Tex Willer è senza ombra di dubbio uno dei personaggi più longevi e di successo del fumetto italiano. Il merito va riconosciuto alla mai esausta vena creativa di autori che, ancora oggi, sanno attingere all’insegnamento dei due creatori del personaggio, ossia a Gianluigi Bonelli (sceneggiatore e fondatore della casa editrice, che oggi porta il nome del figlio Sergio, a sua volta tra gli sceneggiatori della serie) e del grande disegnatore Aurelio Galleppini, conosciuto con il nome d’arte di Galep.
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PRIMA DI TEX
Gli anni della Seconda Guerra Mondiale sono un periodo cruciale per la storia italiana, anche nel campo dell’editoria a fumetti: Topolino scompare per due anni, dal 1943 al 1945, mentre il Corriere dei Piccoli cambia nome per un anno, diventando Giornale dei Piccoli. Con la pace il settore inizia a rianimarsi, in un Paese diviso e ferito. Alcuni tra gli artisti più validi, come Federico Pedrocchi, non ci sono più, la carta (diventata rara e costosissima) continua a essere un problema e i giovani lettori (e le loro famiglie) hanno pochi soldi da spendere in fumetti. Negli Stati Uniti si stanno diffondendo degli albi a striscia gratuiti detti giveaway, che ospitano due o tre vignette per pagina, disposte orizzontalmente. Questo nuovo formato (32 pagine di 17,3 x 8 cm) viene ripreso in Italia da Mondadori con la collana Albi Tascabili di Topolino, nel gennaio 1948. Ma secondo una suggestiva leggenda la creazione di questo formato è durante un pranzo tra tre editori: Gino Casarotti, Tristano Torelli e Gianluigi Bonelli, scrittore che ha rilevato da qualche anno lo storico giornale Audace e l’ha trasformato in casa editrice grazie alla collaborazione della moglie Tea.
Con la striscia si possono ricavare da un solo foglio-macchina tre albi diversi, con un notevole risparmio sui costi tipografici. Il nuovo formato diventa il preferito dagli editori per la praticità di stampa e per l’impostazione più semplice delle storie.
La prima collana è Il piccolo sceriffo, pubblicato da Torelli dal 30 giugno del 1948. Pochi mesi dopo, il 30 settembre 1948, giunge nelle edicole il primo numero della Collana del Tex, “Il totem misterioso”, 32 pagine destinate a lasciare un segno profondo nella storia del fumetto italiano. La genesi del nostro cowboy è curiosa: Tex arriva nelle edicole in contemporanea con un altro personaggio, un eroe di cappa e spada di nome Occhio Cupo. Il team creativo è il medesimo per entrambi i personaggi: Gianluigi Bonelli ai testi e Aurelio Galleppini ai disegni, che si erano fatti le ossa sui grandi giornali d’anteguerra, come L’Avventuroso, Intrepido, Il Vittorioso e L’Audace.
Le forze migliori sono riservate a Occhio Cupo, pubblicato in grandi albi e venduto a ben 30 lire. A questo personaggio Galep dedica tutta la propria arte, producendosi in spettacolari splash page suggestive e ricche di dettagli. Il destino, però, gioca uno scherzo curioso: Occhio Cupo scompare dalle edicole dopo soli 12 numeri, mentre il suo fratellastro Tex inizia la sua lunghissima cavalcata. Anche se il primato di primo albo a striscia spetta a Topolino, la striscia diventa il formato per eccellenza delle storie western e d’avventura.
IL TOTEM MISTERIOSO
Per i lettori di allora, forse era solo uno dei tanti fumetti che affollavano le edicole del 1948, ma per noi è un tassello fondamentale di storia del fumetto. Si tratta del primo numero della Collana del Tex, intitolato “Il totem misterioso” e uscito il 30 settembre del 1948. Nemmeno gli autori stessi, Bonelli e Galleppini, sembravano crederci troppo.
È cosa nota: Tex avrebbe dovuto fare Killer di cognome, infatti nelle prime strisce non va troppo per il sottile. Però, mentre il lavoro procede, qualcosa cambia e Tex inizia il suo percorso verso la giustizia, che culminerà con il suo ingresso nel corpo dei Ranger.
