HomeRecensioniNovitàInfanzia e disobbedienza in La leggenda di Zum, di Olmos e Arnal

Infanzia e disobbedienza in La leggenda di Zum, di Olmos e Arnal

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Il prolifico Roger Olmos lo avevamo incontrato alcuni mesi fa alla fiera del libro per ragazzi di Bologna. L’illustratore spagnolo era da poco uscito con un libro con disegno e soggetto suoi, intitolato Calando, dedicato al delicato tema dell’alzheimer, di cui ci aveva parlato in una intervista (a QUESTO LINK).

A distanza di pochi mesi, Olmos torna in libreria – sempre per Logos Edizioni – con La leggenda di Zum, un volume nel quale illustra i testi dell’affermato scrittore spagnolo per ragazzi Txabi Arnal. Il libro racconta una favola moderna tingendola con i toni intensi della leggenda; una storia che unisce viaggio epico e riflessione sulla nostalgia e sulla crescita. Sulle orme dell’esploratore Don Massimo Testardo, il lettore raggiunge un luogo lontano, offuscato dalle dense nebbie, alle quali Olmos è così abile a dare vita con spessore quasi tangibile.

Il racconto di Arnal è amaro e cupo, per questo la cifra stilistica al limite del dark di Olmos è ideale, con le sue tavole a olio che fondono influenze attinte dalla illustrazione tetra di Mark Ryden ai colori fluidi che, quando si fanno pià vivaci, ricordano gli scenari di Lorenzo Mattotti; e che ai lettori più giovani può ricordare anche lo stile del fumettista messicano (da tempo residente in Svizzera) Tony Sandoval. Un esploratore che vuole rievocare i luoghi dell’infanzia e le azioni di bambini audaci che disobbediscono con consapevole spirito di emancipazione, compongono uno scenario dalla teatralità ricca di messaggio, sezionabile e assimilabile solo grazie a più letture. Siamo di fronte al tipico libro per ragazzi che trova il suo posto ideale tra le mani di un adulto, il quale può goderne a pieno dei significa, e poi condividerlo anche con i più piccoli. Come avevamo visto con Calando, Olmos è molto abile nell’evocare emozioni complesse con illustrazioni tanto suggestive da rivolgersi un pubblico variegato.

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Quello della complessità di racconti espressi in tutto sommato poche illustrazioni è un suo chiodo fisso, ci diceva nella recente intervisa: «Non lo trovo più complicato, e sono particolarmente stimolato dal fatto che ogni volta che prendi in mano questo libro puoi trovare significati e diversi da individuare liberamente nelle immagini. Lo stesso libro per te può voler dire una cosa e per qualcuno un’altra, come per i quadri surrealisti», e La leggenda di Zum ne è l’ennesima dimostrazione.

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