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Gli equinozi dell’esistenza, secondo Cyril Pedrosa

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L’immagine e lo sguardo. Da questi due elementi interconnessi, ciascuno specchio dell’altro, parte il presupposto concettuale de Gli equinozi, l’ultima ambiziosa opera del francese Cyril Pedrosa. Un lavoro che ha richiesto tre anni di lavoro e che testimonia la volontà da parte del suo autore di alzare ancor di più l’asticella delle sue aspirazioni autoriali.

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L’editore Bao Publishing, per conto suo, dimostra quanto intende puntare su di lui dando alle stampe un’edizione identica a quella riservata a Portugal. Il che, per certi versi, pare anche un riflesso dell’importanza di quello che potremmo già considerare tra i lavori più rilevanti di questa annata fumettistica incredibilmente ricca. Un’edizione, si diceva, maestosa, massiccia: un cartonato di grande formato (24×32) che conta più di 330 pagine in cui Pedrosa dà sfoggio delle sue qualità sì di artista, con un virtuosismo inebriante, ma anche di autore completo, sottile, capace di riflessioni profonde che toccano le sfere più delicate dell’esistenza, senza peraltro ostentare supponenza intellettualistica.

Quattro macrocapitoli, quattro stagioni, quattro personaggi principali. Ciascun capitolo fa uso di una tecnica particolare che va a caratterizzare le sensazioni e le atmosfere delle stagioni corrispondenti. Così l’autunno, che apre il volume, ha un acquarello dalle tinte spente; l’inverno è costituito da disegni a matita dalle tonalità ovviamente scure; la primavera è un tripudio di pastelli, dove i colori riemergono con sorprendente vivacità; infine per l’estate Pedrosa adotta una tecnica netta, senza sfumature, dove i colori sono saturati e non ammettono ombrosità alcuna.

Ciascun capitolo ha inoltre una specifica struttura, che si ripete lungo tutto il libro e che ripercorre le storie dei personaggi che sono il fulcro di questa storia ma non la storia, semmai l’ossatura principale. Un giovane ragazzo vive i suoi giorni durante l’alba dell’uomo, quando niente esisteva se non l’essere e il mondo con tutta la sua istintività. Un vecchio vive gli ultimi mesi della sua vita con tanti dubbi e poche certezze, riflettendo su ciò che ha costruito a livello politico e pensando soprattutto alla sua ipotetica erede, l’attuale sottosegretario su cui ha cercato di trasferire i suoi ideali. Un uomo separato e non capito dalla figlia vive il suo nichilismo quotidiano senza trovare speranza nel futuro per sé e per il mondo, almeno fino all’incontro con il fratello prete. Una giovane si aggira per le strade in cerca d’ispirazione per le sue fotografie. Ciascuna foto è una storia, un viaggio.

equinozi-pedrosa-baoGli equinozi si compone di divagazioni mai casuali, e qui sta la grandezza dell’opera di Pedrosa. Sono quattro le storie principali ma, con la scusa narrativa della fotografia, Pedrosa ne approfitta per imboccare nuove strade, nuove vie inaspettate. E qui abbandona il disegno per lasciarsi andare all’illustrazione rigorosamente in bianco-nero-grigio intervallata da veri e propri testi romanzati, che sono i pensieri dei singoli personaggi che sfioriamo, come nella vita di tutti i giorni, senza accorgercene. Ma ciascuno sguardo è una storia, un’esistenza con le sue paure, i suoi dubbi, le felicità, gli entusiasmi che si alternano con troppa facilità. Come nella vita reale. Così, con semplicità disarmante, Gli equinozi non si limita a essere un’opera a fumetti, un graphic novel, ma qualcosa che travalica i confini del genere, le ristrettezze di una categoria per diventare, nel suo abbraccio concettuale e ideologico, assoluto, opera a tutto tondo. Il linguaggio del fumetto si assottiglia, sbiadisce, passa in secondo piano. Pochi hanno saputo intraprendere questa strada effettivamente pericolosa, e per fare un esempio recente penso a Richard McGuire con Qui (Rizzoli Lizard).

Se Portugal era un viaggio intimo sulle proprie origini, una catarsi che vede il protagonista intraprendere un percorso del tutto personale per lenire le ferita di una vita, Gli equinozi è uno sguardo coinvolto sulle dinamiche spesso incomprensibili che costruiscono, tassello dopo tassello, le esistenze. Esistenze che a loro volta tessono il mondo come lo conosciamo. Il che rende questo lavoro qualcosa di decisamente più ambizioso e affascinante. Gli assunti da cui parte somigliano, per importanza, a quelli de Lo scultore di Scott McCloud, ma il risultato, forte anche di uno stile più ammagliante e funzionalmente connesso al discorso, è qualcosa di notevolmente più convincente e riuscito.

Pedrosa mette in scena il “tutto” della vita, e lo struttura con una lucidità impressionante: i sogni, le speranze, le delusioni, la rabbia, la paura, la nostalgia, l’apatia, l’incomprensione, la morte, le emozioni. La vita che scorre e compone lentamente un cerchio il quale, alla fine, si chiude. Passato e presente si toccano, alcuni si avviano al proprio tramonto personale, altri hanno appena visto sorgere la propria alba. La fine e l’inizio, in un perpetuo susseguirsi degli equinozi della nostra esistenza.

Gli equinozi
di Cyril Pedrosa
Bao Publishing, 2015
336 pagine, 33 €

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