Cospargendomi il capo di cenere, parlo con ingiustificabile ritardo di un fumetto che potrebbe – foss’anche per il titolo – portare un po’ di refrigerio in questa ancora per poco assolata estate. Il fumetto in questione è Polar. L’uomo venuto dal freddo, pubblicato negli Stati Uniti da Dark Horse e tradotto in un agile cartonato dall’etichetta 9L di Panini Comics.
Victor Santos, spagnolo classe 1977, dopo essersi fatto conoscere in patria con il fantasy Los Reyes elfos, comincia a lavorare in America per DC Comics su Filthy Rich con Brian Azzarello, per poi proseguire su The Mice Templar (Image Comics). Polar, invece, nasce come un webcomic atipicamente muto dedicato alla spia in pensione Black Kaiser. Così come Sin Titulo di Cameron Stewart, Dark Horse nonostante la reperibilità on line del fumetto decide di investire su Santos e di produrre un’edizione cartacea, che si discosta dall’originale. Infatti, per l’occasione, Santos ha provveduto ad inserire dei dialoghi in modo da rendere la narrazione più fluida.
Polar si distingue dalla produzione dell’autore per la scelta ben ponderata (visto anche le scadenze settimanali con cui pubblica sul blog dedicato) di utilizzare uno stile minimalista e diretto, ispirato alle pellicole di Jean Pierre Melville e Seijun Suzuki, ma ponendosi soprattutto come un omaggio e un tributo all’opera di autori come Steranko, Muñoz, Toth e Frank Miller. Sfogliando le pagine scarne e incisive di Santos la mente va subito a quella manciata di storie dedicate a Nick Fury che hanno regalato meritatamente a Steranko un posto nella storia e, banalmente, al Miller hard-boiled di Sin City (sebbene il tratto sia affrettato e involuto come quello del tardo Miller di Holy Terror). Infatti, se le atmosfere riprendono timidamente le idee granitiche di Steranko, l’effetto è ben distante e quasi blando.
Si confronti ad esempio la famosa tavola censurata tratta da Nick Fury, Agent of S.H.I.E.L.D. Vol. 1 #2, in cui l’amplesso è raccontato con un sequenza di close-up che si chiudono su una metaforica immagine che vede protagonista una pistola riposta nella fondina e la tavola a pag.17 del volume Panini. L’omaggio è palese, scontato e forzato. Fin troppo oserei dire. La narrazione comunque conserva una sua solidità soprattutto quando sterza verso l’action pura dove ci sono assonanze più dirette con le sequenze al fulmicotone di Miller e dove la tavola viene spezzata e disintegrata e resta filologicamente identica alla versione web. Qui e là spuntano soluzioni interessanti che potrebbero suggerire che Santos ha dato forse un’occhiata al contemporaneo lavoro di David Aja su Hawkeye. Anche qui, timide vicinanze, suggestioni o flebili eco di una ricerca poderosa e innovatrice.
La vicenza corre velocemente verso il finale con la dovuta dose di colpi di scena, ma senza sorprendere e stordire, come dovrebbe fare un buon action comic. Questa prima stagione rimane sulla superficie delle cose e tocca affastellando citazioni e residui un po’ tutti i cliché del genere. Nel frattempo, Dark Horse ha dato alle stampe anche la seconda stagione, dove le influenze sembrano volgere a Oriente, con riferimenti palesi a quella Lady Snowblood, che di peso è finita tra le influenze del Quentin Tarantino di Kill Bill. Anche qui, i paragoni con l’originale, disegnato dall’immenso Kamimura, possono destare un po’ di imbarazzo nel nostro giovane autore.
Una lettura relativamente piacevole, consigliata agli appassionati o al lettore che voglia dedicare una manciata di minuti a leggere una storia senza troppe pretese. Il formato e la resa grafica delle tavole con i prepotenti chiaroscuro e il rosso stordente che screzia le pagine è il fascino intrinseco di questo volumetto. Attendiamo fiduciosi la prossima stagione, sperando non sia come la seconda di True Detective.
Polar – L’uomo venuto dal freddo
di Vinctor Santos
Panini 9L, 2015
168 pagine, 19,00 €