Una delle principali curiosità legate al Color Tex di questa estate 2015 era la presenza di Roberto Recchioni, alla prima vera prova sul ranger bonelliano dopo l’esordio con una storia breve sul precedente albo di questa stessa serie. In particolare, la curiosità verteva – almeno per quanto riguarda me – su quanto lo sceneggiatore di John Doe, Orfani e Dylan Dog avrebbe saputo e potuto imporre la propria impronta personale su un personaggio così fortemente codificato come Tex. E la risposta è stata di sicuro soddisfacente.
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La strada per Serenity è innanzitutto una storia all action che propone ritmi elevati per tutto il suo svolgimento, a partire dalle prime pagine – in cui Tex viene coinvolto nella vicenda in modo piuttosto singolare, con dei criminali che si presentano alla porta di casa sua. Il ritmo fluido e cadenzato è interrotto solo da pochi passaggi più riflessivi utili a fare il punto della situazione, ma si ha la sensazione che tutto sia sempre in funzione dell’azione. Il risultato – pur con qualche snodo narrativo un po’ forzato – è un albo piacevole, che raggiunge in modo brillante il suo scopo principale: quello di intrattenere il lettore per una buona ora.
L’aspetto più interessante di questa interpretazione sono i dialoghi, che suonano pienamente in linea – mutatis mutandis – con il “canone” definito quasi 70 anni fa da Gian Luigi Bonelli. Qualcosa di assai poco scontato, vista la distanza storica e culturale di Recchioni, e la sua predilezione per una scrittura iper-contemporanea. Tuttavia, a ben vedere, quale altro sceneggiatore, all’interno dell’attuale panorama fumettistico italiano, ha una propensione tanto evidente per testi a effetto e aforistici, in grado di risultare compiuti ed efficaci anche quando estratti e avulsi dal resto della narrazione (e con un certo gusto retrò-citazionista)?
Così il connubio tra personaggio e autore sembra compiersi in maniera naturale, e ci si rende conto di quanto l’osservazione dello sceneggiatore nel corso di una nostra recente intervista – secondo cui Tex avrebbe un’ascendenza in certa narrativa poliziesca americana degli anni Trenta e Quaranta («quando lo osservi meglio e ti accorgi che i suoi veri padri stanno più nella letteratura hard boiled di Mickey Spillane che nel cinema western di John Ford, cominci a capire che è qualcosa di speciale») – appaia quanto mai azzeccata.
Scendendo ulteriormente nel dettaglio, è la prima ventina di pagine a brillare particolarmente. Recchioni riesce infatti a presentare il personaggio di Tex ai lettori “occasionali” senza dilungarsi troppo in chiacchiere inutili e ridondanti per gli appassionati: gli basta infilarlo in una pacata discussione – con i suoi pard prima e con dei criminali poi – per farci capire chi è Tex e cosa rappresenta. Il culmine della sequenza, allora, è nella secca risposta a un bambino che gli chiede di ammazzare gli assassini dei suoi genitori per vendetta: «Farò giustizia! Hai la mia parola!».
A fare da contraltare a un esordiente come Recchioni, ai disegni troviamo invece quello che è ormai un “recente veterano” del personaggio, Pasquale Del Vecchio. Nonostante sul piano della risonanza la sua presenza rischi, accanto a una autodichiarata ‘attention whore’, di figurare come una mera comparsa, la prova di Del Vecchio non va sottovalutata: nel suo approccio naturalista ci sono sostanza e raffinatezza, esaltate nella descrizione dei volti segnati da fatica e sudore e spesso sconvolti dei protagonisti. Ottima è poi l’integrazione del disegnatore con i colori dello studio GFB Comics, che dimostra come la Bonelli abbia ormai preso le misure con la sempre più frequente quadricromia, vista sempre più come un vero valore aggiunto – un pezzo del suo linguaggio fumettistico – e non solo come un semplice ingrediente decorativo, in fondo fine a se stesso, come troppo spesso accaduto in passato.
Il Color Tex – sia in versione invernale “storie brevi” che in quella estiva – continua dunque a caratterizzarsi come spazio per gli sceneggiatori (e a volte anche i disegnatori) in grado di proporre a alcune “variazioni” interessanti e originali sul canone texiano. Dopo una buona storia breve e questo riuscito intervento sulla media misura, però, confesso che ora mi piacerebbe vedere Recchioni alla prova delle oltre 200 pagine di un’avventura più classica. Le storie di Tex sono lunghe corse da “abitare” lentamente: cavalcate da fondista, in cui sarà interessante vedere gareggiare un narratore che finora si è messo in luce essenzialmente come uno scattista.
Color Tex n. 7 ˗ La strada per Serenity
di Roberto Recchioni e Pasquale Del Vecchio
Sergio Bonelli Editore, 2015
160 pagine, 5,50 €