Nel gennaio 1946 Frank Reilly diviene direttore e amministratore del Disney Comic Strip Department, il reparto dello studio Disney di Burbank, California, dove si producono strisce e tavole a fumetti destinate ai quotidiani. La nomina di Reilly porta diverse novità, tra le quali l’introduzione di altre serie che vanno ad aggiungersi alle preesistenti Mickey Mouse, Donald Duck e Uncle Remus and His Tales of Brer Rabbit (Lo Zio Remo e le sue storie di Fratel Coniglietto). La prima di esse è Merry Menagerie (Allegro Serraglio), una vignetta quotidiana che viene distribuita dal King Features Syndicate a partire da lunedì 13 gennaio 1947.
La genesi di Merry Menagerie è abbastanza curiosa. Questa serie, nella quale animali di ogni tipo si scambiano battute ironiche e a tratti sarcastiche, viene ideata da Robert Louis (Bob) Karp (1911-1975), che dal 1938 scrive le gag per il Donald Duck quotidiano e poi anche per quello settimanale, entrambi disegnati da Al Taliaferro. Roy O. Disney, fratello di Walt e responsabile amministrativo della produzione dello studio, vorrebbe che la serie venisse ufficialmente accreditata a Karp, ma Walt si oppone a tale proposta, ritenendo che questo creerebbe un pericoloso precedente. Quando la vignetta viene inaugurata, dunque, il titolo ufficiale è Merry Menagerie by Walt Disney.
La struttura è quella classica dei daily panels americani: in calce al disegno c’è, tra virgolette, la gag del giorno, pronunciata dall’animaletto (o dagli animaletti) di turno. Questi, che si tratti di cani, gatti, uccelli, scimmie, leoni, pesci, canguri, pinguini, istrici, o addirittura di draghi – conservano intatta la loro foggia animale, e nulla hanno del parziale antropomorfismo di Topolino e Paperino. Sono dunque più vicini a Pluto, il cui “pensiero canino” viene spesso traslittera to nel linguaggio degli umani. I loro comportamenti, tuttavia, somigliano molto a quelli degli esseri umani, con i loro tic, le loro idiosincrasie e contraddizioni. Novello Esopo, Karp si serve dunque degli animali, ovvero di caricaturali involucri di foggia animalesca, per irridere i vizi dei suoi simili. Il disegno della vignetta è affidato a Robert (Bob) Grant (1916-1968), artista assai abile che ha già in precedenza dimostrato il suo talento disegnando, tra l’altro, le tavole di Pluto e di Little Hiawatha (Penna Bianca) e l’adattamento di Bambi.
Merry Menagerie rappresenta per molti versi il trionfo grafico di Grant, poiché ogni giorno l’autore californiano tratteggia con grande abilità un animaletto diverso, dandogli l’espressione adatta alla gag che pronuncia. La vignetta, insomma, è una divertente miscela di battute e immagini, che in effetti ottiene un lusinghiero successo, tanto che lo stesso Grant è incaricato di illustrare due volumetti ispirati alla serie, uno da colorare (Merry Menagerie Paint Book) e uno con figurine da ritagliare e incollare (Merry Menagerie Sticker Fun), entrambi pubblicati da Whitman nel 1953.
Purtroppo dall’estate del 1960 Grant ha problemi di salute, cosicché deve periodicamente abbandonare la parte grafica della vignetta. Dal 12 settembre al 24 dicembre 1960 e dal 16 gennaio al 4 febbraio 1961 il grosso del disegno è affidato a Ben De Nunez; dal 20 febbraio all’11 marzo 1961 emerge il tratto di Don Lusk; e dal 22 marzo al 23 settembre 1961 è evidente quello di Chuck Fuson. È curioso notare che in coincidenza di questi periodi, la firma “Walt Disney”, di solito apposta da Bob Grant in calce a ciascuna vignetta, viene invece riprodotta da Floyd Gottfredson o da Manuel Gonzales.
Merry Menagerie termina venerdì 17 marzo 1962, oltre 15 anni dopo il suo inizio. Ancora negli USA, diverse vignette saranno ristampate a colori su otto numeri dell’albo Walt Disney’s Comics and Stories compresi tra il n.310 (luglio 1966) e il n.354 (marzo 1970). In Italia, la serie appare saltuariamente con il titolo Allegro serraglio su Topolino dal n.289 (11 giugno 1961) al n.293 (9 luglio 1961), poi di nuovo come Zoo allegro nelle pagine centrali de Gli Albi di Topolino, dal n.1297 (16 settembre 1979) al n.1326 (6 aprile 1980).
*Articolo di Alberto Becattini, originariamente pubblicato su Fumetto n. 94, edito dall’associazione Anafi.