Nella prima storia Tex, vestito in modo un po’ diverso da oggi, con tanto di guanti e calzamaglia attillata, protegge una giovane indiana dalle mire di un tagliagole in cerca di un favoloso tesoro. Una storia semplice, che ha l’enorme merito di introdurre una leggenda del fumetto: Tex Willer. Nelle ristampe successive il testo viene cambiato e, ad esempio, nella prima striscia, gli “scagnozzi” dello sceriffo diventano, più gentilmente, “uomini”.
STRISCE E RACCOLTE
Tutto nasce da un piccolo albo a striscia, di 17×8 cm, venduto a 15 lire, partito un po’ in sordina e senza troppa convinzione ma che riesce a mantenersi nelle edicole per molti anni. Della Collana del Tex (poi semplicemente Tex), vengono prodotti ben 973 numeri settimanali suddivisi in 36 serie, dal settembre 1948 al giugno del 1967.
Le serie inizialmente non hanno nome, poi assumono denominazioni cariche di suggestione, come Kansas, Pueblo e Drago Nero. Le vendite di Tex si rivelano stabili e consentono di mantenere in vita il personaggio. È un’epoca di grande fermento nelle edicole e i personaggi sopravvivono solo finché gli introiti lo consentono. In una situazione del genere quello di Tex è già un piccolo caso, complice anche il fatto che il western, nel 1948, è ancora un genere poco frequentato in Italia.
I resi vengono poi accorpati nelle cosiddette raccoltine brossurate, contenenti fino a 10 albi a striscia spillati, con nuove copertine di Galep, che abbandona inizialmente matita e china per passare a uno stile più pittorico, salvo poi tornare a un metodo più tradizionale. Delle raccoltine escono 333 numeri suddivisi in tre serie.
ALBI D’ORO
Nel 1952 nasce il primo tentativo di ristampa cronologica delle avventure di Tex. Mentre le strisce continuano imperterrite il loro percorso, le prime avventure vengono rimontate in formato albo, di 17×24 cm, molto simile ai comic book americani ma soprattutto analogo agli Albi d’Oro Mondadori. Per questa serie quindicinale Galep realizza nuove splendide copertine.
Libero delle restrizioni imposte dalle strisce, Galep può sbizzarrirsi con uno stile molto ricco e carico di dettagli, che coglie al meglio gli elementi che compongono la storia. Il cosiddetto “Albo d’oro” di Tex dura fino al 1960, per un totale di 205 uscite suddivise in otto serie. Ogni numero ha 32 pagine e ripropone tre albi a striscia. È qui che nasce la gabbia da tre strisce sovrapposte, che diventerà lo standard del fumetto Bonelli, e del fumetto popolare italiano di genere avventuroso.
TEX GIGANTE PRIMA SERIE
Anche le rese degli “Albi d’oro” diventano la base per una nuova edizione, con copertine in gran parte ricavate dalle precedenti. Galleppini è oberato di lavoro, dovendo continuare a disegnare copertine e storie per le strisce: per questo si decide di lavorare di taglia e cuci, approfittandone per “snellire” la grafica delle copertine, lasciando spazio a grandi campiture colorate che permetteranno agli albi di risaltare maggiormente nelle edicole. A occuparsi di questo lavoro è un non-grafico destinato a grandi cose: Sergio Bonelli. La serie, durata solo 29 numeri, dal 1954 al 1957, è la cosiddetta prima “serie gigante”, la più rara sul mercato collezionistico.
TEX GIGANTE SECONDA SERIE
Nel 1958 si riparte da capo con una nuova ristampa delle strisce, la cosiddetta seconda “serie gigante”, che è poi quella che prosegue ancora la corsa nelle edicole. Anche in questo caso le copertine derivano, almeno all’inizio, dalle copertine degli “Albi d’Oro”. Il cambiamento di rotta viene deciso dallo stesso Bonelli, che convince Galep a tornare a occuparsene con nuove tavole, inizialmente ispirate nello stile alle copertine dei libri pocket statunitensi di genere western e a manifesti e foto di scena del cinema hollywoodiano.
Il sodalizio di copertina tra Galep e Tex proseguirà fino al 1994: l’ultima copertina di Galleppini è la numero 400, realizzata pochissimo tempo prima della scomparsa e uscita nel febbraio del 1994, solo un mese prima della morte, avvenuta il 10 marzo.
*Testo a cura di Luigi F Bona, Luca Bertuzzi e Alberto Brambilla, originariamente pubblicato su La leggenda di Tex. Il West di G.L. Bonelli e A. Galleppini, catalogo della mostra tenutasi nel 2014 presso WoW Spazio Fumetto di Milano, qui editato per l’occasione.