Nel 2012, la casa d’aste Heritage organizzò un evento in cui diversi fumetti furono acquistati per un valore ben al di sopra rispetto a quello di mercato. Sub-Mariner #14 fu venduto per tre volte il suo valore, mentre il numero 17 della stessa testata quintuplicò il proprio prezzo. Si potrebbe far notare che è il meccanismo dell’asta a gonfiare i prezzi. Eppure, in quella stessa sessione, un privato spese 200.000 dollari per All Star Comics # 3, un fumetto che la Bibbia dei prezzi Overstreet Comic Book Price Guide valutava tra i 36.500 e i 70.750 dollari, se in buone condizioni.
I tre acquisti riconducono a un compratore poco sgamato e privo di competenze in materia. The Verge ha indagato a fondo sulla vicenda, resocontata di striscio dai giornali, e ha dipinto un affresco dove i fumetti sono al centro di corruzioni, frodi e inganni.
Nel 2004, il newyorchese Anthony Chiofalo abbandonò l’avvocatura per buttarsi in politica. Aveva grinta, mascella e attitudine, ma gli mancava la lungimiranza. Repubblicano, si candidò nel distretto del democratico Bronx e ottenne meno del 30% dei voti. La sconfitta gli bruciò lo spirito come paglia secca: divenne collerico e ostile verso la moglie e si beccò il divorzio e un’ordinanza restrittiva. Lo psichiatra che lo ebbe in cura elencò mancanza di buon giudizio, illusioni di grandiosità e impulsività come tratti caratterizzanti del paziente.
Nel 2007, Chiofalo riallacciò i rapporti con una fidanzata del liceo, la sposò e si trasferì nell’area di Houston. Era un uomo nuovo, aveva perfino trovato un lavoro come legale per un’azienda di costruzioni, la giapponese Tadano. La compagnia aveva un flusso costante di documenti, ma nei mesi seguenti all’assunzione di Chiofalo il flusso si ingigantì. Le uscite di denaro verso la costa est svelarono uno schema truffaldino al cui vertice compariva l’ex-politico. Tra le porchette di Chiofalo figuravano 15.000 dollari in spese legali, il cui beneficiario era il locatore di Chiofalo (in pratica, l’uomo aveva messo in conto alla compagnia sei mesi del proprio affitto) e la parcella del ‘super-avvocato’ Michael Maio, un’identità fittizia creata usando il cognome della madre e i curricula di vari giuristi. Più la Tadano scavava, più la lista dei reati si allungava. Un totale di 9 milioni di dollari che Chiofalo aveva riciclato attraverso conti bancari, pagamenti con prestanome e acquisto di beni.
Dopo aver indagato tramite un investigatore privato, la compagnia scoprì dei trasferimenti alla casa d’aste Heritage e l’esistenza di sette unità in un complesso di depositi. La polizia ottenne il mandato e procedette all’ispezione dei lotti. Nei primi sei, oggetti da collezione di varia natura (Chron cita un accappatoio di Muhammad Ali e una prima edizione del Padrino firmata da Mario Puzo). Poi, nel settimo box, una cinquantina di scatoloni, contenenti fumetti di ogni genere, epoca e valore. Numeri scrausi di Star Wars – due dollari alla meglio – ammucchiati insieme ai primi Detective Comics. Carta da camino accanto a pezzi museali. Dopo un’ispezione accurata, gli investigatori trovarono perfino una copia di Action Comics # 1, il fumetto in cui debuttò Superman e che la scorsa estate è diventato l’oggetto fumettistico più costoso di sempre (tre milioni di dollari e rotti).
Per poter usare i fumetti come prove del riciclaggio, l’investigatore Dustin Deutsch e il suo team passarono in rassegna i 3.600 fumetti contenuti nel box. Alla fine della settimana, una delle scatole, contenente All Star Comics #3 e All Winners# 1, era sparita.
Intanto, a Chicago, Lonnie Blevins girava per gli stand del Wizard World con sottobraccio una pila di fumetti da vendere. In casi simili il rischio di un falso è alto, per questo si ricorre a scansioni o a fotografie per provare l’identità del pezzo. Basta una piega, una fioritura, una ditata o uno strappo microscopico, un dettaglio che lo qualifichi inequivocabilmente. O, l’opzione che va per la maggiore, si ricorre al certificato di garanzia. La Certified Guaranty Company (CGC) è un’azienda che si occupa della valutazione dei fumetti, ne indica eventuali restauri, li fornisce di un codice identificativo e li sigilla in blister trasparenti per mantenere inalterato il grado assegnato. La pratica di piombare l’oggetto in ‘bare di plastica’, come le chiamano alcuni, deriva dalla Numismatic Guaranty Corporation (NGC), azienda che valuta il pregio delle monete e di cui la CGC è una controllata.
Blevins riucì a piazzare All Star Comics #3, una pietra miliare del 1940 che introduceva il primo gruppo di supereroi nella storia dei fumetti, la Justice Society of America. I compratori tentennarono, ma il prezzo che chiedeva Blevins era basso, e in più l’uomo si identificava come un poliziotto, quindi perché non fidarsi? La gente si fidò a tal punto che Blevins terminò la giornata con in tasca 30.000 dollari in contanti e 40.000 in assegni.
Quando i compratori della copia di All Star fecero qualche ricerca incrociata, scoprirono che il loro acquisto era lo stesso che era stato venduto nell’asta di Heritage. Le fioriture erano le stesse, l’unica differenza era che il loro fumetto non aveva la custodia della CGC. Si chiesero se non fossero stati coinvolti in una ricettazione. Peggio: avevano comprato delle prove rubate, perché Blevins era uno dei membri della squadra di Deutsch, e i due avevano fatto dei magheggi per far sparire 150.000 dollari in fumetti, che Blevins aveva poi smerciato durante le fiere estive.
Chiofalo aveva rimosso le custodie a tutti i fumetti per sviare le indagini, sperando che i difetti dei vari numeri non fossero riconducibili proprio a quegli esemplari. Nel dicembre 2012, dopo sei mesi di fuga, Chiofalo si consegnò alle autorità. Nel maggio 2014, il giudice lo condannò a otto anni con la condizionale. Gliene avrebbero dati meno se non si fosse rifiutato di restituire i milioni ancora dispersi. Blevins e Deutsch sono in attesa di giudizio. Dopo l’accusa di intralcio alle indagini, tutte e 125 i casi su cui Deutsch ha lavorato sono in attesa di un riesame.
L’indagine di The Verge si conclude ricordando la storia di All Star Comics #3: gli eroi sono seduti a un tavolo e si raccontano le proprie disavventure. In una di queste, un gruppo di soldati sta trasportando dell’oro governativo, quando viene messo fuori giochi da gangster coi mitra. I cattivi indossano le uniformi dei soldati e proseguono la strada verso il deposito. Le guardie sono lì ad attenderli e «in un’unica, piccola vignetta, guardie e ladri sono ritratti insieme. Vestiti uguali, coi volti privi di definizione, è impossibile distinguerli».