 26 del primo numero per vedere il costume di Batman ben chiaro e visibile, in attesa che Bruce Wayne completi il suo complesso percorso psicologico. In Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora, addirittura Batman appare solo nella terzultima pagina, creando una forte aspettativa e dando vita a un ingresso in scena davvero di impatto. Qui, il costume appare già nella prima pagina, segno che forse non è più tempo di giocare troppo con i lettori, ormai abituati a narrazioni più semplici e lineari. A creare un senso di alienazione, però, almeno c’è l’aleggiante mistero su chi ci sia a indossarla, la maschera.
– Tra i protagonisti di questa prima parte c’è il commissario Ellen Yndel, già tra i personaggi del primo capitolo di questa trilogia, quando sostituisce Gordon, andato in pensione. Nel secondo capitolo, invece, il commissario Yndel non appare stranamente mai, ma è citata in un’unica linea di dialogo, in cui vengono annunciate le sue dimissioni. Ora invece la ritroviamo ben salda al suo posto, con una silhouette meno austera che ricorda molto quella del suo illustre predecessore.
– In DK2, Wonder Woman affermava di essere di nuovo incinta di Superman, qui vediamo il probabile frutto di quella affermazione e ritroviamo Lara, prima figlia di Diana e Kal-El, dai poteri kryptoniani ma dall’animo amazzone.
– Contestualmente a Lara, appaiono anche i resti della Fortezza della Solitudine di Superman, che era stata polverizzata da Luthor in DK2.
– Il minicomic su Atom fornisce un curioso parallelo con DK2, che si apriva come questo con una scena di battaglia tra Atom e un mostro gigante, in quel caso un pescione tentacolare, in questo più simile a un dinosauro.
– Questo minicomic si segnala anche per la reunion di Frank Miller e Klaus Janson, collaboratori su Daredevil e il primo Cavaliere Oscuro, i cui rapporti si erano poi incrinati. Subito dopo la pubblicazione di quest’ultimo, Janson dichiarò: «Io e Frank abbiamo avuto un brutto litigio sul Cavaliere Oscuro. Non lavoreremo più insieme; il litigio è stato troppo pesante. Frank non è stato contento del lavoro di inchiostrazione che ho fatto per il terzo numero. Ammetto che non è stato il miglior lavoro che abbia mai fatto, ma neanche la cosa peggiore. Lui voleva che mi tirassi indietro, ma io non ho voluto farlo, perché non pensavo che ce ne fossero le ragioni.» Quando ci sono di mezzo motivazioni economiche, il vecchio detto «mai dire mai» vince sempre.